Il «vocabolario» arabo per la maestra scritto dai suoi alunni bilingui

Nella classe multietnica della scuola del Parco Trotter, i bambini di origine egiziana hanno compilato un vademecum per aiutare l’insegnante a comunicare con i compagni appena arrivati dall’Egitto
Il «vocabolario» arabo per la maestra scritto dai suoi alunni bilingui

«Shater», «shocran», «mashi»: la maestra elementare Antonella Meiani, che insegna all’istituto comprensivo Giacosa (conosciuto come la scuola del Parco Trotter) di Milano, sta imparando che queste parole, in arabo, significano rispettivamente «bravo», «grazie», «va bene». Gliele hanno insegnate i suoi alunni, i bimbi di origine egiziana della quinta E, una classe multietnica.

Tre di loro sono appena giunti dall’Egitto, mentre altri due, nati in Italia, sono perfettamente bilingui e, proprio per questo, spesso fanno da interpreti fra i nuovi arrivati e gli insegnanti: sono loro ad avere compilato un vademecum per aiutare la maestra Antonella a comunicare efficacemente con i compagni che parlano, per adesso, solo l’arabo. Un vero e proprio mini vocabolario delle parole più utili, con tanto di pronuncia corretta.

È stata l’insegnante (che tre anni fa ha scritto il libro Tutti i bambini devono essere felici, storia di un maestro e della sua scuola) a raccontarlo in un post su Facebook: «Le mie meraviglie della 5 E mi hanno regalato questo straordinario vademecum e cercano con fatica di insegnarmi anche la pronuncia corretta, in modo che a ogni nuovo arrivo io sia minimamente adeguata. Nell’ordine hanno pensato prima a parole gentili e accoglienti con un “minimo” di matematica poi agli imperativi tipici della professione. Da brevettare. Li adoro».

Nel «vocabolario arabo per la maestra Antonella» sono elencate prima le parole e le espressioni più educate per salutare e avviare un colloquio, come «ciao», «come stai?», «grazie», «va bene», poi le disposizioni che l’insegnante dà solitamente agli alunni, come «colora», «studia», «aspetta». La maestra sta imparando passo passo a usare i vocaboli arabi: «Ora sto cercando di imparare a pronunciare correttamente le prime parole», spiega la maestra a Repubblica, che ha raccontato questa bella storia di integrazione, «e quando dico “mashi”, che vuol dire “va bene”, gli occhi dei miei nuovi bambini si illuminano».

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