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MONDO

Jorge Mario Bergoglio, il Papa della Tenerezza

Il libro “El Papa de la Ternura” della corrispondente vaticanista spagnola Eva Fernández

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di Roberto Montoya
Matteo è assorto nel contare monete…ma chi è Matteo, il vecchio o il giovane ne 'La Vocazione di San Matteo' del Caravaggio? La luce è diretta su quella testa reclinata e assorta a raccogliere avidamente le monete sul tavolo; il dito di Gesù si sintonizza con quel capo inclinato verso qualcosa che per lui è più importante…sì dico a te, è te che chiamo, Matteo, ho letto nel tuo cuore…Gesù si serve della sua incredibile tenerezza per chiamare. La tenerezza è in disuso ai nostri giorni. Come direbbero psicologi e sociologi, la società oggi è “narcisista” per gli uni, “liquida” per gli altri.

Se ne parla tanto di quanto l’uomo dei nostri giorni sia ferito; ferite che diventano feritoie dall’impossibilità di gestire le proprie relazioni familiari, amicali, lavorative; dal limite rappresentato dalle ansie di un cuore indurito, che per paura di essere sorpreso fragile fa trapelare atteggiamenti e reazioni negative di cui anche noi stessi a volte ci sorprendiamo. Avere paura delle proprie fragilità non è un delitto, è piena coscienza del proprio essere. Non siamo perfetti e non dobbiamo cercare di dimostrare di esserlo. Per essere umani a tutti gli effetti non è importante l’infallibilità, tutto il contrario. E' importante la consapevolezza che l’altro ha bisogno di noi così come siamo.

Le nostre giornate dovrebbero iniziare con un abbraccio, un bacio, una carezza, uno sguardo delicato per raggiungere l’altro oltre noi, un traboccare incessante, riflesso di tenerezza verso coloro che incontriamo nel nostro camminare, nella nostra vita, ma nonostante le contraddizioni e la durezza dei nostri tempi possono far perdere quel linguaggio segreto dell’anima.

La tenerezza è strumento e “scienza”, quella che ci insegna a cercare le persone e quando le incontriamo a dimostrare la nostra vicinanza. Tutti possediamo la tenerezza, perché tutti, prima di essere adulti, forti e vaccinati, siamo stati bambini. I bambini si sorprendono, si lasciano stupire, i bambini vivono di sane “sorprese produttive”, come direbbe un noto pedagogista, a cui l’adulto non deve tarpare le ali; si prendono tutto il tempo di osservare le cose intorno a loro. Vivere sorprendendosi.
 
Cosa c’è di più prezioso del tempo dedicato a quello che stiamo vivendo. Tenerezza è tornare a vivere con questa prospettiva, non una corsa affannosa perché qualcuno ci ami, ma tornare ad amare gli altri in maniera incondizionata. Riempire la nostra vita quotidiana e le strade che percorriamo seminando carezze, attenzioni, piccoli gesti; un biglietto scritto a mano, un sorriso, una parola detta con garbo; seminare, lasciare il segno del nostro passaggio nell’altro. E’ questo l’amore vero, l’eternità dell’amore.

“Il futuro dell’umanità – come ce lo racconta Papa Francesco -  non è solo nelle mani dei politici, dei grandi leader, delle grandi aziende. Sì, la loro responsabilità è enorme. Ma il futuro è soprattutto nelle mani delle persone che riconoscono l’altro come un “tu”, e se stessi come parte di un “noi”. Abbiamo bisogno gli uni degli altri. E perciò, per favore, ricordatevi anche di me con tenerezza, perché svolga il compito che mi è stato affidato per il bene degli altri, di tutti. Di tutti voi, di tutti noi”.



Nasce così il libro “El Papa de la Ternura”, Il Papa della Tenerezza (Planeta), ancora non tradotto in italiano, che mette in evidenza gli elementi essenziali della personalità del Pontificato di Papa Francesco, raccontato dall’autrice, la corrispondente vaticanista spagnola per COPE, Eva Fernández.

Cosa ti ha colpito di più del pontificato di Papa Francesco?
Quando sono arrivata a Roma come corrispondente della catena radiofonica spagnola COPE, mi è toccato di seguire attentamente ogni giorno le cronache di Papa Francesco, e le prime cose che mi sono saltate agli occhi sono stati questi gesti di tenerezza nei confronti della gente. Avevo fatto molta attenzione, c’era qualcosa di molto forte, attraente come una calamita, genuino nei suoi gesti, una docilità nel tratto in special modo con gli ultimi; riusciva a cambiare il cuore delle persone. Sai, sono esperienze che ti cambiano la vita, cominci ad avere uno sguardo differente, impari ad accogliere con delicatezza chi hai davanti. Questo atteggiamento del Papa non è una sua invenzione, è piuttosto pura testimonianza evangelica. Gesù aveva la capacità di andare in profondità e capire le anime delle persone. Solo con la donazione all’altro si può sperimentare questa virtù.

