31 ottobre 2019 - 07:33

I legali della famiglia di Luca Sacchi: «Due testi del delitto mentono»

La disperazione di Alfonso Sacchi, padre della vittima: «Glielo dicevo che non doveva fidarsi di nessuno...». L’autopsia: «Ha tentato di difendersi». Via libera ai funerali

di Fulvio Fiano, Rinaldo Frignani

I legali della famiglia di Luca Sacchi: «Due testi del delitto mentono»
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«Gli dicevo sempre di non fidarsi...» dice Alfonso Sacchi in lacrime, quasi ad alludere a un’amicizia sbagliata o addirittura ai sospetti su qualcuno per il delitto di suo figlio Luca. Circostanze, tempi e dinamiche da chiarire vengono evidenziate anche dai legali della famiglia nella conferenza stampa di ieri: «Un testimone oculare conferma la versione di Anastasiya — dice l’avvocato Paolo Salice — ossia che è stata colpita con la mazza da baseball in metallo nera da uno dei due rapinatori e per questo difesa da Luca, contro il quale ha poi fatto fuoco l’altro ragazzo».

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Sul corpo del giovane lividi sulle braccia

L’intervento del papà ha preceduto di poche ore i risultati dell’autopsia, già in parte noti, cui altri particolari si sono aggiunti: nella colluttazione che ha preceduto lo sparo alla testa, Luca Sacchi tentò di difendersi parandosi il volto con le braccia nel tentativo di schivare alcuni colpi inferti con la mazza da baseball. Sul corpo del giovane sono stati infatti individuati alcuni lividi sulle braccia che sono compatibili con il tentativo di proteggersi il volto dai colpi di mazza. Via libera dunque ora, da parte della procura, ai funerali. Il pm Nadia Plastina ha disposto che nulla osta alla restituzione della salma alla famiglia.

Le incongruenze nelle testimonianze sull’omicidio del personal trainer 24enne di una settimana fa sono uno dei punti sui quali si concentrano le indagini di polizia e carabinieri per ricostruire quanto accaduto nei pressi del John Cabot pub all’Appio Latino. L’avvocato Salice, affiancato dalla collega Armida Decina, risponde in conferenza stampa a una domanda sull’attendibilità o meno della fidanzata 25enne della vittima: «Qualche ombra c’è ma è sbagliato crocifiggerla. Contraddizioni sono emerse dalle dichiarazioni di altri ragazzi, Piromalli e Rispoli. Qualcuno sta mentendo, ma quando uno è garantista non può esserlo solo quando è imputato.

Valerio Rispoli e Simone Piromalli sono gli emissari mandati da Valerio Del Grosso, uno dei due killer, a verificare la fattibilità dell’affare che poi lui stesso, con il complice Paolo Pirino, farà saltare con la rapina dello zaino pieno di soldi anziché consegnare la marijuana come pattuito. Sono loro che riferiscono di aver visto le «due mazzette da 20 e 50 euro» nello zaino di Anastasiya. Rispoli dice anche di aver incontrato in via Latina già alle 21.30, l’altro uomo chiave della vicenda, «l’amico intimo» di Luca Sacchi, Giovanni Princi (che riconosce in foto). Princi ha precedenti per droga e sarebbe lui uno dei quattro coinvolti nella trattativa per la marijuana. Rispoli riferisce anche che Del Grosso parla con Princi, anche se poi quest’ultimo si trova all’interno del pub, con lo stesso Rispoli e Piromalli, al momento dello sparo.

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La stessa versione viene fornita da Piromalli, il quale specifica che Anastasiya era una delle quattro persone interessate all’acquisto di erba insieme a Princi e allo stesso Sacchi. Piromalli conferma anche che lui, Rispoli e Princi erano all’interno del John Cabot quando hanno udito lo sparo e le grida della ragazza: «Data la dinamica dei fatti io e Rispoli intuivamo che qualcosa era andato storto nella compravendita dello stupefacente». Possibile che non sappiano niente di più?

Va detto che Rispoli e Piromalli sono ancora sul posto quando sono arrivati i carabinieri, mentre Princi si allontana dalla zona appena capisce che cosa è successo. «Con lui ha frequentato il liceo classico, poi come spesso succede si erano persi di vista. Aveva ripreso a frequentarlo da cinque o sei mesi per la comune passione delle moto. Me ne aveva anche parlato, ma qui a casa non si è mai visto», spiega il padre della vittima a proposito di Princi, rispondendo a una domanda sulle possibili amicizie sbagliate del figlio.

Le indagini della squadra mobile e del Nucleo investigativo, coordinate dal pm Nadia Plastina proseguono intano con l’esame dei tabulati telefonici per capire a quando risalgono i primi contatti tra la comitiva di Anastasiya e Luca e i pusher di San Basilio. «Ho cancellato dal mio telefono tutte le chiamate e i messaggi con Del Grosso per paura di eventuali conseguenze», dice ancora Piromalli. È possibile che altri abbiano fatto lo stesso. Ma gli inquirenti stanno provando a risalire alle coperture di cui oramai certamente hanno goduto i due assassini. Che hanno la disponibilità economica per affittare un’auto per 10 giorni e cambiarla in pochi minuti quando la riconsegnano incidentata la mattina dopo l’incidente e che soprattutto hanno a disposizione un revolver calibro 38 che non hanno finora fatto ritrovare a differenza della mazza da baseball e dallo zaino di Anastasiya, quasi per voler proteggere qualcuno. Lo stesso al quale potrebbero aver consegnato i soldi della rapina.

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