Spettacoli

(afp)

Oscar alla carriera a Lina Wertmüller: "Premio maschilista, perché non lo chiamiamo Anna?"

La regista di 'Pasqualino Settebellezze' e 'Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto', 91 anni, ha ricevuto a Los Angeles il premio dell'Academy dalle mani di Jane Campion e Greta Gerwig

2 minuti di lettura
LOS ANGELES - "Cominciamo dal fatto che già questo Oscar è una cosa molto maschile, perché non facciamo un Oscar femminile, e lo chiamiamo Anna?", ha esordito Lina Wertmüller nel ricevere il premio alla carriera, 42 anni dopo aver segnato la storia del cinema diventando la prima donna a venir candidata alla statuetta per la miglior regia.

Oscar alla carriera, la provocazione di Lina Wertmüller: "Basta nomi da maschio, chiamiamolo Anna"


Si era capito fin dall'inzio che sarebbe stata lei la vera star della serata, ai Governors' Awards, consegnati nella Ray Dolby Ballroom di Los Angeles, quando, al primo annuncio del suo nome, il pubblico era esploso in un coro, "Lina, Lina, Lina". Il suo Oscar è arrivato per ultimo, dopo quelli alla carriera per David Lynch e Wes Studi, il primo indiano americano a ricevere la statuetta, e dopo il premio umanitario Jean Hersholt a Geena Davis per il suo lavoro per l'eguaglianza di genere.


Quando Sophia Loren è salita sul palco per introdurre Wertmüller, la serata ha avuto una svolta elettrizzante. "Lina, sono venuta per te, per abbracciarti e per baciarti perché era tanto tempo che non ti vedevo, e stai benissimo, brava, brava", ha detto Loren in italiano. Poi, in inglese: "Il primo film che abbiamo fatto insieme è stato un po' più di 40 anni fa, ma gli aggettivi per descrivere Lina sono gli stessi: piena di passione, giocherellona, onesta e brillante. Quando la incontri capisci immediatamente che sei alla presenza di un incredibile talento ma anche di una donna indimenticabile, un'artista che ha fatto storia essendo se stessa".

Lina Wertmüller, travolta da uno splendido destino - L'intervista


Sono seguite clip dedicate a Wertmüller con commenti, fra gli altri, di Quentin Tarantino, Sophia Coppola e Jodie Foster, spezzoni del film Dietro gli occhiali bianchi di Valerio Ruiz- E poi la consegna della statuetta da parte di due delle sole cinque donne fino a oggi candidate agli Oscar, Jane Campion e Greta Gerwig. "Il cinema di Lina Wertmüller per me è il cinema della seduzione", ha detto Gerwig, "da quando ho visto Travolti e ne sono stata travolta... film epici e universali, è una regista femminista ma il suo femminismo non serve ideologie, è sempre interessata a spezzare le regole, il suo femminismo è malizioso e giocoso, ho un'enorme  ammirazione per lei come donna e regista." Jane Campion, subito dopo, aveva l'incarico di parlare delle donne registe nella storia dell'Academy: "È una storia molto corta, più un haiku. Cinque donne, un Oscar; ma per gli uomini è un'altra storia". E, lei che l'Oscar l'ha vinto per Lezioni di piano, comincia a contare: 60, 70, 80, fino ad arrivare al numero 350, e 70 Oscar. "La prima e unica volta in cui le persone hanno vera eguaglianza è alla nascita, poi basta. E come combattere secoli di discriminazione. Nel cinema si è cominciato con Lina".

(reuters)

Salita sul palco, sempre accompagnata dalla figlia Maria Zulina e dal fidanzato della figlia, Wertmüller non ha perso l'occasione per dire la sua sull'argomento. "Ci dovrebbe essere un'oscarina, già di per sé questo Oscar è maschilista, bisognerebbe cambiargli il nome in Anna", dice in italiano. E subito comincia a criticare il colore viola del vestito di Isabella Rossellini, che le si era rapidamente avvicinata per tradurre le sue parole. "La prossima volta che Isabella viene vestita di viola, io la spoglio," ha detto fra le risate di tutto il pubblico. E ha continuato, "dedico l'Oscar a mio marito Enrico, a mia figlia Maria Zulina, che mi è venuta molto bene. E ringrazio l'America. L'America è una cosa seria, noi siamo un piccolo stivaletto, questo è un continente, non c'è proporzione, così ringrazio l'America, tutti coloro che hanno amato i miei film, che sono tutti come miei figli. Ci vuole molta pazienza e molta passione. E ora vi saluto, ma dovete gridare tutti insieme: vogliamo un Oscar che si chiami Anna".