13 giugno 2019 - 14:06

A Memphis polizia uccide un afroamericano: guerriglia urbana

Già 25 gli agenti feriti nel corso degli scontri proseguiti per tutta la notte. La vittima fuggiva dal controllo di una pattuglia: contro di lui sparati 20 colpi

di Matteo Persivale, inviato a Los Angeles

A Memphis polizia uccide un afroamericano: guerriglia urbana
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Quando si accendono fiammiferi in una polveriera, non si sa mai con precisione quando può scoppiare tutto: a volte succede quando il fiammifero era relativamente piccolo e relativamente distante dagli esplosivi. Però succede. I disordini di Memphis, Tennessee, nei quali almeno ventiquattro agenti di polizia e due giornalisti sono rimasti feriti, sono stati scatenati da quello che dalle prime ricostruzioni non si può catalogare come il tristemente classico episodio nel quale un afroamericano disarmato viene fermato per una vera e presunta infrazione stradale e poi ucciso dalla polizia.

La fuga

Brandon Webber, 20 anni, ucciso l’altra notte a Frayser, a nord di Memphis, da agenti federali che l’avevano rintracciato a casa della madre, era ricercato e secondo la ricostruzione, nella fuga era prima andato a sbattere con la sua auto contro quella dei federali e era poi uscito dall’abitacolo con un’arma in mano.
Un arresto finito malissimo che però è successo poche ore dopo che il procuratore distrettuale di Memphis aveva deciso di non procedere — nel sistema americano l’azione penale non è obbligatoria ma a discrezione dell’accusa — contro un poliziotto che aveva ucciso nell’aprile dell’anno scorso un altro afroamericano, Terrance Carlton. C’è un video della morte di Carlton: si vede il poliziotto che fa stendere il ragazzo e gli intima, chiamandolo «brutto figlio di p...», di mettere «la faccia a terra» oppure «ti ammazzo». Quello fa per girarsi (era steso sul fianco) e in quel momento si sentono gli spari. In mano non aveva un’arma ma un telefono.

Le proteste

È evidente che in questo scenario, l’ennesima decisione a favore di un poliziotto coinvolto nell’uccisione di un nero disarmato che non verrà neppure incriminato, è bastato l’arresto finito male di Webber per scatenare la rabbia del quartiere povero di Memphis. Poliziotti feriti, sassaiole, un muro abbattuto e la stazione dei pompieri devastata. Su Twitter circolavano ieri video nei quali si vedono auto della polizia prese a calci, persone sputare addosso ai poliziotti, finché la folla è stata dispersa con il lancio di lacrimogeni.

Il sindaco

Il sindaco di Memphis, Jim Strickland, democratico, bianco, ha dichiarato che «bisogna essere molto chiari, l’aggressione contro i nostri agenti non aveva nessuna motivazione», ma sono in tanti i politici locali (sempre democratici) a chiedere spiegazioni. Antonio Parkinson, deputato al parlamento del Tennessee, ha dichiarato che «la comunità vuole risposte, è necessaria totale trasparenza nell’investigazione sulla dinamica dell’incidente e sull’agente che ha sparato».

Il cugino

L’agente o «gli agenti»: si parla di almeno 16 colpi (chi dice venti) che avrebbero colpito il ricercato, e Keli McAlister del Tennessee Bureau of Investigation ha spiegato che «la situazione resta fluida». Al giornale locale Daily Memphian, un cugino della vittima ha riassunto la situazione così: «È una pazzia».

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