11 settembre 2019 - 21:27

Fine vita, la legge che manca.
La Cei: l’eutanasia resti reato

Il Parlamento ha tempo fino al 24 settembre, poi potrebbe intervenire la Consulta per depenalizzare l’aiuto al suicidio. La Corte Costituzionale ha fissato il termine dopo gli sviluppi del caso di Fabiano Antoniani, dj Fabo

di Alessandro Trocino

Fine vita, la legge che manca. La Cei: l'eutanasia resti reato
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Da quando, nell’ottobre 2018, la Corte Costituzionale ha invitato il Parlamento a legiferare sul fine vita, tutto è cambiato. C’è un nuovo governo, una nuova maggioranza che vede all’opposizione la Lega, sulla quale faceva affidamento la Chiesa, e a Palazzo Chigi due partiti — Pd e 5 Stelle — che pur con sensibilità diverse sono favorevoli a una depenalizzazione dell’aiuto al suicidio o quantomeno a un intervento che lo distingua dall’istigazione al suicidio, fattispecie alla quale ora è equiparato.

Il termine

Ma i tempi sono strettissimi. Se il Parlamento non interviene entro il 24 settembre, la Consulta potrebbe decidere di depenalizzare il reato di aiuto al suicidio. La Consulta ha fissato questo termine, sulla scorta di un’eccezione sollevata nel processo a carico di Marco Cappato sul caso di Fabiano Antoniani, dj Fabo. Per questo è partito un conto alla rovescia.
Ieri la Cei ha organizzato un evento contro l’eutanasia, nel corso del quale il presidente, Gualtiero Bassetti, ha invitato il Parlamento a legiferare «per evitare che la Consulta smantelli il reato di aiuto al suicidio». Il cardinale non si limita a chiedere l’avvio dell’iter, «per indurre la Corte a concedere un tempo supplementare», ma suggerisce anche una soluzione: «La via più percorribile sarebbe un’attenuazione e differenziazione delle sanzioni dell’aiuto al suicidio, nel caso in cui ad agire siano i familiari o coloro che si prendono cura del paziente». La presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, ha inviato un messaggio, letto nel corso dell’evento della Cei, nel quale chiede che le istituzioni diano un quadro normativo dopo una «approfondita valutazione» svolta con «senso di responsabilità». Per la Casellati le risposte ai cittadini devono poggiare non «sull’emozione» ma «sui valori di centralità dell’individuo».

I vescovi

Il Pd ha una maggioranza renziana in Parlamento. L’unico disegno di legge presentato in Senato è firmato dal capogruppo Andrea Marcucci e propone un’attenuazione delle pene, in linea con la proposta della Cei e anche con una passata della Lega. La speranza dei vescovi è che si crei un asse nelle componenti cattoliche, a partire dal Quirinale, passando attraverso il premier Giuseppe Conte e arrivando fino alle componenti cattoliche del Pd che fanno capo a Renzi e Franceschini e a quelle del Movimento che si rispecchiano nelle posizioni di Luigi Di Maio. Eppure, è difficile che il Parlamento riesca a sventare l’intervento della Consulta. Una legge morbida, come quella a firma Marcucci, potrebbe non bastare alla Corte. La proposta M5S è a firma Matteo Mantero ed è molto radicale. Chiede la depenalizzazione ed è in scia con l’associazione Luca Coscioni. Che ha depositato sei anni fa la proposta di legge di iniziativa popolare «Eutanasia legale» e che si appresta a scendere in piazza il 19 settembre, con un evento ricco di personalità. Leu, con il ministro Roberto Speranza, è a favore dell’eutanasia. Così come la dem Monica Cirinnà, che si appresta a depositare una sua proposta. Perché «siamo un Paese laico, non mi piacciono le interferenze del Vaticano. Dobbiamo smetterla con il cerchiobottismo».

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