Il potere del décolleté

Simbolo di maternità, seduzione, provocazione (anche culturale) ha influenzato decisioni storiche, ispirato tendenze di stile, decretato il successo di icone dello star system. Primo piano sul culto del seno femminile

Esibito, vezzeggiato, ammirato. Ma anche rifiutato, nascosto, plasmato. Il seno, simbolo di identità femminile per antonomasia, gode da sempre di un vero e proprio culto. Nell’inconscio collettivo è l’emblema che evoca la nostalgia della madre, nell’ipotalamo maschile è un simbolo sessuale privilegiato, nell’immaginario femminile evoca la preoccupazione per la sua apparenza e la sua salute.
Chiamato così su derivazione latina della parola “sinus” (conca, curva) – che indicava la piega trasversale allo sterno nella toga indossata all’epoca dell’amor cortese – ha avuto un ruolo determinante anche su eventi di portata storica.
Floride scollature vicine ai potenti hanno influito sulle vicende politiche di importanti nazioni (un caso fra tutti, quello di Agnés Sorel, favorita di Re Carlo VII che sedusse il re, seppur già sposato, grazie al suo vistoso e provocante décolleté e che con la sua decisione di farsi ritrarre in posa di Vergine che allatta, nel 1563 indusse la Chiesa del Concilio di Trento a proibire da quel momento in poi la nudità nelle immagini religiose); altri generosi décolleté hanno decretato il successo di donne celebri e fatto, contemporaneamente, la fortuna di molti assicuratori! È il caso di Maria Louise Ciccone, in arte Madonna: la popstar ha inaugurato la moda dei “décolleté milionari”, assicurando il suo per 2 milioni di dollari.
Più dispendiosa la polizza dell’italiana Monica Bellucci, la cui scollatura naturale pare essere stata assicurata per circa 5 milioni di dollari. La medesima cifra accettata anche dall’attrice Jennifer Love Hewitt, coppa 36C, che ha commentato la decisione su Usa Today “D‘altronde il décolleté, mi ha fatto guadagnare ben di più…!“.

L’ultimo “caso”, in ordine di tempo, è quello di Susan Sarandon sul red carpet di Cannes 2016. Nonostante la soglia dei 70 anni, l’attrice ha messo in mostra un inossidabile sex appeal sfoggiando un audacissimo e provocatorio décolleté quale emblema di libertà femminile, al fine di dissociarsi da quello stereotipo che vorrebbe donne “di una certa età” esteticamente censurate!

Uno sguardo ludico e malizioso sul seno è invece quello poggiato da Caroline Pochon e Allan Rothschild nel loro saggio francese dal titolo Le culte des seins. All’interno delle 264 pagine arricchite da immagini, i due autori hanno esplorato il rapporto con il seno attraverso la storia e nella sua doppia natura tra maternità e sessualità.
Pochon e Rothschild passano in rassegna figure storiche e archetipiche come Cybele, detta anche Diana o Artemide di Efeso, madre degli dei e personaggio dai molti seni, Agnès Sorel e Gabrielle d’Estrées, procaci favorite dei Re di Francia, le Hetaïres greche, le geishe giapponesi, le tuwaifs mongole, le veneri degli harem dell’impero ottomano fino alle celebri pin-up, con Jane Russel in testa, che negli anni Cinquanta portano il mito del seno alla sua massima espressione. Tutte donne accomunate da doti artistiche e culturali non indifferenti e soprattutto da una bellezza avvalorata da seni “importanti”, che hanno rappresentato un forte simbolo di attrazione sessuale maschile.
Ancora oggi, l’immagine della donna sexy e provocante non prescinde quasi mai dall’esibizione di un vistoso décolleté. E non importa quanto “felliniano” esso sia al naturale, poiché la rivoluzione estetica del primo reggiseno push up ha offerto anche alle taglie mini il loro meritato momento di gloria.

Non sempre l’esibizione del seno e il suo potere seduttivo hanno però ottenuto approvazione e unanimi consensi. A cominciare dalla stessa Hollywood, che nel 1930, con l’introduzione del codice Hays - le linee guida che regolano la produzione dei film – attivò una censura che limitava in modo drastico la presenza di seni e nudità sul grande schermo (anche il personaggio di Betty Boop finì nelle maglie della censura e il suo autore fu obbligato a sacrificare il décolleté dell’iconico personaggio cartoon a favore di abiti più castigati).
Un Production Code che Hollywood tentò tuttavia di aggirare in ogni modo possibile e che soltanto nel 1967 fu sostituito dal più moderno MPAA film-rating system, sottoposto ancora oggi a continui “aggiustamenti”. Come le interpretazioni a seno nudo di attrici del calibro di Nicole Kidman (Eye Wide Shut), Angelina Jolie (Fox Fire), Scarlett Johansson (Under the skin), Katie Holmes (The Gift), Kate Winslet (Titanic), Anne Hathaway (I segreti di Brokeback Mountain) e Dakota Johnson (50 sfumature di Grigio) hanno audacemente dimostrato.

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