4 maggio 2019 - 19:56

Difesa, sicurezza, Siri: tra Lega e M5S è lite su tutto. Scontro per un tweet di Trenta (poi cancellato) sui migranti

Il premier Conte cerca la tregua: «In Consiglio dei ministri nessuna conta» Ma Di Maio accusa Salvini di attaccare la ministra per «coprire» il sottosegretario

di Monica Guerzoni

Matteo Salvini ed Elisabetta Trenta Matteo Salvini ed Elisabetta Trenta
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Il vocabolario politico gialloverde ha esaurito le metafore belliche. E così i 5 Stelle rispolverano il film di Terrence Malick sulla follia della guerra nel Pacifico, La sottile linea rossa. Dopo ore di veleni e veline incrociate tra Viminale e Difesa, il Blog delle stelle mitraglia: «La Trenta non si tocca! Non ci era mai capitato prima di vedere un ministero, l’istituzione, usata a fini elettorali. Si è superata una linea rossa». Finché, alle nove di sera, Luigi Di Maio mira al bersaglio grosso: «Non serve che la Lega attacchi Trenta per provare a coprire il caso Siri... Basta farlo dimettere».

È solo l’ultimo scontro di un’altra giornata di fuoco, ruotata attorno a un tweet errato della Difesa, alla sicurezza e alla poltrona di sottosegretario del leghista Armando Siri, indagato per corruzione. Un groviglio di tensioni che rende sempre più instabile l’esecutivo, per quanto gli azionisti di maggioranza giochino alla tregua. «Mi fido di Conte», smentisce la voglia di ribaltare il tavolo Matteo Salvini. Il problema è superare lo scoglio di mercoledì, quando il tema del destino di Siri approderà in Consiglio dei ministri. Il sottosegretario non si arrende e il vicepremier leghista ancora non molla il suo consigliere economico. Ma Di Maio, che ha la maggioranza dei ministri, pregusta la vittoria: «Quanto casino sta facendo la Lega per una poltrona!». Giuseppe Conte crede di avere le dimissioni di Siri in tasca e tranquillizza: «Non ci sarà nessuna conta». È più di un auspicio e infatti il premier smentisce come «tutte false» le voci sulla fine imminente del governo e rivendica di aver «anticipato con trasparenza» il benservito a Siri, la decisione «più giusta». Farà un passo indietro? «Non ho dubbi». Salvini è furioso, ma si mostra indifferente: «La conta? Non mi interessa». E il governo? «Durerà fino in fondo».

È rissa anche sulla sparatoria di Napoli, con Di Maio che invoca «più sicurezza, più uomini sul terreno, più prevenzione». Nicola Morra si chiede dove il ministro dell’Interno trovi il tempo per twittare e lo sprona a occuparsi di contrasto alla mafia. Il «sacro» Blog delle Stelle va oltre: «Gli staff del Viminale sono pagati con soldi degli italiani per occuparsi della sicurezza, non per fare campagna elettorale». E se Renzi propone a Salvini di «lasciare il Viminale ad altri», per i leghisti il ministro da rimuovere è quello della Difesa. Colpa di un tweet sbagliato (e subito cancellato), in cui Trenta si complimentava con la Marina per aver soccorso pescherecci italiani presi di mira dai libici. «Le Forze armate — attacca la Lega — meritano di più».

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