17 giugno 2019 - 14:08

L’addio di Francesco Totti alla Roma: «Per me oggi è come morire»

L’ex capitano della Roma: «Quando ti stacchi dalla mamma è dura. Non sono mai stato coinvolto nel progetto tecnico. Mi tenevano fuori da tutto. Con un’altra proprietà pronto a tornare». Il club replica e si dice «amareggiato» e sottolinea che «non ha alcuna intenzione di mettere la Roma in vendita adesso o in futuro»

di Luca Valdiserri

L'addio di Francesco Totti alla Roma: «Per me oggi è come morire»
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«Ringrazio il presidente Giovanni Malagò per avermi dato questo posto importante e bellissimo. La comunicazione però è meno bella del posto: alle 12.41 del 17 giugno ho mandato una mail al Ceo della Roma (Guido Fienga, ndr) in cui ho scritto frasi che per me erano inimmaginabili: ho dato le mie dimissioni alla As Roma», con queste parole Francesco Totti inizia la conferenza stampa in un salone d’onore del Coni strapieno. Si è dimesso da dirigente e ha rinunciato, tra l’altro, a quattro anni di contratto da 600mila euro netti a stagione. «Speravo che questo giorno non arrivasse mai e invece eccolo qui. Ma è stato doveroso e giusto, viste le condizioni. Non ho avuto mai la possibilità di essere operativo e di lavorare sull’area tecnica». Oltre 300 i giornalisti, diretta tv su Rai, Sky e Mediaset. Tra i giocatori presenti Vincent Candela, Sebino Nela e Alberto Aquilani.

«Ci ho pensato per mesi»

«Ho preso questa decisione difficile dopo averci pensato per mesi. Ma è la più coerente e giusta per la Roma. E questa è la cosa più importante. Non ci devono essere fazioni pro-Totti, pro-Pallotta e pro-Baldini. I presidenti passano, gli allenatori passano, i giocatori passano. Le bandiere no. Non è stata una mia decisione. E non so più che cosa altro dirvi». E allora di è stata colpa? «Non mia, perché non sono mai stato coinvolto nel progetto tecnico. Il primo anno ci può stare. Il secondo avevo capito cosa potevo fare, ma non ci siamo mai aiutati uno con l’altro. Sapevano cosa potevo dare, ma mi hanno tenuto fuori da tutto».

«Al popolo di Roma posso dire solo grazie»

Un pensiero Totti lo rivolge alla sua città e ai suoi tifosi. «Cosa posso dire alla gente? Al popolo di Roma devo dire solo grazie per come mi hanno sempre trattato: c’è sempre stato grande rispetto reciproco. A loro dico di continuare a tifare questa squadra perché per me è la cosa più importante del mondo. Mi rattrista e mi dà fastidio vederla così in difficoltà, perché Roma è Roma. I suoi tifosi sono diversi, hanno un amore enorme che non può finire». La speranza è che il suo sia un arrivederci e non un addio. «Da Francesco posso dire che è impossibile tenere Totti fuori dalla Roma. Prenderò altre strade, ma quando una proprietà punterà forte su di me tornerò. In questo momento valuto. Ci sono tante cose che posso fare. Ci penserò in questo mese e poi prenderò quella che mi sta più a cuore. Ma non indico un colpevole o un altro. C’era un percorso che non è stato rispettato».

«Roma detottizzata e deromanizzata»

«Tutti sappiamo che hanno voluto che smettessi di giocare. Da dirigente avevo un contratto di sei anni. Sono entrato in punta di piedi, perché sapevo che era diverso. Le promesse sono state tante, ma non sono state mantenute - continua Totti -. Sapevano cosa volevo, con il passare del tempo ho riflettuto. Ho il mio carattere. Facevo quello che mi dicevano per il bene della Roma». Una Roma che, in soli due anni, è stata detottizata e deromanizzata. «È stato un pensiero fisso di alcune persone che alla fine hanno ottenuto quello che volevano. Da otto anni gli americani hanno cercato in tutti i modi di metterci da parte. Ci sono riusciti». Ma, secondo l’ex capitano giallorosso non si sono resi conto che stanno togliendo il cuore alla Roma. «Non vivono la quotidianità. Non sanno niente di Roma. Stare sul posto è tutto diverso. Gli arriva l’1% di quello che succede davvero. Sarà una Roma diversa, per qualcuno potrà essere anche migliore. Ormai, per me, non c’è più tempo. Io parlo a malincuore. Racconto i miei problemi con alcuni dirigenti della Roma che mi hanno portato a questa decisione brusca. In futuro, con un’altra proprietà, potrei fare il dirigente a 360 gradi. Io non mi sarei mai dimesso».

