Zona Nicolato

Immaginate di essere l’allenatore di una squadra che sta perdendo uno a zero all’ultimo minuto. La palla della disperazione raggiunge il vostro centravanti con le spalle rivolte alla porta avversaria. Lui la smorza con il petto, allargando un po’ il gomito per tenere a bada un difensore. Poi si gira di scatto come un ballerino di tango e calcia di destro al volo, con una plasticità di gesti che avrebbe incantato gli scultori dell’antica Grecia. La palla, frustata a dovere, si infila sotto la traversa. Voi schizzate dalla panchina in preda a quel particolare tipo di orgasmo che regalano solo le gioie riacciuffate per la coda, ma l’arbitro chiede l’intervento della moviola e annulla il capolavoro per fallo sul difensore. Partita finita, squadra eliminata. Il mondo vi frana addosso, così in fretta che avete già sotto il naso il microfono del giornalista che vi sta chiedendo: «È un’ingiustizia?» Cosa rispondete?

Mondiali Under 20, la lezione di stile di Nicolato: «Nessuna ingiustizia, forse un errore»

Se dite di sì, diventate vittimisti di successo e tutti i lamentosi si riconosceranno in voi: siete pronti per entrare in politica. Se invece dite: «Non è un’ingiustizia, al massimo è un errore, e forse neanche quello», allora siete Paolo Nicolato, c.t. dell’Italia Under 20 arrivata a un soffio dalla finale dei Mondiali. Una volta l’ultimo minuto si chiamava zona Cesarini, in omaggio a un attaccante che segnava sempre lì. Da oggi lo chiamerò zona Nicolato, per ricordarmi che al mondo esistono persone capaci di perdere al novantacinquesimo senza perdere la dignità.

13 giugno 2019, 06:47 - modifica il 13 giugno 2019 | 12:13

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