nel dl calabria

Da M5s norma per bloccare le nomine politiche nella sanità ma è tensione con la Lega

di Barbara Gobbi

(FOTOGRAMMA)

4' di lettura

Luigi Di Maio chiama, Matteo Salvini risponde picche. «Nella maggioranza qualcuno sta bloccando il nostro emendamento anti-raccomandati in sanità», afferma il vice presidente del Consiglio pentastellato, dopo aver chiesto platealmente proprio oggi l’assist del suo omologo leghista. Sul banco di prova scricchiolante della tenuta di Governo oggi è il turno della norma sulla trasparenza delle nomine dei manager sanitari, che il Movimento 5 Stelle vorrebbe sganciare dall’arbitrio dei presidenti di Regione. Tanto da aver presentato, sull’onda dell’ultimo scandalo sui presunti concorsi truccati in Umbria, una modifica al Dl Calabria che va in serata all’esame della commissione Affari sociali. Una norma-tampone, in attesa che il Ddl pentastellato a firma Maria Domenica Castellone compia nei prossimi mesi tutto il suo iter parlamentare. Ma allo scambio trasparenza in sanità-autonomia il vice presidente del Consiglio leghista non ci starebbe, inasprendo ulteriormente la tensione con l’alleato che anche in vista del voto europeo del 26 maggio è ai massimi.

La proposta M5s sulla sanità
Un’Italia «in piena emergenza corruzione a partire dalla Sanità, che riguarda la vita delle persone, i nostri genitori e i nostri figli. Per questo è urgente intervenire subito su questo fronte, con un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto Calabria che presenteremo oggi in commissione Affari sociali della Camera, e che ci aspettiamo sia sostenuto dai nostri alleati di Governo. La Lega si impegni fin da stasera a votare questa norma, che è anche la premessa al nostro via libera alle autonomie regionali, presenti nel contratto di Governo così come la trasparenza nelle nomine in Sanità». È duplice il messaggio lanciato oggi dal vice presidente del Consiglio e ministro del Lavoro Luigi di Maio, intervenuto con la titolare della Salute Giulia Grillo, al Senato, a presentare la norma-tampone che mira ad allentare al più presto il controllo della politica sulla sanità. Da una parte, c'è dal leader pentastellato la richiesta di un avallo su un tema a forte valenza elettorale, quale è la trasparenza del Servizio sanitario nazionale; dall'altro il “do ut des” su uno tra i principali dell’omologo Matteo Salvini – l’autonomia regionale – in cima all’agenda del Consiglio dei ministri di lunedì 20 marzo. A una manciata di giorni dal voto europeo.

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Stato impotente dinanzi alle scelte delle Regioni
«Il tema del controllo della politica sulla sanità è urgentissimo – ha rilanciato la ministra Grillo - e non a caso è stato sempre rinviato negli anni, malgrado il susseguirsi degli scandali che hanno appena coinvolto Basilicata e Umbria. Eventi che ci ricordano come l’autonomia che già c’è e consente alle Regioni di gestire oltre il 70% dei loro bilanci, dovrà anche permettere al Governo di sanzionare le eventuali scelte sbagliate dei presidenti. Mentre oggi abbiamo armi spuntate: non esiste uno strumento normativo che consenta allo Stato di far valere questi principi e il caso lampante è proprio l’Umbria, dove il mio ministero ha dovuto limitarsi a offrire la propria collaborazione, non potendo intervenire in modo più cogente».

L’emendamento al Ddl Calabria
La modifica all’articolo 11 che i Cinquestelle presentano oggi in XII commissione di Montecitorio anticipa nei contenuti il Ddl Castellone (M5S) appena incardinato alla Igiene e Sanità del Senato e prevede che «nelle more della revisione dei criteri di selezione dei direttori e comunque non oltre 18 mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, la rosa dei candidati è proposta secondo una graduatoria di merito, sulla base dei requisiti maggiormente coerenti con le caratteristiche dell’incarico da attribuire». I governatori insomma non avranno più mano libera nella scelta dei vertici aziendali ma, come ha ricordato Maria Domenica Castellone, «dovranno attenersi ai punteggi oppure motivare adeguatamente la scelta di non nominare i candidati primi in classifica, per titolo e per merito».

Ddl da approvare entro l’anno
Il Ddl «andrà approvato al massimo entro l’inizio del prossimo anno - ha annunciato Di Maio - ma nel frattempo bisogna intervenire per bloccare «l’emorragia corruzione. A questo serve l’emendamento che presentiamo oggi».
A spiegare la differenza con la legge in vigore è la ministra Grillo: «Oggi - ha detto – le valutazioni dell’elenco dei dirigenti sanitari non sono pubbliche. Questa è una battaglia che facemmo in Parlamento da opposizione quando era ministro Beatrice Lorenzin. Chiedemmo che, quando si fosse fatta la graduatoria nazionale, fosse reso pubblico anche il punteggio ottenuto, ma questo fu negato». Quanto ai concorsi pubblici per le nomine, «c’è un discorso in atto che ancora non è concluso, ma un punto su cui ci focalizziamo - ha rilevato - è la riduzione della discrezionalità, ad esempio prevedendo algoritmi a livello centrale per la scelta delle tracce concorsuali, anche se probabilmente bisognerà virare verso un meccanismo centrato maggiormente sulla valutazione su titoli e curriculum proprio per evitare margini di discrezionalità». Ciò per «non consentire più quello che è acceduto in Umbria, dove tracce concorsuali uscite prima erano girate ad altri generando - ha concluso – un sistema di raccomandazioni».

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