ministero della salute

Oncologia innovativa, al via un progetto pubblico con l’uso di cellule «Car T»

di Barbara Gobbi

Un cittadino su due denuncia,"troppo difficile curarsi"

4' di lettura

Sei gruppi di lavoro pronti a partire su altrettanti sotto-progetti: identificazione di nuovi target tumorali sia nell’ambito d’elezione dei tumori ematologici sia sul fronte oggi pionieristico delle neoplasie solide; validazione su modelli animali; focus sull’efficacia delle terapie; ricerca mirata sulla sicurezza e quindi sui profili di tossicità; ottimizzazione dei processi produttivi; coordinamento sul tema della proprietà intellettuale e della copertura brevettuale. Questo il programma di lavoro del “Progetto Italia Car T Cells” inviato dal ministero della Salute alla commissione Cultura della Camera, i cui contenuti sono anticipati dall’agenzia Radiocor Plus.

Lo studio di fattibilità prevede lo sviluppo in una rete di officine pubbliche delle Chimeric Antigen Receptor T-cell (cellule Car T) per il trattamento dei tumori: un procedimento complesso in cui alcune cellule del sistema immunitario sono prelevate dal paziente, geneticamente modificate in laboratorio per poter riconoscere le cellule tumorali e poi reinfuse nel malato. Una soluzione terapeutica con percentuali di guarigione del 40% - oggi dedicata a pazienti in ricaduta o con malattia refrattaria, fino a 25 anni con leucemia linfoblastica acuta a differenziazione B cellulare e adulti con linfomi diffusi a grandi cellule B e linfomi a grandi cellule B primitivi del mediastino - ma rispetto alla quale i malati italiani sono in attesa: i prodotti Kymriah (Novartis) e Yescarta (Gilead) autorizzati nei mesi scorsi dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) sono tutt’ora fermi al comitato prezzi e rimborso di Aifa.

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Il progetto di fattibilità
A spiegare il progetto di fattibilità sulle “Car T di Stato”, commissionato al Governo da un ordine del giorno della Camera dei deputati allegato all’ultima legge di Bilancio e per cui sono disponibili 10 milioni di euro, è Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità fresco di nomina dalla ministra della Salute Giulia Grillo e direttore del Dipartimento di Ematologia e Oncologia pediatrica dell’Ospedale-Irccs Bambino Gesù di Roma, dove coordina trial accademici focalizzati su leucemia linfoblastica acuta e neuroblastoma. «Il documento che, come richiesto, abbiamo inviato all’approvazione della commissione Cultura della Camera - spiega - punta a creare una massa critica tra Istituti di ricerca a carattere scientifico, altre strutture in prima linea sulle immunoterapie e la società privata MolMed, per sviluppare in due anni percorsi pre clinici che, se tutto andrà bene, negli anni successivi sfoceranno in clinical trial. L’iniziativa mette a fattor comune una rete di eccellenze italiane ed è aperta a qualsiasi altro soggetto abbia le competenze e l’interesse a partecipare».

Le risorse in campo
Per un progetto di ricerca sulle Car T, il Parlamento ha stanziato 5 milioni di euro per il 2019 e altri 5 sono stati blindati con la stessa finalità dalla legge di Bilancio. Briciole, rispetto alle centinaia di milioni di euro investiti dalle companies, impegnate in un fermento mondiale di acquisizioni e partnership. Eppure afferma Locatelli, «quei 10 milioni oggi a disposizione possono bastare per la parte pre clinica. È chiaro che se si passerà alla conduzione di trial, bisognerà fare conti diversi. Intanto, mettere a punto questo modello che mira in prima battuta a identificare nuovi target terapeutici, anche per le neoplasie solide, e a definire meccanismi che sottendono alle potenziali tossicità delle Car-T, è già un obiettivo straordinariamente importante». Nel frattempo dal comitato Prezzi e rimborso di Aifa tutto tace. «Ci tengo a sottolineare - precisa Locatelli - che si tratta di situazioni e percorsi diversi e separati. Il programma di sviluppo che il ministero della Salute porta avanti con Alleanza contro il cancro, con la rete degli Irccs oncologici e con gli istituti “esperti” che lavorano sulle immunoterapie e a cui partecipa MolMed, ha il preciso obiettivo di arrivare a una traslazione clinica nel minor tempo possibile e nel migliore interesse dei malati. È chiaro che il progetto è aperto al contributo di aziende farmaceutiche interessate».

Il ruolo del privato
Oggi l’unico soggetto privato in campo nel progetto della “nuova oncologia di Stato” guidata dal ministero della Salute Cinquestelle è MolMed, azienda biotecnologica focalizzata su ricerca, sviluppo e validazione clinica di terapie innovative per la cura del cancro. Il presidente Riccardo Palmisano è anche alla guida di Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie: «MolMed - spiega - parteciperà al gruppo di lavoro sui processi produttivi, articolato nei due ambiti miglioramento di processo e sostenibilità, cioè contenimento dei costi. Il nostro peso specifico è duplice: da un lato portiamo l’expertise industriale, dall’altra contiamo di apportare concretezza e realismo. I tempi e le cifre a disposizione del progetto sono tarati su uno studio di fattibilità. Ai pazienti dev’essere chiaro che la risposta per le prime patologie interessate dalle terapie cellulari Car sta arrivando dall’industria con i due prodotti già approvati e autorizzati sia da Fda sia da Ema. Perciò da presidente di Assobiotec dico: valorizziamo la ricerca italiana sui Car ma intanto cominciamo ad autorizzare in Italia i prodotti già esistenti e che in Inghilterra, Spagna e Germania sono già in commercio e a disposizione dei malati».

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