Quelli colorati da una parte, i marroni da un’altra. Ad arrovellarsi, nel cercare una linea di spartiacque all’interno della carriera di Matthew McConaughey, finisce che il pensiero caschi ad una sera d’estate. Una afosa, con il bosco alle spalle e una ruota panoramica, cesellata di minuscole lucine. Matthew McConaughey, allora, portava il viso sbarbato e occhiali ovali, dalla montatura sottile. I capelli erano ricci, erano tanti, erano biondi e nell’aria non si respirava alcun profumo d’Oscar.
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L’attore sedeva, con il maglione blue e un’orripilante t-shirt bianca a profilarne lo scollo, accanto a Jennifer Lopez. Divideva, minuziosamente, gli M&M’s. Quelli colorati da una parte, i marroni da un’altra. Doveva essere sano. Più sano, perché il cioccolato, asseriva, è già marrone e di coloranti non ha bisogno.
Quanta verità ci fosse nelle parole di Steve, il timido pediatra cui la Mary di Jennifer Lopez avrebbe dovuto organizzare il matrimonio, non si è mai saputo. Ma quella sua bizzarra divisione delle caramelle buone e delle caramelle cattive si è scolpita nell’immaginario collettivo nell’anno 2001, quando Primo o poi mi sposo ha fatto capolino nelle sale. Matthew McConaughey, allora, era un attore come tanti: belloccio, intrigante quel che basta da poter presenziare in qualche commedia romantica. Aveva un bel sorriso, un bel corpo. Aveva il physique du rôle. E, dietro, vi nascondeva la capacità di non essere dimenticato.
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Il texano, cui People nel 2005 ha affibbiato il titolo di uomo più sexy del pianeta, nascondeva un fascino magnetico, martellante. Un fascino che, insieme alla sua massima sugli M&M’s, preludio del successo che sarebbe venuto, non ha lasciato appassire. A partire dal 2010, McConaughey ha rifiutato le particine disimpegnate, i ruoli da macho. Non ha lavorato. Non ha fatto film. Non ha preso ingaggi e non si è piegato alla Hollywood delle etichette, dove un bel viso difficilmente fa il paio con un grande interprete. È stato fermo. E così avrebbe potuto continuare ad essere. Ma, nel 2011, la ruota ha ripreso a girare e Matthew McConaughey è tornato al cinema, in vesti rinnovate.
Da The Lincoln Lawyer all’Oscar con Dallas Buyers Club, sono trascorsi due anni. E Matthew McConaughey, nei due anni di cui sopra, ha cambiato forma, aspetto. Ha cambiato i capelli e il fisico, ha modificato il proprio accento per tornarsene, leccato e viscido, in The Wolf of Wall Street. Era il 2013, allora, e di ruoli, ciascuno con le proprie «forme», se ne sono susseguite a iosa, dentro e fuori il cinema. L’ultimo, che in sala arriverà il 18 luglio, è Serenity – L’Isola dell’Inganno, film nel quale l’attore torna a recitare al fianco di Anne Hathaway dopo l’esperienza di Interstellar.
Nella pellicola, diretta dal candidato all’Oscar Steven Knight, McConaughey è Baker Dill, un placido capitano trasferitosi su un’isola tropicale quando il divorzio dalla moglie Karen Zariakas (Anne Hathaway) gli ha imposto la solitudine. Sarà però una telefonata di lei, unita alla richiesta di uccidere il nuovo marito, violente e autoritario, a scuotere Dill dal proprio torpore, facendolo piombare in una spirale di segreti e pericoli triangoli.
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