I rapporti con Baldini

«Il rapporto non c’è mai stato e mai ci sarà. Se ho preso questa decisione è normale che ci siano problemi interni alla società. Uno dei due doveva uscire e l’ho fatto io, troppe persone mettono bocca su cose che producono solo danni e casini. Quando canti da Trigoria non ti sente nessuno, conta solo quello che pensano altrove. Era tempo perso».

«Abituato a dire la verità, per questo non posso stare qui»

«Tutti conosciamo quali sono i problemi, devono vendere giocatori entro il 30 giugno. È più facile prendere soldi con questi giocatori. Bisogna essere trasparenti con i tifosi, io l’ho sempre detto: dite la verità alla gente, anche se è brutta. Quando ho detto che la Roma arrivava dietro e la Juve vinceva a febbraio, mi hanno criticato. Non prendo in giro la gente, sono trasparente, dico la verità e per questo non posso stare qua dentro». La lontananza fisica del presidente Pallotta ha giocato un ruolo importante. «Il giocatore trova un alibi se c’è l’assenza del presidente o di altre figure importanti. Questo crea un danno alla squadra. Ho detto e ripetuto che il presidente deve essere sul posto. Tutti fanno di più se c’è il capo. Altrimenti fanno come gli pare. Se c’è il mister fai l’allenamento a 300 all’ora, se c’è il suo secondo fai meno».

«Non c’è stato rispetto per la mia persona»

«Se ho preso questa decisione vuole dire che non ho potuto fare niente soprattutto nell’area tecnica dove so qualcosa in più di altri che stanno a Trigoria. Io quello volevo fare, non volevo fare il fenomeno in cose che non so.Ho sempre messo la faccia e sempre la metterò anche quando le cose vanno male». Ma qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso? «Il vaso si era riempito da tempo. Tante cose mi hanno fatto riflettere. Mi chiamavano solo quando erano in difficoltà. In due anni ho fatto dieci riunioni e mi chiamavano sempre all’ultimo. Non c’era rispetto verso la persona, perché io mi mettevo sempre a disposizione».

«Oggi è peggio di quando ho smesso di giocare. Per me è come morire»

«Potrei tornare con un’altra proprietà se questa proprietà crede in me e nelle mie idee. Non ho mai fatto del male alla Roma e non lo farò mai. È molto peggio oggi di quando ho smesso di giocare. Oggi potevo anche morire. Mi stacco io perché voglio bene alla Roma. Qui c’è sempre stato chi diceva, invece, che ero troppo ingombrante». E ci tiene a sottolineare che non è un problema economico: «Non ho mai parlato di soldi, non ho mai chiesto niente. Non volevo comandare tutto, volevo mettere la faccia e decidere nelle cose che capisco. Se fanno allenatore e ds senza consultarmi che ci vado a fare a Londra? Mi hanno inviato due giorni prima a cose fatte. L’unico allenatore che ho sentito è Antonio Conte. Tutti gli altri non li ho mai contattati. Il resto è stata fantascienza. Per stupido non ci passo. Tornare se va via Baldini? No, dovevano pensarci prima. Il vaso è rotto. Non ho niente contro di loro, ma la scelta è chiara».

