Bere due bicchieri al giorno di succhi di frutta prodotti industrialmente aumenta del 50% il rischio di contrarre un cancro. Una ricerca, condotta in Francia su più di 100 mila adulti dall’Institute National de la santé et de la recherche médicale, attribuisce alla presenza di grandi quantità di zucchero nelle bibite preconfezionate la responsabilità di una maggiore predisposizione ai tumori, in particolare quello del seno. I succhi di frutta, pur contenendo benefiche fibre e vitamine, hanno più o meno la stessa quantità di zucchero delle altre bibite finite in passato sotto accusa per essere causa di obesità e malattie.

La convinzione che bere un succo di frutta fosse sempre e comunque meglio che bere un bicchiere di Coca è stata smantellata dalla lunga ricerca, condotta per anni su un campione molto vasto e composto per il 79% da donne. Ogni volontario è stato monitorato sulla base delle sue abitudini alimentari e l’insorgenza di malattie è stata correlata alle variazioni nell’alimentazione. Secondo i ricercatori francesi, un aumento di 85 grammi nel consumo di zucchero è responsabile di un incremento del 18% nei tumori in generale e del 22% nei tumori al seno.

 L’eccesso di zucchero aumenta la quantità di grasso intorno a organi vitali come il fegato e il pancreas, fa crescere la glicemia nel sangue e danneggia i marcatori di infiammazione, attivando patologie tutte legate all’insorgere di tumori. “La raccomandazione – ha detto la dottoressa Mathilde Touvier, responsabile della ricerca, - è di consumare meno di una bibita al giorno. Se si assume di tanto in tanto una bibita zuccherata non è un problema, ma se si arriva a una al giorno si aumenta non solo il rischio di contrarre tumori, ma anche di soffrire di disturbi cardiometabolici”.

Pubblicata dal British Medical Journal, la ricerca ha avuto un’ampia eco in Gran Bretagna, dove da pochi mesi è stata approvata dal Parlamento una tassa mirata a scoraggiare l’assunzione di bevande zuccherate, dirette responsabili di malattie e della pandemia di obesità tra i bambini. Dalla tassa erano però stati esclusi i succhi di frutta, la cui assunzione veniva anzi incoraggiata. La ricerca francese costringerà le autorità sanitarie a rivedere l’elenco delle bibite da tassare, anche se Boris Johnson, il più probabile candidato al ruolo di primo ministro, ha già annunciato che intende rivedere tutte le “sin taxes”, le “tasse sul peccato” che colpiscono, oltre alle bibite zuccherate, anche le sigarette, l’alcol e il gioco d’azzardo. Per Johnson piuttosto che tassare la povera gente è meglio abituarla a comportamenti più salutari e attivi.

Assobibe, l’Associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, ritiene che la natura “osservazionale” della ricerca di Inserm "non consenta di stabilire una causa diretta tra il consumo di bevande zuccherate e l’aumento del rischio di cancro". In un comunicato, Assobibe evidenzia che i consumi in Italia sono in calo da 10 anni e che soltanto l’1% delle calorie giornaliere deriva dal consumo di bibite zuccherate, lo 0,6 nei bambini. Le industrie produttrici hanno comunque già tagliato del 20% lo zucchero presente nelle bibite, a conferma della consapevolezza che un problema esisteva