24 ottobre 2019 - 23:19

Russiagate, ecco la lettera: Barr chiese a Conte verifiche sugli agenti Fbi

E Fox News rivela: l’Italia ha consegnato prove a Washington

di Fiorenza Sarzanini

Russiagate, ecco la lettera: Barr chiese a Conte verifiche sugli agenti Fbi
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ROMA — «Verificare il ruolo svolto da personale Usa in servizio in Italia senza voler mettere in discussione l’operato delle autorità italiane e l’eccellente collaborazione»: eccola la richiesta presentata nel giugno scorso dal ministro della Giustizia William Barr a palazzo Chigi sul Russiagate. La lettera, datata 17 giugno, è stata inoltrata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte dall’ambasciatore a Washington Armando Varricchio. Non c’è stato alcun passaggio attraverso la Farnesina, il canale è stato diretto e il premier ha autorizzato ai colloqui il capo del Dis Gennaro Vecchione.

«Raccolte prove»

«Non abbiamo fornito alcuna informazione riservata», ha ribadito Conte di fronte al Copasir. Ma dagli Stati Uniti arriva una diversa versione. Ad accreditarla è Fox News, televisione ritenuta vicina al presidente Donald Trump: «Durante una delle due visite effettuate a Roma, il 15 agosto e il 27 settembre, per incontrare i vertici dell’intelligence italiana, Barr e il procuratore John Durham hanno raccolto nuove prove per la loro contro-inchiesta sul Russiagate. Poi hanno deciso di ampliare il raggio della loro inchiesta sulle origini dell’indagine Fbi del 2016 sulle collusioni con la Russia». Quanto basta per comprendere come la vicenda non sia affatto conclusa e che il rapporto finale di Barr — che potrebbe essere pubblicato entro qualche settimana — potrebbe riservare nuove e clamorose sorprese.

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L’agente Fbi

Al centro dell’attenzione degli Stati Uniti c’era in particolar modo un agente dell’Fbi che nel 2016 lavorava nella capitale. Durante i colloqui Barr avrebbe chiesto di conoscere i suoi contatti con l’intelligence italiana ma anche verifiche su eventuali rapporti con Joseph Mifsud, il professore che rivelò per primo allo staff di Trump l’esistenza di mail compromettenti di Hillary Clinton in possesso dei russi. Fu proprio l’Fbi a indagare sui contatti tra Trump e i russi durante la campagna per le presidenziali del 2016. E dunque Mifsud — questo è il sospetto di Barr - potrebbe essere stato la loro «talpa» per screditare Trump.

Il doppio incontro

«Abbiamo svolto verifiche ma non abbiamo trovato nulla», ha sostenuto Conte. Barr dice il contrario e ora si dovrà accertare che cosa sia accaduto tra il 17 giugno e il 27 settembre. Anche tenendo conto che il canale tra Varricchio e il premier è stato di «massima riservatezza» che coinvolge subito anche Vecchione. E sarà lui, adesso a dover riferire al Copasir che tipo di verifiche abbia svolto, a chi le abbia affidate e con quale risultato. Il suo primo incontro con Barr avviene a ferragosto.Un faccia a faccia che però non esaurisce i contatti. Subito dopo Vecchione chiede ulteriori verifiche alle due agenzie di intelligence: l’Aise diretta da Luciano Carta e l’Aisi guidata da Mario Parente. In almeno due occasioni i tre direttori affrontano l’argomento con Conte. Poi, tutti insieme, ricevono Barr e Dhuram nella sede del Dis. È il 27 settembre scorso. Adesso dovranno riferire al Copasir quali informazioni abbiano consegnato agli Stati Uniti. Consapevoli che la loro versione sarà poi confrontata con quella del «rapporto Barr».

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