«Le Province sono uno spreco, inutile ammalarsi di amarcord per farle ritornare. Chi le vuole si trovi un altro alleato». Così Luigi Di Maio presentando il programma europeo del M5S. Su Siri, invece, ribadisce: «Il M5S non arretra sulla questione morale».

«Le Province sono in una situazione ibrida. La verità è che si è fatto finta di eliminarle e non sono state eliminate, bisogna fare una scelta: ridare fiato o eliminarle del tutto», afferma la ministro della Pa Giulia Bongiorno. Salvini però liquida subito ogni polemica. «Mi sto occupando di sicurezza, non ho tempo di rispondere alle polemiche», dice il vicepremier e ministro dell’Interno ai cronisti, a margine dell’incontro a Budapest con il suo omologo Sandor Pinter, che gli chiedevano un commento alle parole di Di Maio sulle province e sul sottosegretario Siri. Poi però lancia una stoccata: «Ridurre le tasse è l’unico modo per far ripartire il Paese: il reddito di cittadinanza non fa ripartire l’Italia».

Secondo i dati forniti dal Codacons le Province italiane costano ancora 185 euro l’anno a famiglia, nonostante la riforma introdotta dalla Legge Delrio del 2014 e i numerosi tentativi della politica di abolirle. «Oggi tali enti continuano a pesare sulla collettività e i loro costi di funzionamento sono pari a 4,8 miliardi di euro annui, ossia circa 185 euro a famiglia - spiega il presidente Carlo Rienzi - le riforme introdotte negli ultimi anni hanno prodotto un taglio delle spese, considerato che nel 2011 le Province costavano circa 8,4 miliardi di euro annui. Un risparmio determinato in gran parte dalla riduzione del numero di dipendenti, ridotto di circa 16mila unità. Tuttavia le Province continuano ancora ad assorbire soldi pubblici, poiché a loro sono demandate alcune funzioni fondamentali come la pianificazione territoriale, i trasporti pubblici, la costruzione e gestione delle strade provinciali, l’edilizia scolastica».

«Al di là dell’opportunità di abolire o meno le province - conclude Rienzi - è evidente che i costi per finanziare gli enti locali potrebbero essere sensibilmente ridotti attraverso una razionalizzazione delle funzioni e una migliore suddivisione dei compiti, ad esempio unificando Province, Camere di commercio e Prefetture, in modo da ottimizzare le prestazioni rese sul territorio e ridurre i costi a carico della collettività».

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