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Beni culturali, Bonisoli smantella pezzi della riforma Franceschini

L'Appia Antica, il museo di Villa Giulia, il castello di Miramare e la Galleria dell'Accademia di Firenze non saranno più autonomi. E molte decisioni si trasferiranno a Roma

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Un po’ di picconate e alcuni pezzi della riforma Franceschini vengono giù. Il ministero dei Beni culturali è di nuovo in subbuglio. Il ministro Alberto Bonisoli ha pronta una bozza di riorganizzazione in cui è previsto che quattro dei trentadue musei e siti monumentali resi autonomi da quella riforma, autonomi non siano più. Inoltre avvia un significativo riaccentramento: maggiori poteri vengono assunti dalle strutture romane del ministero e dal segretariato generale, nasce una nuova direzione “Contratti e concessioni” che, oltre una certa soglia di spesa, bandirà gare d’appalto anche per i siti autonomi, compresi quelli di grandi dimensioni (Uffizi, Pompei, Colosseo). Sarà poi la direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio ad autorizzare i prestiti per le mostre. Cambia nome la direzione Arte e architettura contemporanee e periferie urbane: si chiamerà Creatività contemporanea e rigenerazione urbana e comprenderà moda e design.

La bozza è stata inviata ai ministeri dell’Economia e della Funzione pubblica e diventerà un provvedimento definitivo dopo il varo in consiglio dei ministri entro il 30 giugno. I passaggi non sono stati esauriti, modifiche potrebbero essere introdotte, ma l’impianto non dovrebbe cambiare. Si confermano comunque le voci che davano per certa l’intenzione del ministro di ridurre il numero dei musei autonomi e di riportare a Roma una serie di decisioni. I quattro siti che non compaiono più nell’elenco degli istituti autonomi sono il Parco dell’Appia antica e il museo di Villa Giulia a Roma, il castello di Miramare a Trieste e la Galleria dell’Accademia a Firenze.

Nessuno dei direttori dei quattro siti ha ricevuto una comunicazione ufficiale. Non si sa con sicurezza quale sarà il destino dei siti, quale sia stato il criterio per selezionarli né i tempi di applicazione. L’Appia antica si presume possa rientrare nella Soprintendenza di Roma, dov’era prima che fosse resa autonoma, meno probabile che venga aggregata al Parco archeologico del Colosseo. Quando entrò in vigore la riforma Franceschini, in molti si chiesero in che modo potesse essere considerata autonoma l’Appia, che non è un luogo recintato, un sito archeologico al quale si accede pagando un biglietto, ma un pezzo della città di Roma grande oltre tremila ettari. Inoltre paradossale coincidenza vuole che nei prossimi giorni si insedierà alla guida dell’Appia il nuovo direttore, Simone Quilici, scelto nella terna che aveva superato il concorso bandito alcuni mesi fa. Quilici ha appena firmato un contratto della durata di tre anni: resterà direttore oppure il suo ruolo cambierà se l’Appia dovesse tornare a essere una divisione della Soprintendenza di Roma?  

La stessa incertezza grava sul museo di Villa Giulia. Fino ad alcuni anni fa questo gioiello di antichità etrusche era parte della Soprintendenza dell’Etruria meridionale. Poi Villa Giulia è passata al Polo museale del Lazio. Quindi è diventata autonoma, con un direttore, Valentino Nizzo che, vinto il concorso, si è insediato a maggio del 2017 con un contratto che scade a maggio 2021. I risultati? Positivi: nell’ultimo anno i visitatori sono stati 82 mila, ancora non tantissimi in assoluto, comunque il 14 per cento in più rispetto all’anno precedente. Molti sono poi i progetti in cantiere, grazie anche a un bando della Regione Lazio vinto recentemente. Dove andrà Villa Giulia? Qualcuno dice che tornerà dov’era, al Polo museale.

Un futuro complicato rischia di prospettarsi per la Galleria dell’Accademia di Firenze, diretta dal 2015 da Cecilie Hollberg, il cui contratto è in scadenza, come quello dei suoi colleghi, italiani e stranieri, insediatisi con la prima tornata dei concorsi avviati dalla riforma Franceschini. La storica dell’arte tedesca aveva da poco manifestato l’auspicio di restare alla guida del museo che ospita il David di Michelangelo e che vanta un incremento vistoso dei visitatori, oltre 1 milione 700 mila nel 2018 (più 22 per cento rispetto all’anno precedente). «Non trattandosi di un decreto né di una notizia ufficiale», commenta Hollberg, «mi sembrerebbe prematuro esprimermi in merito. Mi sorprende leggerlo, poiché siamo un museo che festeggia un successo dopo l’altro: siamo tra i primi due musei statali italiani». In bilico c’è anche Andreina Contessa: dal giugno 2017 dirige il Castello di Miramare, ha vinto il concorso e si è trasferita a Trieste da Gerusalemme, dove ricopriva un ruolo dirigenziale al Nahon Museum of Italian Jewish Art.