1 maggio 2019 - 00:33

Governo, gelo Salvini-Di Maio. Ed è scontro su Siri e autonomie

Conte a Tunisi con Salvini e Di Maio, poi il consiglio dei Ministri: «Mi tirano la giacca in alto e in basso, ma la mia giacca non si tira più di tanto»

di Dino Martirano

Governo, gelo Salvini-Di Maio. Ed è scontro su Siri e autonomie
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ROMA — Slitta ancora l’atteso chiarimento di governo sul caso di Armando Siri, il sottosegretario leghista indagato per corruzione che il M5S vorrebbe far dimettere nonostante le resistenze di Matteo Salvini. E tra i due partiti della maggioranza si riapre la disputa sulle Autonomie. Al termine della riunione a palazzo Chigi il Carroccio annuncia l’intesa, ma la reazione dei 5Stelle è gelida: «Conte farà un tavolo per valutare le criticità». Matteo Salvini incassa invece la nomina a prefetto di Roma di Gerarda Pantalone, finora responsabile del Direzione Immigrazione del Viminale, che ha gestito la politica dei «porti chiusi».

Dopo il faccia a faccia di lunedì sera a palazzo Chigi tra il premier e il sottosegretario leghista sembrava scontata la decisione sul destino di Siri. E invece Conte, arbitro in questa partita tra i due vicepremier, ha chiesto altro tempo. E lo ha fatto rispondendo a Tunisi — dove era con i suoi vice che si sono ignorati — a una domanda in conferenza stampa: «Quotidianamente mi chiedete novità sul caso Siri, ho annunciato quali sono i principi del percorso che sto seguendo con molta trasparenza. Vi chiederei di pazientare e sono disponibile a indire una conferenza stampa quando la decisione verrà adottata. Non vorrei parlarne ogni giorno visto che siamo nel pieno di un percorso. Capisco che la stampa cerchi di tirarmi in alto e in basso, ma la mia giacca, per quanto abbia le maniche larghe, non si lascia tirare più di tanto». Nella Lega c’è chi inizia a fare «un’analisi dei costi e dei benefici» della difesa a oltranza di Siri anche se poi, come fa il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, si torna al parallelo con il caso Raggi: «Non vorrei si passasse a due pesi e due misure, dove un’indagine sul sindaco di Roma durata due anni comporta la permanenza del sindaco e un’indagine di qualche giorno sul sottosegretario comporta le sue dimissioni».

In serata la ministra Erika Stefani illustra ai colleghi la bozza del provvedimento sulle Autonomie e alla fine una nota della Lega parla di «intesa da portare al prossimo consiglio». Ma il M5S ribatte: «Nessuna decisione, la relazione della Stefani è stata approssimativa, un compito fatto male, invece la riforma va fatta bene. Salvini ha proposto di ridiscutere ma nessuno ha risposto. Le priorità sono altre come salario minimo e taglio degli stipendi dei parlamentari perché, come ha detto Di Maio, prima mi preoccupo di come alzare gli stipendi degli italiani».

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