PREVIDENZA

Inpgi più vicino al commissariamento

di Federica Micardi

(ANSA)

2' di lettura

Sul futuro dell’Inpgi, l’istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani l’incertezza regna sovrana. Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una serie di colpi di scena; l’ultimo in ordine di tempo si è verificato ieri, con un emendamento dei relatori Raphael Roduzzi (M5S) e Giulio Centemero (Lega) che sospende il commissariamento fino ad ottobre. Ma andiamo con ordine. L’Inpgi versa in una situazione di forte criticità perché le somme erogate per le prestazioni previdenziali superano le entrate contributive. Un fenomeno che negli ultimi anni si è aggravato: il disavando della gestione previdenzale nel 2018 è di 167 milioni (era di 134 milioni nel 2017). Il sottosegretario al ministero del Lavoro Claudio Durigon in qesti mesi ha cercato una soluzione aprendo alla possibilità di ampliare la platea degli iscritti ai comunicatori, una professione “nuova” e in crescita, mentre i giornalisti dipendenti negli ultimi anni sono diminuiti del 20 per cento. Con un emendamento al decreto crescita approvato il 15 giugno (si veda «Il Sole 24 Ore» del 16 giugno) veniva concesso un po’ di tempo all’istituto per cercaredi tornare in bonis, e veniva sospeso il commissariamento almeno per tutto il 2019. Ed è proprio sul fattore tempo che interviene l’emendamento approvato ieri. Il commissariamento dell’ente, previsto dal Dlgs 509/1994, all’articolo 2, nella nuova formulazione viene sospeso fino al 31 ottobre 2019, una correzione che pare abbia voluto la Ragioneria dello Stato e che fa pensare a un commissariamento imminente.

L’altra novità riguarda lo stanziamento di fondi per finanziare «l’eventuale passaggio di soggetti assicurati dall’Inps all’Inpgi» di un miliardo e 384 mila euro tra il 2023 e il 2030 e di 191 milioni dal 2031. Questa norma secondo l’Inpgi crea «incertezza e confusione», perché riconosce all’istituto 12 mesi per fare delle riforme ma “apre” al commissario; stanzia le risorse per ampliare gli iscritti ma solo tra quattro anni. Dietro questo procedere contraddittorio l’Inpgi teme che ci sia la volontà di «colpire i giornalisti e l’intero settore editoriale». Per Giulio Centemero il commissariamento non va dato per scontato, «stiamo lavorando perché non ci siano i costi sociali di un default - spiega e aggiunge - non escludo che ci saranno ulteriori provvedimenti, non solo da parte nostra c’è la volontà politica di farlo, anche perché portare l’Inpgi nell’Inps costerebbe di più che non ampliare la platea dell’istituto».

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