3 maggio 2019 - 21:57

La ministra Stefani: «Il caso Siri? Anche io sono avvocato: le indagini non sono condanne»

La leghista: «Sull’autonomia il Movimento 5 Stelle ci dica cosa vuole fare: da due mesi e mezzo stiamo aspettando una risposta politica»

di Marco Cremonesi

La ministra Stefani: «Il caso Siri? Anche io sono avvocato: le indagini non sono condanne» Erika Stefani, ministra per gli Affari regionali e le Autonomie
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«Siri? Io nasco avvocato e credo davvero nel principio di giustizia per cui una persona è innocente fino alla condanna». Erika Stefani, avvocato per una vita e da undici mesi ministro leghista per gli Affari regionali sposa la linea garantista riguardo al sottosegretario ai Trasporti indagato: «Sono convinta che la magistratura debba poter lavorare ma anche che la politica debba poter fare il suo lavoro. E un’indagine non è una condanna». Ma anche al di là della vicenda Siri, le autonomie differenziate, chieste con referendum da Lombardia e Veneto e per via istituzionale da altre nove Regioni, segnano il passo. E pare ormai quasi impossibile che l’accordo possa arrivare prima delle Europee.
Le autonomie rischiano almeno per ora di tramontare?
«A me piace essere presa sul serio, i testi sulle autonomie sono stati depositati il 14 febbraio. Ora i 5 Stelle ci dicano che cosa vogliono. Semplicemente, che cosa vogliono».
La sua collega Barbara Lezzi, che ha la delega per il Sud, sostiene che la Lega ha «dei timori» e che per questo le autonomie non sono approdate a Palazzo Chigi.
«Non so di quali timori parli. Però, è davvero un po’ curioso. Noi, su richiesta di Conte, abbiamo consegnato il testo su due colonne: in una la proposta, nell’altra le questioni che richiedevano una discussione politica. Da due mesi e mezzo serve soltanto quella: una risposta politica».
E i 5 Stelle? Hanno fatto finta di nulla?
«Dicono che è necessario parlarne. E intanto il tempo passa. Quale è il problema? Il divario Nord Sud? Bene: parliamone. Io, proprio su indicazione della collega Lezzi, ho esplicitato il fatto che non ci debba essere alcuna penalizzazione per nessuna Regione. Però, loro devono dire qualcosa».
Di Maio ha anche detto che il «cronoprogramma» delle autonomie è rallentato dalla vicenda Siri.
«Mi auguro di incontrare Conte la prossima settimana, così come concordato». E le Province? Luigi Di Maio ha detto che «chi le vuole si trovi un altro alleato»... «Noi siamo convinti che in un’ottica di sistema, con le nuove autonomie in arrivo, le Province abbiano una dignità e anche una necessità».
Sì, ma Di Maio minaccia di rompere l’alleanza. E dunque il governo.
«Questo governo si basa su un contratto che contiene tante cose importanti: spero che si possa darvi esecuzione. C’è da cambiare il Paese».

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