5 agosto 2019 - 22:50

Dybala il problema: Manchester è lontana, alla Juve non c'è più posto

I bianconeri avevano deciso di cederlo e lui ha sofferto la scelta del club. Lunedì è tornato finalmente ad allenarsi e i tifosi lo hanno accolto con affetto

di Massimiliano Nerozzi , @MaxNerozzi

Dybala il problema: Manchester è lontana, alla Juve non c'è più posto
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Più che un giocatore alla quinta stagione con la Juve, pareva un colpo di mercato Paulo Dybala quando, poco dopo le undici del mattino, s’è presentato al J-Medical per le visite. Dopo quattro giorni passati in casa, tra telefonate e lacrime (una volta saputo di essere in vendita), ha avuto quel che cercava: un bagno di folla e, soprattutto, di bambini con la sua maglia, che l’aspettavano da ore e che gli chiedevano di restare alla Juve. La Jeep nera della casa, avvolta da circa 200 tifosi, l’ha portato quasi dentro l’ingresso a vetri poiché, come mai era successo con i big bianconeri, al suo arrivo non era stato allertato il servizio d’ordine e allestita la consueta fila di transenne. Il club non aveva neppure avvertito la polizia, che difatti s’è lamentata, quando due agenti della Digos si sono trovati davanti la folla, senza transenne appunto, quelle che evitano di far finire qualcuno sotto le ruote e che facilitano la sosta dei giocatori, per autografi e selfie con i tifosi. Ci saranno all’uscita, le une e gli altri, dopo il check-up medico. In fondo, come tutte le trattative di mercato, questa è anche una storia di messaggi e parole, come quelle che l’altro ieri Dybala aveva scambiato con la società e, ieri pomeriggio, con Maurizio Sarri, in occasione del primo allenamento. Ma, con l’allenatore, l’argentino ha giusto fatto quattro chiacchiere, e quindi restano le indicazioni della Juve: ti vogliamo vendere.

Per questo, il boss dell’area tecnica bianconera, Fabio Paratici, è ancora a Londra e farà un altro tentativo con il Manchester United, anche se l’affare s’è complicato: per il tempo che la Premier può ancora dedicare allo shopping (due giorni) e per quegli «oneri accessori» che sempre vanno pagati per sigillare le trattative. E in questo caso, ballano robuste commissioni, oltre a una sorta di buona uscita, tra stipendi del prossimo biennio e grane per i diritti di immagine. Sul tavolo sono finiti anche i nomi di Lukaku da una parte, di Mandzukic e Matuidi dall’altra, ma il problema resta ovviamente il sì di Dybala. Con il quale, dopo le prime dolci parole di Sarri (a luglio), il club è stato chiaro: il piano A è quello di giocare con il 4-3-3, con un centravanti vero più che un falso nueve, e quindi senza troppo spazio per il diez. Oltre che una scelta tecnica — Sarri ben conosce pure il 4-3-1-2 — l’eventuale vendita di Dybala segue logiche finanziarie: del resto, ormai da anni, la Juve ha nelle plusvalenze, cioè nel trading di giocatori, un elemento strutturale del suo libro mastro, con il quale far crescere il fatturato. E la Joya potrebbe avere un colpo mancino anche nel ramo ricavi: a bilancio pesa per 16,7 milioni di euro, il che, in caso di cessione, vorrebbe dire una plus-valenza formato famiglia, in linea con quella che fu incassata per Pogba (72,6 milioni). Un altro finito allo United.

Dybala, l’ha ripetuto più volte, vuole restare alla Juve, ma s’è fatto un’idea di quel che potrebbe essere il futuro, tanto da scherzare con un amico: «Mi devi aiutare con il trasloco». Ha pure sentito i consigli di ex compagni, con telefonate ad Evra (gli ha consigliato Manchester) e Marchisio, uno made in Juve che da un doloroso addio c’è passato appena un anno fa. Saltasse definitivamente lo United, l’altra opzione sarebbe il Psg, visto che Leonardo già s’è informato con un colpo di telefono. Sempre che da Parigi parta Neymar. Altrimenti, come extrema ratio, resterebbe lo scambio con Icardi, uno che la Juve segue da un anno e che prenderebbe al volo: ma non così.

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