4 maggio 2019 - 10:43

Stan Chudnovsky (Facebook): «Così unificheremo le nostre applicazioni»

Il capo di Messenger sull’unificazione di Messenger, Whatsapp e Instagram: «Ci vorranno anni. Abbiamo bisogno di tempo per capire cosa stiamo costruendo»

di Martina Pennisi, inviata a San Jose

<span style='font-weight:bold;font-style:normal;'>Stan Chudnovsky (Facebook): «Così unificheremo le nostre applicazioni»</span> Afp
shadow

Classe 1970, nato e cresciuto in Russia, ex vice presidente di PayPal: Stan Chudnovsky non è uno dei volti più noti di Facebook, ma è uno dei più importanti. Da un anno è a capo di Messenger, una delle tre app su cui Zuckerberg vuole edificare il futuro della sua società. Durante la conferenza degli sviluppatori, Chudnovsky ha risposto alle domande di un gruppo di giornalisti.

Stan Chudnovsky
Stan Chudnovsky

State lavorando all’unificazione di Messenger, Whatsapp e Instagram. Quanto ci vorrà?
«Anni, di sicuro nel 2019 non vedremo grandi cambiamenti. Abbiamo bisogno di tempo per capire cosa stiamo costruendo. Almeno fino a dicembre ci dedicheremo alle consultazioni con governi, i loro rappresentanti e i difensori di sicurezza, privacy e crittografia. Poi avremo le idee più chiare».

Come funzionerà?
«Come l’invio degli sms fra numeri di diversi operatori: avviene senza che ci si debba pensare. Basterà digitare il nome di una persona per contattarla su Messenger, Whatsapp o Instagram Direct partendo da una qualsiasi delle tre».

Si potrà partire anche dal solo numero di telefono?
«Sì, se è associato ad almeno una delle app. Come accade adesso su Whatsapp, chi verrà contattato potrà poi decidere se continuare la conversazione o bloccarla».

Quali dati saranno condivisi fra le app?
«È più utile chiedersi quali siano le regole per la condivisione dei dati e capire come ci possiamo adattare (si riferisce all’Ue, che potrebbe osteggiare l’unificazione, ndr)».

Come farete soldi?
«Se ci saranno le persone e ci saranno le aziende, ci saranno molte opportunità di monetizzazione a cui magari non stiamo ancora pensando».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT