Addio a Gloria Vanderbilt

Ereditiera americana e socialite dalla vita romanzesca, è morta a 95 anni
Addio a Gloria Vanderbilt
Horst P. Horst

Gloria Vanderbilt, mancata il 17 giugno a 95 anni, era un'artista, ereditiera, designer e filantropa che molti americani ricordano per i suoi jeans. A dare l'annuncio è stato il conduttore televisivo Anderson Cooper, figlio di Gloria, che ha mandato in onda un necrologio per lei sulla CNN.

"Che vita straordinaria, che mamma straordinaria e che donna incredibile," ha detto commosso. Gloria era, infatti, discendente del magnate Cornelius Vanderbilt, uno degli uomini più ricchi della storia americana. Nata nel 1924, aveva perso il padre quasi subito mentre la madre l'aveva lasciata alle cure di una tata per trasferirsi in Europa. Nel 1934 i tabloid l'avevano soprannominata "povera piccola ragazza ricca" a causa di una battaglia per la sua custodia iniziata da sua nonna e sua zia.

Gloria Vanderbilt
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La zia, Gertrude Vanderbilt Whitney, che fondò il Whitney Museum of American Art, vinse alla fine la battaglia contro la madre, e licenziò l'amata tata di Gloria.

Lei crebbe e si fece strada da sola, diventò infatti un'artista. Era nota per dipinti e collage vivaci e le fu chiesto di progettare qualsiasi cosa, dalla porcellana alla biancheria. Negli anni '70 disegnava jeans, molto stretti, che ebbero subito un grande successo. La sua firma era ricamata sulla tasca posteriore destra di ogni paio, e un minuscolo cigno d'oro decorava la parte davanti. In alcuni spot tv, era lei stessa a fare da modella per le sue creazioni.

Si sposò quattro volte e tra i suoi mariti ci sono anche il direttore d'orchestra Leopold Stokowski, con il quale ebbe due figli, e il regista Sidney Lumet. Più tardi, si legò al fotografo e musicista Gordon Parks.

Il quarto matrimonio di Vanderbilt con lo scrittore Wyatt Cooper, con il quale ebbe altri due figli, fu segnato dalla tragedia. Cooper morì a 50 anni e nel 1988 il loro figlio maggiore, Carter Cooper, si suicidò gettandosi da un balcone dell'appartamento, mentre stava parlando con sua madre.

Gloria Vanderbilt ha raccontato la sua vita in un mémoir e ha anche scritto libri d'arte e romanzi.

Per tutta la sua vita, è stata sempre al centro della vita sociale d’America, prima come ereditiera, poi come protagonista di una battaglia legale molto pubblicizzata e tesa per la sua custodia, e in seguito grazie a una miriade di avventure professionali e sociali, e 4 matrimoni.

Sempre presente nelle liste delle best-dressed internazionali, nel 1968 la rivista LIFE l’aveva definita “una versione moderna e molto femminile dell’eclettico uomo rinascimentale” per il suo lavoro come “poetessa, attrice, critica letteraria e artista”. Ma Vanderbilt ebbe il più grande successo economico e critico alla fine degli anni 70 con il lancio della sua linea denim omonima, in collaborazione con Murjani. La collezione, lanciata nel 1977, fatturò 300 milioni di dollari in tre anni, e nel 1979 guadagnò il 20% in più di Calvin Klein.

“Ha provato a fare tantissime cose per tantissimi anni”, rifletteva la sua cara amica Diane von Furstenberg nel 1979. “E la cosa che meno avresti associato a Gloria, i jeans, furono il suo più grande successo”. Un successo che fu un trionfo anche del marketing, sostenuto da quella che il New York Times aveva definito: “la più grande campagna televisiva mai intrapresa da un’azienda di abbigliamento, una “guerra lampo” a colpi di pubblicità sui giornali e tour promozionali”.  

Molti anni dopo, la Vanderbilt artista fu protagonista di mostre e scrisse vari libri, fra i quali un romanzo erotico pubblicato nel 2009, che, scrisse il New York Times, “è forse il libro più spinto scritto da un’ottuagenaria”.

Nata nel 1924, Vanderbilt fece notizia fin da bambina. Era la pronipote di Cornelius Vanderbilt, che al momento della sua morte, nel 1877, aveva accumulato una fortuna enorme, pari a 100 milioni di dollari. Il padre di Vanderbilt era scomparso quando lei era una neonata, lasciandola quindi alle cure della madre.

Fu un’infanzia difficile, la madre era spesso assente e impegnata in una vorticosa vita sociale in Europa con la sorella gemella Thelma, l’amante del futuro re Edoardo VIII. “Andava sempre da qualche parte, la ricordo vestita meravigliosamente, camminare per il corridoio con qualche uomo”, avrebbe ricordato in seguito Vanderbilt. Il comportamento della madre alla fine sfociò in una battaglia legale molto pubblicizzata per la custodia della bambina voluta dalla zia paterna, Gertrude Vanderbilt Whitney, fondatrice del museo newyorchese che porta il suo cognome.

