“Vasco dentro” non è un semplice libro fotografico, ma un racconto in prima persona. Il punto di vista è quello del fotografo Ray Banhoff (nome d’arte di Gianluca Gliori). Banhoff ha girato l’Italia per raccontare coloro che interpretano Vasco Rossi, sul palco o nella vita quotidiana.  Una narrazione basata sulle foto e sulla parola scritta, per narrare come un «mito collettivo, diventa occasione di riscatto». Il libro uscirà nelle librerie a settembre, ma intanto è possibile preordinarlo sul sito web della piattaforma di publishing Crowdbook. 

 

I “sosia”, anche se è ingiusto chiamarli tali, «cambiano pelle, prendono il loro riscatto quando calcano il palco di localini, palazzetti, feste di paese e matrimoni». Si tratta di persone comuni, che sfruttano lo stile, la personalità e la musica del rocker di Zocca, per esprimere loro stessi, per dare un significato alle loro vite, spiega Banhoff.

 

Iniziamo dal libro, come è nata l’idea?

«Ho deciso di scattare quelle foto per una necessità personale. Ero appena rimasto disoccupato e quindi avevo molto tempo libero (ride ndr). L’idea è nata in Puglia, con l’esibizione di un sosia di Vasco in un baretto. Sono rimasto incantato dal modo in cui catturava l’attenzione, dalla passione che metteva in quello che faceva».

E poi, cosa è successo?

«Ho scoperto che l’Italia è piena di sosia di Vasco e li ho contattati. Le prime foto le ho fatte vedere alla mia ragazza Martina Spagnoli, che è anche l’editor del libro. E’ grazie a lei che ho capito l’importanza del mio lavoro». 

 

Chi sono i sosia di Vasco? 

«Prima di tutto è necessario specificare che si tratta di un fenomeno sociale enorme. Da una parte ci sono quelli storici, i professionisti. Gente che suona davanti a 3mila persone e su questo ha costruito una carriera. Poi ci sono i cosiddetti amatoriali. Ci trovi di tutto, dall’operaio all’ex poliziotto».

 

L’aspetto interessante, è che ognuno di loro mette in scena la sua versione di Vasco Rossi 

«Pura trasfigurazione. Esprimono la loro personalità, con la loro versione di Vasco».

 

Immagino che il tuo obiettivo sia proprio questo

«Esatto. Per me Vasco non esisteva, Vasco non è il protagonista del libro fotografico. Infatti, volevo fotografare i sosia nella loro intimità: nei loro spazi personali. Insomma, il mio intento non è certo quello di glorificarli come macchiette».

Come si diventa un sosia di Vasco Rossi? 

«Da una parte ci sono quelli che studiano, che conoscono alla perfezione tutte le mosse e le gestualità del loro mito. Dall’altra ci sono quelli lo fanno per vocazione e ci provano in maniera più spontanea».

 

Infatti, ci sono quelli che suonano su un palco e quelli che semplicemente si vestono da Vasco Rossi

«Per quanto riguarda questi ultimi, si tratta dei personaggi più interessanti. Hanno deciso di dare un senso alle loro vite, quasi per caso. Alcuni somigliano a Vasco, altri per niente. Nonostante questo, loro sono Vasco Rossi e decidono di metterlo in scena».

 

Immagino che molto di loro abbiano incontrato Vasco, almeno una volta nella loro vita 

«Alcuni si e hanno i loro aneddoti. In particolare, molti di loro, dicono di essere stati incoraggiati da Vasco in persona a fare quello che fanno». 

Secondo te, perché sono stati ispirati da Vasco Rossi?

«Per quello che dice nelle sue canzoni. Vasco è un uomo sensibile che non si vergogna di esserlo. E per questo motivo, che entra nel cuore delle persone». 

 

Tra tutti i sosia che hai raccontato, quali sono quelli a cui sei più legato?

«Direi tutti, più che altro perché ognuno di loro è fondamentale nella sua unicità. Mi viene in mente Dino Moroni, il vasco di San Marino con il suo forte accento romagnolo o Daniel Blasco che nella vita gestisce un sexy shop. Infine Kikko Sauda, che è un animale da palco. Una vera rockstar. Allo stesso tempo, incontrare ognuno di loro è stata una sorpresa per me. Ogni volta, imparavo qualcosa di nuovo».