Come nasce l’idea di questo titolo, Il Papa della Tenerezza?
Nell’epoca digitale che sembra dare poco spazio a gesti molto spontanei, il comportamento di Papa Francesco ha destato da subito molto stupore; parlava un linguaggio gestuale a cui le persone da tempo non erano abituate. Credo che voglia invitare tutti a non avere paura di essere teneri, di essere vicini e di camminare insieme, di essere aperti alla vita. Non volevo perdere questa fase del suo pontificato, volevo approfondire di più questa che chiamerei una vera e propria rivoluzione a cui Papa Francesco sta dando impulso. Ho cominciato ad annotare giorno per giorno i gesti di amore; questo meditare giorno per giorno mi ha fatto pensare di dover condividere quello che vivevo come cronista con un pubblico più ampio, così è nata l’idea del libro.

Possiamo dire che i gesti della sua testimonianza valgono più di mille parole?
Papa Francesco è arrivato in una fase storica della nostra vita molto interessante, dove Internet, le reti sociali, le immagini, Facebook hanno molta influenza, soprattutto nei nostri giovani. Quindi ogni omelia, incontro, viaggio, discorso arrivano oltre confine. Ora non è che i precedenti Papi non facessero gli stessi gesti, ma certamente avevano meno possibilità di arrivare ad una platea eterogenea. Questo Pontefice trova sempre tempo per incontrare i bisognosi, ha una forte attrazione verso i malati, perché hanno bisogno di attenzione, amore, carezze, cura. Gesti che alleviano il doloro fisico e dell’anima. Durante le sue udienze ha questa necessità impellente di fermarsi a salutare i malati. Credo che sia un punto importante per lui, vuole che l’attenzione non si concentri sulla sua persona ma su quel gesto che lui rivolge in quel momento al debole. Papa Francesco vuole essere testimonianza che dove c’è il bisogno, la sofferenza e il dramma, lì è l’incontro con la Croce di Gesù. 

A volte i suoi nobili gesti, non sono ben capiti. Corrono il rischio di essere rigirati, inquinati?
Il Papa, da buon latinoamericano è una persona che non si tira indietro, è diretto, aperto, affronta il problema, non nasconde la mano. È successo che a volte non è stato ben capito, ma ha ratificato e chiesto scusa, per non aver fatto arrivare bene il suo messaggio. È un Papa che assume il rischio, preferisce parlare, che rimanere muto. Come egli stesso afferma preferisce una chiesa con le porte aperte che con le porte chiuse. Ora è sicuramente più cauto perché è molto facile che altri possano manipolare quello che dice in buona fede. Durante i viaggi papali mi risulta che non lascia mai in sospeso la risposta alle domande che noi giornalisti poniamo, nonostante molti in passato abbiano rivolto domande scomode poco attinenti al viaggio papale, lui risponde lo stesso.

È un Papa che si occupa molto degli immigrati. Che cosa non capiamo bene del vescovo di Roma?
Quando Jorge Mario Bergoglio fu eletto Papa nel 2013, erano anni in cui era scoppiato il problema dell’immigrazione massiccia di profughi verso il continente europeo. Gente che scappava dalla guerra, dalla fame, da una vita di stenti. Tutti ci siamo commossi per i profughi che arrivavano a Lampedusa, per coloro che morivano nel Mediterraneo. Poi ad un certo punto abbiamo chiuso le porte, la società ha cominciato ad avere paura che i profughi ci togliessero il lavoro, venivano a rubarci il nostro benessere. Il gesto del Papa nei confronti dei profughi, è un gesto rivolto ai bisognosi, un gesto di amore; non ha assolutamente intenzione di interferire con uno stato sovrano, ma la sua azione è solo evangelica, di rimanere sempre umani. 

E’ un Papa che mette al centro l’essere umano?
Sì. Recentemente durante un’udienza si è rivolto ai messicani presenti pregandoli di essere accoglienti con gli immigrati latinoamericani che vogliono attraversare la frontiera tra gli Stati Uniti e Messico. È stato un messaggio non previsto, che sicuramente era tra le sue preoccupazioni. Le immagini di padre e figlio che hanno perso la vita lungo le coste degli Stati Uniti hanno scosso molto Papa Francesco, il quale ha affermato che è inumano incontrare la morte ai giorni nostri solo perché si aspira avere un futuro migliore.