2 maggio 2019 - 16:24

Stupro Viterbo, la vittima: «Ho paura di loro e delle minacce»

La 36enne ha parlato attraverso il suo legale che aggiunge: «Teme di essere minacciata affinché si rimangi quanto raccontato. È ancora molto scossa psicologicamente»

di Redazione Roma

Stupro  Viterbo, la vittima: «Ho paura di loro e delle minacce»
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«Ho paura, ho ancora paura di loro e spero che restino in carcere». È quanto ha detto al suo legale, l’avvocato Franco Taorchini, la vittima della violenza avvenuta il 12 aprile scorso a Viterbo da parte di due militanti di Casapound. «Siamo pronti ad affrontare un incidente probatorio per cristallizzare la denuncia, siamo tranquilli perché siamo nel giusto - prosegue il penalista-. La mia assistita teme di essere minacciata affinché si rimangi quanto raccontato. È ancora molto scossa psicologicamente, è una situazione difficile da affrontare».

La testimonianza come prova acquisita

Proprio per il timore che la donna possa essere oggetto di minacce e pressioni per ritrattare la sua denuncia e in considerazione della paura manifestata dalla stessa vittima, la procura di Viterbo sarebbe orientata ad ascoltare la donna in sede di incidente probatorio. In questo modo il racconto della vittima entrerebbe nel processo come prova acquisita.

La posizione del padre di Licci

Intanto in queste ore proseguono le indagini sullo stupro di Viterbo. Agli atti, oltre ai video girati dai due indagati, Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, anche una serie di messaggi trovati sui loro cellulari. Tra questi anche uno del padre di Licci, simpatizzante di CasaPound, che intima al figlio di «cancellare i video e le foto» che mostrano le fasi della violenza sessuale. Dal punto di vista penale, in base a quanto si apprende, il padre del giovane non rischia l’iscrizione nel registro degli indagati in quanto parente dell’arrestato.

I video e le foto

In totale sono tre i video e quattro le foto della violenza che hanno fatto il giro delle chat Whatsapp nella cerchia di amici e militanti politici dei due indagati nei giorni successivi ai fatti. La volontà di condividere le scene di violenza e sopraffazione messa in atto nei confronti di una persona in stato di semincoscienza come una sorta di «trofeo». Nei frame si vedono «reiterati abusi», scrive il gip nell’ordinanza, portati avanti tra risate, minacce e gesti che sono indice di «un mancato controllo degli impulsi». Per il giudice sussiste «un gravissimo quadro indiziario di colpevolezza in ordine al reato per il quale c’è la richiesta cautelare nei confronti di entrambi gli indagati». I due restano, intanto, in attesa della decisione del gip che nei prossimi giorni dovrà decidere in merito alla richiesta di scarcerazione o attenuazione della misura cautelare.

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