MILANO. Tiene la rimonta dell’oro sui mercati finanziari. Durante il mese di ottobre il metallo prezioso è riuscito a tenersi vicino ai massimi raggiunti a settembre (1.522 dollari l’oncia). Oggi le quotazioni si muovevano in area 1.510 dollari l’oncia. La spinta è sostenuta dai timori su un possibile raffreddamento dell’andamento economico a livello globale così come dal persistere di tassi d’interesse bassi. Gli investitori più prudenti acquistano oro per posizionare parte dei propri portafogli lontano da possibili tensioni sui mercati finanziari.

La corsa potrebbe proseguire anche nel corso del prossimo anno. Secondo un’indagine condotta tra oltre 40 analisti da Thomson-Reuters, il prezzo dell’oro potrebbe arrivare a quota 1.600 dollari l’oncia nel corso dei prossimi 12 mesi. In particolare, dall'inizio dell'estate, i prezzi dell'oro sono aumentati in modo significativo. Nonostante gli incrementi, non mancano i rischi.

Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (UBP) segnala che Le posizioni lunghe sull’oro sono a livelli estremi, il che lascia presagire il rischio di una significativa marcia indietro degli investitori, nel caso in cui verranno meno alcuni dei driver fondamentali che influenzano l’andamento dei prezzi del metallo giallo. Per l’esperto: «nelle ultime settimane abbiamo assistito a un calo modesto delle posizioni lunghe nette, ma i livelli restano comunque levati. Gli Etf mostrano una forte raccolta di posizioni in oro e allo stesso tempo si è verificato anche un forte aumento delle posizioni lunghe in oro sul Commodities Exchange Center (Comex). Le attuali posizioni lunghe già ampie suggeriscono che rialzi esplosivi sono improbabili nel breve termine».

In più, «da tener d’occhio è anche l’effetto della politica monetaria della Fed sulla curva dei rendimenti Usa. All’inizio di quest’anno si è verificata un’inversione della curva dei rendimenti Usa a 2-10 anni, segnale  questo dell’avvicinarsi di una potenziale recessione americana. Di conseguenza, i prezzi dell'oro sono aumentati in quanto gli investitori hanno cercato protezione in asset rifugio. A settembre, la Fed ha annunciato che avrebbe ripreso gli acquisti di attività a 60 miliardi di dollari al mese fino a giugno 2020. La Fed punta a far ritornare il proprio bilancio ai livelli precedenti la fine del QE. In particolare, l’Istituto concentrerà i propri acquisti di asset sul tratto iniziale della curva dei rendimenti. Ciò implica che questa potrebbe divenire più ripida rispetto ai livelli attuali e che l'offerta di protezione attraverso l'oro potrebbe diminuire nelle prossime settimane».

Tra gli altri fattori che potranno incidere sui prezzi c’è anche il calo della domanda fisica di oro. La Cina e l'India rappresentano circa il 60% di tutta la domanda fisica di oro, soprattutto per i gioielli. Numerose valute asiatiche si sono recentemente indebolite, in concomitanza con il deprezzamento del Renmimbi offshore (Cnh). La debolezza della valuta regionale ha determinato un aumento importante dei prezzi dell'oro in valuta locale. Il maggior prezzo dell'oro potrebbe però portare a una diminuzione della domanda fisica. Inoltre il contesto inflazionistico generalmente basso nei mercati emergenti darà alle banche centrali locali la possibilità di ridurre i tassi di interesse, il che dovrebbe indebolire ulteriormente le valute nazionali.

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