MILANO. La prima segnalazione dell’avaria del giunto risale all’agosto del 2017. E «in questi casi l’intervento di sostituzione deve avvenire al massimo nel giro di una settimana», spiega Marco Napoli, a capo del Noif della polizia ferroviaria. Un intervento che dura al massimo tre ore e che in genere viene effettuato di notte quando il traffico ferroviario non è così intenso. Eppure, a distanza di cinque mesi nessun intervento era stato fatto, se non l’artigianale aggiunta di un pezzo di legno per tamponare la situazione. Non è bastato. Il giunto si è rotto e il 25 gennaio 2018 il deragliamento del treno a Pioltello ha causato la morte di tre donne (a bordo della terza carrozza del treno diretto alla stazione Milano Garibaldi, che si staccata e ripiegata attorno a un palo) e il ferimento di 102 passeggeri.

La ricostruzione in 3D dell'incidente ferroviario di Pioltello

Nell’ «enorme lavoro di ricostruzione anche in 3D dell’incidente, che ha permesso di ottenere il massimo del rigore scientifico - sottolinea il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che ha coordinato le indagini con i pm leonardo Lesti e Maura Ripamonti - la valutazione di nessun elemento è stata lasciata al caso». Il risultato è un avviso di conclusione indagini che accusa l’intera catena di comando di Rete Ferroviaria Italiana, a partire dall’ad Maurizio Gentile, di una serie di condotte omissive che hanno portato al deragliamento. Gli indagati sono accusati a vario titolo di disastro ferroviario, lesioni e omicidio colposi. E di una serie di violazioni di normative sul lavoro e sulla sicurezza. Tra loro, in base alla legge sulla responsabilità amministrativa, figura anche Rfi, la società che gestisce l’infrastruttura. Per l’accusa avrebbe tratto, da tutte le omissioni che hanno portato al deragliamento, «un vantaggio consistito nel risparmio derivante dalla mancata tempestiva attività di manutenzione« dell'infrastruttura «e dalla mancata tempestiva adozione dei dispositivi di sicurezza e di strumenti ed attrezzature idonei ad impedire l'evento«. 

Ma figurano anche due ex vertici dell'Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie, l'allora direttore Amedeo Gargiulo e un suo vice Giovanni Caruso, per non aver mai fatto “ispezioni e indagini” sulla tratta. La procura ha invece stralciato la posizione di Trenord e di due suoi manager: per loro a breve chiederà l’archiviazione.

I commenti dei lettori