Se avete una buona idea, questo è il posto giusto per proporla

Nel centro di Milano nasce «Le Village», un hub dell'innovazione con l’obiettivo di sostenere e accompagnare le start up in un percorso di crescita
Le Village l'hub dell'innovazione by Credit Agricole sbarca a Milano

Un tempo qui, dentro il convento delle suore domenicane di San Lazzaro a Milano, si pregava e si lavorava. Oggi, nello stesso edificio, si continua a lavorare, non perdendo mai di vista l'innovazione. Siamo in pieno centro, nella sede dove sorge il nuovo Le Village, hub dell’innovazione che ha l’obiettivo di selezionare, sostenere e promuovere start up legate alle eccellenze italiane del territorio (food, fashion, furniture) e ad altri settori strategici come il Future Mobility e il settore farmaceutico.

L’hub milanese, primo in Italia, fa parte del network mondiale di Village sviluppato da Crédit Agricole a sostegno delle giovani aziende ad alto potenziale innovativo e di crescita. All'interno dello spazio le startup che vengono ospitate si avvalgono di una serie di iniziative gratuite che puntano a sviluppare il business attraverso servizi di mentoring, programmi di formazione, coaching, incontri con investitori e aziende, supporto al fundraising e all’internazionalizzazione.

Ne parliamo direttamente con il Direttore, oltreché «sindaco» Gabriella Scapicchio, che subito ci tiene a precisare che Le Village non è un semplice coworking, spiegandoci perché.

Qual è la mission di Le Village?«Tutti i Village sono una realtà di innovazione radicata nel territorio. Qui a Milano vogliamo sviluppare innovazione dove l'Italia eccelle e si fa riconoscere. La nostra mission è aiutare e supportare le giovani aziende innovative con un alto potenziale di crescita. Questo attraverso la collaborazione tra interlocutori diversi. Da una parte ci sono gli “abitanti” del Village, le start up, poi i partner che sostengono Le Village e gli abilitatori, soggetti che hanno un forte interesse nell'ambito dell'innovazione privati e pubblici come università e fondi. Il nostro obiettivo è quello di fare sistema con tutti gli stakeholder dell'innovazione».

Per chiarirci le idee, come fa una giovane start up a farsi notare da voi?«Anzitutto possono compilare un form presente sul nostro sito quando lanciamo le “call for start up” verticali. Ci mandano una presentazione e poi un comitato di selezione di 12 figure vaglia la domanda. Guardiamo l'innovatività, il team, il business model e la sua scalabilità e il fatto che abbiano un prodotto sul mercato. Una volta selezionata, facciamo un colloquio e se tutto è ok si trasferiscono qui al Villaggio e iniziamo a lavorare nella fase di accompagnamento e accelerazione. Facciamo affiancamento individuale attraverso mentorship, workshop su temi di interesse e naturalmente la raccolta fondi. In questo senso, attraverso il nostro network, organizziamo incontri dove le start up incontrano i potenziali investitori. Ci tengo a sottolineare che Crédit Agricole non investe direttamente sulle start up, solo così possiamo essere imparziali. Le Village non crea profitto».

Quante start up ospitate?«Ad oggi siamo a 23 start up, contiamo di arrivare a 50 entro la fine dell'anno. C'è un turn-over, abbiamo 225 postazioni e le start up rimangono qua 2 anni, dopo di che devono lasciare il nido, spiccare il volo. Ospitiamo anche start up estere che vogliono sviluppare il loro business qui in Italia. Ma, all'inverso, aiutiamo anche start up italiane che vogliono sviluppare il business all'estero, come la startup Tutored che si è spostata a Parigi in uno dei Village. Ad oggi progettiamo di aprire altri Village a Parma, La Spezia o Pisa, Napoli e Venezia».

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