Tanta paura, gente in strada, telefonate ai numeri di emergenza per una scossa di terremoto di magnitudo 3.7 registrata intorno alle 22,43 a tre chilometri dal comune di Colonna, a una ventina di chilometri da Roma. Il terremoto è stato registrato dall’Ingv a 9 chilometri di profondità, con epicentro vicino al piccolo centro di 4mila abitanti nei Castelli Romani. San Cesareo, Gallicano nel Lazio, Zagarolo e Monte Compatri gli altri Comuni vicini.

Il vice presidente della Regione Lazio Daniele Leodori è giunto ai Castelli romani per effettuare un giro di ricognizione dei Comuni maggiormente interessati dal sisma che si è registrato nella zona e verificare assieme alla Protezione Civile se ci siano eventuali danni o persone da alloggiare temporaneamente altrove.

Sia i vigili del fuoco che la protezione civile, sui loro profili Twitter, non hanno registrano richieste di soccorso o segnalazioni di danni.

La circolazione sulla Metro C è stata «temporaneamente interrotta per verifiche» dopo la scossa di terremoto sentita a Roma. Il servizio è ripreso dopo circa mezz’ora di fermo con «residui forti ritardi» scrive l’Atac su Twitter.

L’esperto Ingv: nei Colli Albani pericolosità sismica medio-alta
L’area dei Colli Albani in cui è stato registrato il terremoto è a pericolosità sismica medio-alta. «Famosa per i vulcani, questa zona ha una sua attività sismica frequente e storicamente non sono mai avvenuti terremoti con magnitudo elevatissime», ha detto all’Ansa il sismologo Carlo Meletti, dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Il sisma più forte storicamente documentato risale al 1806, con una magnitudo stimata in 5.6, con danni abbastanza estesi sulle località più vicine, come Rocca di Papa e Zagarolo.

«Un parametro importante - ha detto ancora Meletti - è la profondità, pari a 9 chilometri: se il terremoto fosse stato ancora più superficiale avrebbero potuto verificarsi danni, per quanto lievi». Il fatto che sia stato un terremoto abbastanza superficiale, inoltre, «giustifica il fatto che sia stato avvertito molto forte a Roma. La città - ha spiegato Meletti - ha una sua risposta sismica locale dovuta alla conformazione del sottosuolo, con vuoti e rocce sedimentarie, ossia non consolidate, che possono dare un effetto di amplificazione, esaltando l’onda sismica».

Nella sala sismica dell’Ingv si sta lavorando per raccogliere e analizzare i dati. Non è stato facile, infatti, localizzare inizialmente questo terremoto: «molti segnali erano discordanti - ha spiegato l’esperto - perché il sistema automatico non aveva interpretato le tracce come appartenenti a due terremoti distinti». Di qui la localizzazione iniziale nella zona della Marsica.

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