«Se fosse arrivato Conte, sarei rimasto»

Eppure qualche giorno fa Pallotta aveva detto che Totti aveva fatto tanto: «Fienga è l’unico che mi ha detto: io ti farei direttore tecnico. Senza di lui io sarei rimasto sempre nel posto che mi avevano preparato. Con Fienga ho portato Ranieri, che è un uomo vero e sarebbe venuto anche gratis. Mi ha detto: domani sono a Trigoria. Prima di parlare di qualsiasi altra cosa. Non mi serve dire bugie in questo momento. A che pro?». Totti è un fiume in piena, risponde a tutte le domande che i giornalisti fanno: «Fienga mi ha detto tre mesi fa che mi avrebbe fatto fare il direttore tecnico. Ma se ti mettono sempre il bastone tra le ruote e creano problemi... Se non avessi voluto Fonseca avrebbero preso in considerazione il mio parere? No. Se fosse arrivato Conte, sarei rimasto. Se mi avessero interpellato sulla scelta del tecnico, sarei rimasto. Io e Fienga abbiamo chiamato Conte prima ancora di dirlo a Pallotta. Abbiamo visto e sentito Conte più volte, poi sono nati i problemi». E su Sarri, oggi allenatore della Juventus: «Non l’ho mai contattato. Era il pallino di qualcun altro, bisognerebbe chiedere a lui (cioè a Baldini, ndr) perché è andato alla Juve e non qui. Però parliamo del nulla. Speriamo che Fonseca trovi una strada libera per poter lavorare bene. Ha studiato e spero faccia bene con la Roma. Perché Conte ha detto no? Non voleva rivoluzioni ma continuità. Qui invece c’è la rivoluzione e si deve vendere».

Sul caso De Rossi: «Volevo che Daniele aprisse gli occhi»

Sull’altra bandiera romanista, che ha appena lasciato la squadra giallorossa, Daniele De Rossi, dice: «Da settembre ho detto ai dirigenti: non ditelo a De Rossi all’ultimo momento, come avete fatto con me. Mi rispondevano: “Valutiamo”... Poi ci sono stati gli infortuni, i risultati non venivano, Di Francesco è stato esonerato, Monchi se ne è andato. A Trigoria non si fanno mai le cose per tempo. Non c’è uno che decide. Da amico volevo che Daniele aprisse gli occhi. Non riesco a capire se queste cose sono volute o casuali. Però adesso penso che sia quello che volevano: togliere i romani dalla Roma». Ma non perde il senso dell’umorismo e una battuta se la concede: «Prendo Daniele e insieme andiamo a vedere qualche partita in curva Sud. Sono romanista, allo stadio ci andrò ancora».

«Darei tutto in mano a De Rossi e Totti. Pallotta invece...»

«Non potevo cambiare la Roma, ma dare un contributo sì. Anche anni fa arrivavamo secondi, ma combattevamo per il primo posto. Ci sono problemi economici che vanno coperti con la vendita di giocatori importanti ma così ti indebolisci. Però non sono io che devo parlare dell’economia della Roma. Se fossi il presidente della Roma darei tutto in mano a Totti e De Rossi per quello che hanno dato, per la romanità, per quello che hanno dato. Pallotta, invece, si è circondato di persone sbagliate e ascolta solo loro. Ma se hai sbagliato per otto anni, non ti viene il dubbio?».

«Dentro Trigoria c’è chi fa il male della Roma»

La pugnalata vera gli è arrivata da dentro Trigoria. «Non faccio i nomi, ma dentro Trigoria c’è chi fa il male della Roma e non il bene. Io che conosco Trigoria come le mie tasche so per filo e per segno come andrebbe gestita. Ci sono cresciuto dentro, so chi mette zizzania. Come si può essere coesi in questo modo. Di tutte le cose che riportano a Boston ci sarà il 10% di verità. Mauro Baldissoni? È stato un dirigente della Roma, ha cercato di direzionarmi non so dove ma di direzionarmi. Il vicepresidente è una carica importantissima...».

