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Bancari, gli inquadramenti rischiano di far saltare il rinnovo del contratto

Più ottimismo tra le parti ma sarà cruciale l’incontro del 6 novembre. Per i sindacati la proposta di Abi è inaccettabile ma c’è disponibilità a discutere

di Cristina Casadei

Contratto bancari, più tutele per la clientela

3' di lettura

Sulla trattativa per il rinnovo del contratto dei nostri 300mila bancari è calato un certo ottimismo dopo la ristretta di mercoledì 30 ottobre a Palazzo Altieri tra i segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin e il presidente del Casl di Abi, Salvatore Poloni. A sciogliere le riserve e a dire se il negoziato proseguirà, sarà l’incontro in plenaria del 6 novembre.

Come ha spiegato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, a margine dell’incontro del 25 ottobre, «fino all’incontro di novembre siamo in una fase di perlustrazione di tutti gli argomenti. Finita questa fase si deciderà se andare avanti o meno».

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Dalle banche i sindacati si aspettano significative aperture sulla parte economica - hanno chiesto un aumento di 200 euro - e sulle tutele, soprattutto per chi è stato coinvolto in procedimenti giudiziari dopo aver eseguito l’ordine di un superiore. Ritengono, invece, inaccettabile la proposta di Abi sulla riforma degli inquadramenti. Rimane però il fatto che le banche hanno l’esigenza di contenere i quadri direttivi che oggi sono, malcontati, il 40% dei bancari.

La storia degli inquadramenti
L’ultima riforma degli inquadramenti in banca risale a più di 20 anni fa. Era il 1999 quando venne definita la riforma che ha determinato le attuali aree professionali, con le relative classificazioni e ben 13 livelli retributivi. Che questo sistema di classificazione dei bancari sia obsoleto lo sostiene sicuramente Abi.

Anche i sindacati, però, nell’ultimo contratto, siglato nel 2015, accettando la creazione di un’apposita commissione per riformare gli inquadramenti, hanno in qualche modo ammesso che il tema debba essere oggetto di trattativa. I lavori della commissione, però, non hanno portato a nessuna riforma, tant’è che gli inquadramenti delle banche sono rimasti fermi al 1999. Non sarà facile per le parti trovare un accordo su questo tema cruciale.

Abi rompe il ghiaccio
Per questo rinnovo contrattuale Abi ha scelto di rompere il ghiacchio e di fare arrivare ai sindacati una proposta per poter razionalizzare gli attuali 13 livelli retributivi e rispondere alla reale organizzazione delle imprese del settore. La proposta dei banchieri è di creare tre aree inquadramentali denominate area manageriale/professionalità altamente qualificate, area operativa/specialistica e area esecutiva.

Le declaratorie di aree inquadramentali sono definite secondo parametri/criteri di complessità oggettivi, progressivamente crescenti e via via più elevati e coerenti con la nuova organizzazione del lavoro, come il grado di responsabilità, la preparazione professionale, l’autonomia decisionale, la rilevanza dell’attività, le competenze e conoscenze, il coordinamento di risorse, l’estensione territoriale di operatività, la tipologia ed entità di clientela e servizi gestiti e l’esperienza. Il modello proposto da Abi alza l’asticella nel passaggio verso la seconda e la terza area.

Il ruolo del secondo livello
Per i profili professionali, in un quadro caratterizzato da estrema diversificazione dei modelli di business, per le banche risulta complesso individuare i profili in maniera omogenea per definizione e pesatura. Il contratto, quindi, definirà alcuni profili comuni a tutte le aziende, ma poi sarà la contrattazione di secondo livello a stabilirne la coerente applicazione nelle imprese. Su iniziativa dell’azienda e della capogruppo potranno essere definite intese in relazione a nuovi profili professionali, propri di ciascun contesto, non individuati a livello nazionale.

I 6 livelli retributivi
Alle 3 aree inquadramentali corrisponderanno 6 livelli retributivi: nel primo sono inclusi tutti gli esecutivi, nel secondo, terzo e quarto gli operativi/specialistici e infine nel quinto e sesto i manager. Il passaggio da 13 livelli a 6 può determinare significative differenze di stipendio con quanto previsto dal contratto del 2015: queste differenze potranno essere conservate a titolo di integrazione stipendio, non riassorbibile in caso di futuri aumenti.

Lo schema dello stipendio
Il primo livello retributivo viene fissato a 25.834 euro, il secondo a 29.367, il terzo a 30.953, il quarto a 35.319, il quindi a 40.079 e, infine, il sesto a 47.673. Per migliorare l’occupabilità delle persone e il loro sviluppo professionale potranno essere attribuite al lavoratore le mansioni della propria area inquadramentale e dei livelli attigui. Al secondo livello potrà poi essere prevista la valorizzazione di specifici ruoli e incarichi attraverso indennità aggiuntive rispetto allo stipendio previsto per il livello retributivo di riferimento. Tutto molto chiaro, compreso il fatto che, così come è, la proposta può far saltare il negoziato.

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