INVIATO A STRASBURGO. «È incredibile. Ci occupiamo di salvare le bestie, ma non gli esseri umani. Ieri abbiamo deciso di difendere le api, oggi abbiamo deciso di non salvare gli esseri umani». Uscendo dall’Aula di Strasburgo, Pietro Bartolo non trattiene la sua amarezza. Il medico di Lampedusa, eletto eurodeputato nelle liste del Pd, è estremamente deluso per il voto del Parlamento europeo: l’emiciclo ha bocciato una risoluzione che, tra le altre cose, proponeva di potenziare le attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo e chiedeva ai governi di aprire i porti alle navi delle Ong. Il blocco composto da destre, sovranisti e Ppe è riuscito a respingere il testo per due soli voti (290 i contrari, 288 i favorevoli, 36 astensioni). Contrari gli eurodeputati di Fratelli d'Italia e di Forza Italia. A favore i liberali, socialdemocratici, Verdi e la Sinistra. Decisivi, ancora una volta, gli eurodeputati del Movimento Cinque Stelle: si sono astenuti. “Questa è una vittoria della Lega” esulta Matteo Salvini.

Divisi i due partiti di governo in Italia (Pd e M5S) e divisi anche i gruppi che fanno parte della maggioranza a sostegno di Ursula von der Leyen: il risultato è che il Parlamento europeo non è riuscito ad approvare una posizione comune sul tema dei salvataggi. Il che mostra un netto cambiamento negli equilibri politici dell’Eurocamera su questo tema rispetto alla scorsa legislatura: se nel vecchio Parlamento erano prevalse posizioni più “progressiste” (la riforma del regolamento di Dublino era stata approvata a larga maggioranza), questa volta sono i conservatori e i sovranisti a esultare. «La bocciatura rappresenta un chiaro segnale di cambiamento - spiega la leghista Luisa Regimenti -. Ottimo lavoro del centrodestra che quando si unisce vince e fa vincere l’Italia».

«È grave girarsi dall’altra parte di fronte al dramma del Mediterraneo” commenta Pierfrancesco Majorino, eurodeputato del Pd, commentando la bocciatura del testo in cui era stato inserito un invito a “evacuare rapidamente i centri di detenzione in Libia e a trasferire i migranti, anche nell’Ue”. Il Movimento Cinque Stelle non ha sostenuto la risoluzione, astenendosi. Laura Ferrara motiva così la scelta: «Avevamo presentato degli emendamenti che restituivano concretezza e ambizione a un testo altrimenti vago e polarizzato. Questi emendamenti non hanno trovato il sostegno della maggioranza, da qui la nostra astensione».

Gli emendamenti targati M5S erano tre. Il primo inseriva nel testo la richiesta di un meccanismo di ricollocazione permanente e obbligatorio per gli arrivi via mare, ma non è a questo che Ferrara si riferisce, visto che è stato approvato e dunque era stato incluso nella risoluzione finale. Un altro aggiungeva un passaggio non determinante sui corridoi umanitari, mentre un terzo metteva un paletto alla questione dei porti aperti. Nel testo presentato dal M5S si chiedeva in sostanza di subordinare l’apertura dei porti al rispetto delle convenzioni nazionali e ad «altre norme applicabili». Quali sono queste altre norme applicabili? Le leggi nazionali, per esempio, come il decreto Salvini.

La formulazione era ambigua e aveva dato luogo a interpretazioni differenti. E questo ha mandato un po’ in allarme il Pd, che aveva promesso ai Cinque Stelle il sostegno sull’emendamento, ma si è interrogato fino all’ultimo sul suo reale significato. Alla fine però il voto su quell’emendamento non c’è stato perché subito prima l’Aula ne aveva approvato uno analogo, presentato dai liberali. Ma decisamente più aperturista. C’era scritto che i governi devono «mantenere i loro porti aperti alle navi, comprese le navi delle Ong, che hanno effettuato operazioni di salvataggio e intendono far sbarcare i passeggeri». Ossia: porti aperti alle navi Ong senza alcuna condizione.

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