Savoia corsari e re del Madagascar: dieci scoop dagli archivi di Torino e di Cagliari

In un libro di Luigi Grassia avventure coloniali, principini scambiati in culla, omicidi col veleno e roghi di streghe: storie vere ma misconosciute, con la dinastia protagonista

Savoia corsari e re del Madagascar: dieci scoop dagli archivi di Torino e di Cagliari

Nessuna delle informazioni che citiamo adesso è una fake news, nessuna deriva da siti internet improbabili, tutte sono regolarmente pubblicate (magari con poco rilievo o in note a piè di pagina) in libri di storici accademici, però alzi la mano chi le ha mai lette o sentite: vascelli corsari inglesi schiumavano il Mediterraneo con la bandiera dei Savoia per razziare schiavi in Nord Africa da rivendere in Sardegna; i pirati del Madagascar, che in realtà erano americani di New York, Boston e Filadelfia, offrirono a un re savoiardo la corona della loro isola africana, in cambio di una patente di corsa sabauda che li proteggesse dall’impiccagione in caso di cattura; un Savoia si insediò a Cipro come re 400 anni prima che la sua famiglia cingesse la corona d’Italia, e con la spada in pugno governò l’isola per un anno, finché non ne fu espulso da un esercito di mercenari arabi; Vittorio Emanuele II, re d’Italia, ma anche (in teoria) di Cipro, di Gerusalemme e d’Armenia, provò a organizzare una crociata pan-europea in Oriente alla conquista di Costantinopoli, e le altre potenze furono sul punto di seguirlo; un esponente di casa Savoia divenne papa o antipapa (nessuno è in grado di sbrogliare la matassa neanche oggi) in un periodo di scismi in cui diversi pontefici si lanciavano ana-temi l’un contro l’altro; certi Savoia, anche di primissimo piano, subirono il fascino della Massoneria quando questa era allo zenit della sua potenza e della sua influenza storica; fra le mura di casa Savoia un uomo fu condannato per stregoneria a tempo ampiamente scaduto, quando già in Europa albeggiava l’epoca dei Lumi, eppure quel processo si concluse con la tortura e l’esecuzione capitale per squartamento, come nel più buio dei Secoli Bui; di alcuni dei Savoia si sospetta che siano stati uccisi col veleno, in perfetto stile Borgia; e per concludere con l’ammazzacaffè, un principino di casa Savoia potrebbe essere stato sostituito in culla con un altro bambino, desti-nato in seguito a diventare re.
Ripetiamo. Nessuna di quelle appena elencate è liquidabile come una fake news, neanche l’unica veramente controversa, cioè quella del principino sostituito in culla: la voce che re Vittorio Emanuele II fosse figlio di un macellaio fiorentino anziché di Carlo Alberto è stata avvalorata da Massimo d’Azeglio, se ne sono occupati Denis Mack Smith e altri storici, e per quanti sforzi facciano i devoti di casa Savoia, questa ipotesi non si lascia esorcizzare con un’alzata di spalle e un “vade retro”; bisogna discuterne. Esistono pagine della storia della dinastia di cui finora si è parla-to troppo poco perché il pubblico possa dirsene davvero informato, anche solo per un verdetto del tipo “io non ci credo” con cognizione di causa; oltretutto, potrebbero risultare proprio queste le parti più curiose e più interessanti della storia dei Savoia. Ne tratteremo noi, facendo sempre riferimento, come certificato di garanzia, a fonti edite e riprese dalla storiografia regolare. Quando necessario, citeremo anche direttamente alcuni documenti degli Archivi di Stato di Torino e di Cagliari, a loro volta aperti e consultabili. Perché a volte i segreti si nascondono proprio là dove tutti li possono vedere.

(…)
Ci siamo accorti che molti degli episodi relativi ai Savoia e sottovalutati dagli storici e dal pubblico hanno subìto questa sorte perché la mancanza di analisi del contorno li ha degradati all’apparenza di mere bizzarrie; invece, collocandoli in un quadro più vasto recuperano tutto il rilievo che meritano. Quindi non meravigliatevi se il presente testo tratterà argomenti collaterali, da punti di vista che di solito non trovano posto in una storia dei Savoia. Ad esempio l’invito a Vittorio Amedeo a farsi re del Madagascar e dei suoi pirati rimarrebbe sterile, una stramberia senza significato, se non si ricostruisse la vicenda dell’estensore della proposta, cioè un conte normanno già in missione per la Danimarca tra i filibustieri del Madagascar, poi riscopritore dell’antico Egitto con due generazioni di anticipo sulla spedizione di Napoleone, e infine volontario con Eugenio di Savoia nella guerra contro i turchi. Perciò ci siamo impegnati a far luce su questo individuo, latore a Vittorio Amedeo di un progetto strategico ben congegnato, un personaggio notevole ma misterioso, praticamente sconosciuto anche fra gli storici accademici: su di lui in tutto il mondo è stata scritta una sola, vecchia e quasi introvabile biografia, per di più disponibile esclusivamente in lingua danese, che abbiamo scovato e fatto tradurre ad hoc; come se non bastasse, si tratta di una biografia molto lacunosa, che non cita (fra altre manchevolezze) l’approccio con re Vittorio Amedeo; e questo è ottimo, così ci è rimasto qualcosa da aggiungere.


 

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