Economia

Trump affonda le Borse: chiudono in rosso dopo le nuove minacce di dazi

Il presidente Usa annuncia a sospresa nuove restrizioni all'import di prodotti cinesi, mentre sembrava vicino un accordo con Pechino. A picco Shanghai e Shenzen. Milano cede l'1,6% ed è la peggiore in Europa

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MILANO - La nuova offensiva di Donald Trump sul fronte commerciale manda a picco i listini di Borsa. Nemmeno l'Europa sfugge alle vendite: Milano a fine giornata segna un passivo dell'1,63%, recuperando leggermente dai minimi della mattina. Variazioni simili nel resto del Vecchio continente: Francoforte perde l'1,01%, Parigi l'1,18% mentre Londra è chiusa per festività. Anche Wall Street risente del contraccolpo: i titoli tecnologi e industriali più esposti alla domanda cinese vanno maggiormente in sofferenza. Quando in Europa chiudono le contrattazioni, il Dow Jones risale leggermente ma resta comunque in deficit dello 0,7%, mentre lo S&P500 cede lo 0,8% e il Nasdaq lascia sul terreno lo 0,9%.

Questa mattina, i principali indici in estremo Oriente hanno registrato alla conclusione degli scambi un rosso pesantissimo: il Composite di Shanghai è crollato del 5,58%, mentre Shenzhen è sprofondata del 7,38% e Hong Kong del 2,9%.

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A innescare la paura degli investitori il tweet di ieri sera con cui il presidente americano ha annunciato dazi al 25% sull'import di 200 miliardi di dollari di beni "made in China" che dovrebbero scattare a partire da venerdì. Una mossa a sorpresa proprio mentre è in corso il rush finale dei negoziati che avrebbero dovuto invece portare a una tregua commerciale tra i due Paesi, con un'intesa che secondo alcuni osservatori sarebbe potuta arrivare proprio questo venerdì.

Pechino in un primo momento aveva lasciato intendere di valutare anche l'annullamento della visita del vice premier Liu He a Washington, ma in mattinata ha fatto sapere che la delegazione cinese "si sta preparando per andare negli Usa" per il nuovo round negoziale sul commercio dell'8 maggio, come da programma. Il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, ha aggiunto di sperare che "Usa e Cina possano trovare una soluzione a metà strada". Trump, oggi, è tornato sulla partita con un cinguettio mattutino: "Gli Stati Uniti stanno perdendo, da molti anni, dai 600 agli 800 miliardi di dollari l'anno in commercio. Con la Cina perdiamo 500 miliardi di dollari, scusate, ma non succederà più!".

Chiusura in leggero calo per l'euro sul dollaro. La moneta unica passa di mano a 1,1195 dollari e a sale sullo yen a 124,17. Cala il biglietto verde verso la moneta nipponica a 110,91 yen. Il contraccolpo del ciclone-Trump si è sentito invece sullo yuan, la valuta cinese che ha ceduto altro terreno sul biglietto verde per arrivare a uno spot rate di 6,7882. Partenza di settimana invece al rialzo per lo spread: il differenziale Btp-Bund si allarga leggermente in area 257 punti, dai 253 della chiusura di venerdì. Il rendimento del nostro titolo decennale si attesta al 2,57%.

L'effetto Trump si fa sentire anche sul petrolio: alla chiusura degli scambi in Europa, il barile a giugno scivola dello 0,3% a 61,7 dollari al barile al Nymex. Il riaccendersi della guerra dei dazi spinge di contro gli investitori verso i beni rifugio come l'oro. Il metallo con consegna immediata si stabilizza a 1.280 dollari l'oncia.

Per quanto riguarda, infine, le indicazioni macroeconomiche, a marzo il volume delle vendite al dettaglio nell'Eurozona è risultato invariato su base mensile. Rispetto a marzo 2018 è aumentato dell'1,9%. In calo l'indicatore Pmi sul settore dei servizi: l'indice costruito intervistando i direttori agli acquisti ha segnato 52,8 punti nella zona con la moneta unica e 50,4 solamente in Italia. Resta comunque sopra la soglia di 50 punti che separa l'espansione dalla contrazione economica.