Un anno fa

In Italia ci sono 545mila le famiglie in cui la donna porta a casa uno stipendio e l’uomo no.

Delle donne si sa con certezza che sono oltre mezzo milione, hanno tra i 25 e i 64 anni.

Dell’uomo si sa che non hanno reddito e, quindi, probabilmente nemmeno un lavoro. Forse si occupa dei figli, o si fa mantenere e si disinteressa del resto. Oppure si arrangia con lavori in nero, lontani dai circuiti dell’ufficialità.

Dai dati si ottiene solo un’altra informazione. Le famiglie formalmente rette da donne sono circa il 5% del totale dei nuclei italiani, una cifra costante negli ultimi anni.

È un fenomeno da capire. Nei mesi successivi il Censis pubblicherà un rapporto basato su una rilevazione legata all’Auditel. Emerge un fenomeno più vasto: 2,9 milioni di famiglie sono rette dal lavoro delle donne anche monoreddito.

È il caso di approfondire ancora il tema.

Un secolo fa

Sulla Stampa si racconta la storia di Gianna Prandoni, una signora torinese che da sola in due anni ha raccolto 54.738 lire per comprare vestiti e materie prime da mandare ai soldati al fronte e da versare alla Croce Rossa e agli orfani di guerra.

Letti a sacco, pigiama di flanella, passamontagna, panciere: l’elenco di vestiti e oggetti spediti è lungo. Vengono acquistati con i fondi raccolti oppure vengono fabbricati dalla donna e da alcune sue aiutanti in gran parte reclutate tra insegnanti e alunni delle scuole.

Oggi sembra un gesto di grande generosità ma del tutto normale. Cento anni fa anche attraverso queste iniziative si costruiva la nuova autonomia delle donne.