Le accuse di essere troppo assente

Alle accuse di essere assere assente e di dedicarsi ad altro come padel, calcetto, vacanze...: «Mannaggia, guarda se mi tocca rispondere su queste cose - dice tra il serio e lo scherzoso -. Quando faccio partite di beneficienza la società ne è al corrente e mi dà il via libera perché serve al bene della Roma. E poi anche altri dirigenti fanno la settimana bianca, ma non li conosce nessuno e non fanno notizia». Sulla presunta mail di De Rossi che tramava contro di lui: «Mi fido al 100% di Daniele De Rossi e so che non ha mai fatto niente contro di me».

«In due anni mai sentito Pallotta e Baldini»

«Non ho detto tutto, qualcosa l’ho levato. Ma c’è altro, nel caso... Il rapporto con Pallotta? Nelle ultime settimane ha cercato di trattenermi, sempre per vie traverse.In due anni non ho mai sentito né Pallotta né Baldini. Cosa dovevo pensare? Che ero benvoluto? Avrei voluto che mi chiamassero anche per criticarmi, semmai, ma non è successo. Sono otto anni che dicono che vinceremo, speriamo che non ne passino altri dieci. Malagò? Tutti dicono che è mio amico, se diventa presidente mi chiamerà e magari mi darà un po’ di potere. Non mi serve tutto, me ne basta poco».

«Io un peso per la Roma, ma ringrazio Pallotta»

Fa più male essere stato considerato un peso oppure non aver potuto lavorare? «Per me sono stato un peso per questa società. Mi hanno detto in tutti i modi che sono troppo ingombrante. Ma quando ti stacchi da una mamma è dura!». Il progetto dello stadio conta per Pallotta più della Roma? «È una domanda da fare a Pallotta. Non posso rispondere. Fatela a lui quando verrà». Farà il direttore sportivo altrove? «Non resterò disoccupato. Valuterò offerte, sono libero. Prendo in considerazione tutto. Juve? Non esageriamo. Poi Fifa, Federazione... Vedrò». «Posso dire grazie a Pallotta perché mi ha dato la possibilità di conoscere un’altra realtà - continua Totti -. Mai avrei pensato certe cose. Per questo lo ringrazio. Non sputo mai nel piatto dove ho mangiato. Adesso Pallotta deve essere bravo a riconquistare la fiducia della gente e spero che chi è vicino a lui gli dia i consigli giusti. Non so perché Pallotta non viene qui. Gli ho parlato a quattro occhi una sola volta. Non so se faranno autocritica ma devono capire quali sono i problemi dentro Trigoria, io non ho mai avuto la possibilità di spiegarglielo. Diciotto anni fa vincevo lo scudetto ma non ho scelto questa data per dire Ciao Roma! Non lo avrei mai pensato».

La replica della Roma: «Percezione non reale. La Roma non è in vendita»

«Il club è estremamente amareggiato nell'apprendere che Francesco Totti ha annunciato di lasciare la Società e di non assumere la posizione di direttore tecnico dell'As Roma. Gli avevamo proposto questo ruolo dopo la partenza di Monchi ed eravamo ancora in attesa di una risposta». È quanto si legge in una nota della Roma. «Riteniamo che il ruolo offerto a Francesco sia uno dei più alti nei nostri quadri dirigenziali e ci siamo proposti di supportarlo durante la fase di adattamento». «Nonostante comprendiamo quanto sia stato difficile per lui decidere di lasciare l'As Roma dopo trent'anni, non possiamo che rilevare - si legge ancora - come la sua percezione dei fatti e delle scelte adottate dal club sia fantasiosa e lontana dalla realtà». «Riguardo ai ripetuti riferimenti al suo possibile ritorno con l'insediamento di una nuova proprietà, in aggiunta alle informazioni raccolte da lui stesso in tutto il mondo circa soggetti interessati al club, ci auguriamo - aggiunge la società - che questa non sia un'anticipazione inopportuna di un tentativo di acquisizione: scenario che potrebbe essere molto delicato in considerazione del fatto che l'As Roma è una società quotata in borsa. La proprietà non ha alcuna intenzione di mettere la Roma in vendita adesso o in futuro. Auguriamo a Francesco - conclude la nota del club - buona fortuna per quello che deciderà di fare».

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