In Ue una donna deve lavorare 59 giorni in più per ottenere il salario guadagnato da un uomo. In Italia una donna deve lavorare 159 giorni in più di un uomo  se si considerano i redditi annui medi, quelli con almeno le prime qualifiche. E’ il gender gap, il divario salariale, diffuso in tutto il mondo. L’Italia non fa eccezione. Anzi. Ne fa in un solo settore, il lavoro di colf o badante. Soltanto in questo caso le donne sono in parità o persino in leggero vantaggio se lavorano come badanti, secondo quanto risulta dagli ultimi dati diffusi dall’Inps.

Il 43,5% dei domestici maschi guadagna meno di 5mila euro, contro il 40,6% delle femmine. Tra le colf, sia uomini che donne guadagnano tra i mille e i duemila euro. Tra le badanti, invece, la maggior parte guadagna dai 13mila euro in su, ma circa una donna su tre (il 31,6% ) ha una retribuzione uguale o superiore ai 10mila euro annui, una cifra guadagnata soltanto da un uomo su quattro (il 25,3%).

Dietro il superamento dei salari c'è uno dei settori femminili nei secoli. Quasi 9 su 10 persone impiegate nel lavoro domestico sono donne. Nella categoria badanti sono il 94% del totale e a poco vale l’aumento degli uomini impiegati nella cura degli anziani in questi ultimi anni: si tratta di cifre irrisorie, continuano a rappresentare una quota marginale del settore. Sono comunque ancora in pochi gli uomini disposti a fare questo tipo di lavori, sono poco richiesti sul mercato rispetto alle donne, e i loro stipendi ne risentono, almeno tra quelli ufficiali.

“Il lavoro nero ha percentuali altissime e colpisce in primo luogo le lavoratrici”, ricorda Assindatcolf. Fa bene a sottolinearlo. E’ il mercato sommerso il vero fantasma di questo settore, quello che non permette di avere se non un’idea approssimativa delle sue dimensioni e della sua struttura interna. Sono sei su dieci i lavoratori irregolari tra le mura di casa, considerando colf, badanti e baby sitter, secondo la più recente ricerca Censis- Assindatcolf. Vuol dire che ci sono 864.526 lavoratori regolari ma anche circa 1,1 milioni di irregolari pagati in nero, senza contributo né assicurazione. Nessuno sa quanto vengano pagati davvero né se lo siano più o meno degli uomini. 

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