A causa del dettagli piccanti del caso Vanderbilt, Gloria divenne oggetto di interesse nazionale, e fu definita dalla stampa “la povera bambina ricca”. “Non leggo nulla che mi riguardi” aveva poi detto nel 1982. “Ho iniziato a fare così da bambina, a causa del tipo di pubblicità che mi facevano. Non leggere queste cose, be’, mi ha permesso di sopravvivere”.

Fu la zia a spuntarla, alla fine, e Vanderbilt venne mandata a vivere nella sua tenuta di Long Island. Poteva vedere la madre solo nei fine settimana. La natura complicata di questo accordo fece sì che a 17 anni Gloria convolasse a nozze con l’agente e presunto mafioso Pat DiCicco dopo una relazione con il suo boss, Howard Hughes.

“Cosa si può dire del primo matrimonio, se non che è una cosa meravigliosa?”, aveva detto ai giornalisti
all’epoca. E quando lo aveva definito “il primo”, era stata profetica. Vanderbilt in seguito aveva descritto
l’unione una “misura disperata”, e aveva aggiunto che DiCicco era violento con lei.

Dopo 4 anni, nel 1945, divorziò da DiCicco proprio quando, a 21 anni, ebbe finalmente accesso al suo fondo fiduciario. Si risposò in quello stesso anno, questa volta con il direttore di orchestra Leopold Stokowski, 40 anni più grande di lei. L’unione durò 10 anni e la coppia ebbe due figli. Era stato Stokowski, si dice, a incoraggiare le velleità artistiche di Gloria, che si iscrisse all’ Art Students League di New York, ed ebbe la sua prima mostra personale nel 1952. Nel 1968, la Hallmark acquistò la licenza per riprodurre i suoi disegni su biglietti e carta da lettera.

Nel 1953 si diede alla recitazione, studiando con Sanford Meisner, e apparse a Broadway nel 1955 e poi in televisione. Nel 1955 pubblicò una raccolta di poesie, Love Poems e divorziò da Stokowski. Per un po’ frequentò Frank Sinatra e Marlon Brando prima di sposare il regista Sidney Lumet. I due restarono sposati per sette anni prima di divorziare nel 1963, quando Gloria sposò lo scrittore Wyatt Emory Cooper.

Fu il suo matrimonio più felice, e i due restarono insieme fino alla morte di Cooper nel 1978. Dal matrimonio nacquero due figli, ma il maggiore, Carter, si tolse la vita a 23 anni, saltando dal terrazzo al 14° piano del loro appartamento davanti agli occhi della madre. Gloria è rimasta molto vicina al figlio più giovane, Anderson, fino alla morte.

Per tutta la sua vita e con i tanti matrimoni, Vanderbilt aveva catturato l’attenzione delle riviste di moda.
“Aveva quel look da “baccanale” tipico dei Vanderbilt” aveva detto Diana Vreeland, che l’aveva voluta su
Harper’s Bazaar nel 1939, a soli 15 anni. Gloria apparve poi anche su Vogue, fotografa da Richard Avedon, con cui nacque un’amicizia molto forte. “Il riflesso che Dick mi restituiva di me mi faceva credere in me stessa”, avrebbe poi detto. “Quei servizi fotografici segnano il momento cruciale in cui capii che potevo avere fiducia in me stessa, e che ero libera. Ero libera e non avevo paura. Ho affrontato una battaglia legale contro Stakowski per la custodia, e Sidney mi ha detto, Gloria hai vinto dove tua madre aveva perso”.

Nel 1968, la rivista LIFE scrisse che Gloria aveva “lanciato e sviluppato uno stile che chiamava ‘abbinare tante cose insieme’”, invece di indossare un total look. Le sue imprese come arredatrice - diceva di essere allergica ai professionisti – furono immortalate da Horst P Horst per Vogue, e il suo status di socialite fu cementato da un’amicizia molto stretta con Truman Capote, che si mormorava si fosse ispirato a Vanderbilt per il personaggio di Holly Golightly in Colazione da Tiffany. Anche se i due poi smisero di frequentarsi, lo scrittore sintetizzò efficacemente il suo fascino: “Il fascino di Gloria era quello di avere la bellezza di un’attrice e la mentalità di un’artista”.

Non tutte le sue imprese ebbero successo: nel 1976 una collezione ready-to-wear non riuscì a decollare e negli anni 80 calarono le vendite della sua griffe di jeans proprio nel momento in cui cominciò ad avere grossi guai finanziari causati dalla gestione fraudolenta del suo patrimonio da parte del suo avvocato e del suo psichiatra. Vanderbilt fece causa ai due e vinse, ma non riuscì a riprendersi il denaro, e il New York Magazine sottolineò che “Spendeva il suo denaro non appena ne guadagnava”.

Suo figlio Anderson Cooper ebbe a dire in seguito: “Mia mamma è una sopravvissuta, ma non ha la durezza che questo termine spesso implica. Ha forza, ne ha davvero tanta, ma si è sempre rifiutata di farsi venire la pelle dura per proteggersi”.

Cooper, confermando la notizia della sua scomparsa, ha poi concluso, “Credeva nell’amore sopra ogni altra cosa. Gloria Vanderbilt è morta come aveva vissuto: secondo le sue regole”.