Nonostante le ultime notizie positive (l’Istat rivela che a marzo il tasso di occupazione sale al 58,9%, mentre il pil torna positivo con uno 0,2%9), i direttori del personale italiani scendono in campo e presentano un loro decalogo di proposte concrete da approvare subito. I responsabili delle risorse umane riuniti nell’Aidp (oltre 3 mila associati) vogliono riportare il dibattito e il confronto sulla riforma del lavoro e lanciamo un appello bipartisan al confronto a tutte le forze politiche, sociali e alle istituzioni. Queste in sintesi le richieste.

Serve da subito una legge sulla rappresentatività, affermano gli Hr manager, che assicuri un dialogo sindacale in cui si sa con chi trattare e firmare accordi validi. In questo momento infatti secondo il Cnel ci sono nel nostro paese più di 800 contratti collettivi nazionali di lavoro, firmati a volte da piccoli settori e da associazioni di comodo. Uno sfoltimento diventa obbligatorio insieme a una nuova normativa sulla rappresentanza. Il secondo aspetto che sta a cuore ai direttori è quello dell’aumento della produttività, tema su cui il nostro paese è in debito rispetto ai concorrenti, che presenta un valore per le aziende ed anche per il Paese e quindi deve essere ampliata e stimolata anche con la detassazione.

C’è anche da semplificare e risolvere il tema di un contratto di lavoro per i lavori occasionali (così come è stato fatto per gli steward degli stadi e probabilmente si farà con i rider); serve regolare il lavoro occasionale, dotandolo anche di un forte apparato sanzionatorio in caso di abusi, e soprattutto quello autonomo. I direttori del personale pensano anche al rilancio del contratto di apprendistato, che ha un valore formativo e rappresenta un elemento di forte impulso all’occupazione giovanile ed alla dotazione di competenze concrete. A questo punto gli associati Aidp propongono un contratto di lavoro più coraggioso per attrarre i cervelli in fuga o che sono già fuggiti da tempo; e ipotizzano un contratto a tempo determinato di inserimento, con un cuneo fiscale uguale a zero (per 4 anni) per attrarre i talenti da paesi esteri e di valenza strategica per il nostro sistema produttivo.

Se questi sono i primi cinque punti della nuova Carta del lavoro, i responsabili risorse umane snocciolano altre cinque proposte su altri temi. Per esempio il ripristino della a-causalità per i contatti a termine e per la somministrazione per la durata di almeno 24 mesi, che è stata fortemente depotenziata dal Decreto Dignità. Anche il welfare per la famiglia è uno dei punti critici su cui operare, potenziare nuove misure di conciliazione vita-lavoro, congedo parentale potenziato, misure per giovani coppie con figli. Le agevolazioni fiscali dovrebbero produrre una forte spinta alla formazione con la totale deducibilità per la formazione 4.0 e il rilancio dell’integrazione scuola-lavoro, aumentando le ore obbligatorie di formazione sul campo. Le ultime due proposte sono la reintroduzione del contratto a progetto ma solo per le alte tipologie professionali autonome e le politiche attive del lavoro. Su quest’ultimo punto i direttori del personale rilanciano il ripristino dell’assegno di ricollocazione e soprattutto del sistema integrato misto pubblico-privato (rete per Centri per l’impiego e Agenzie per il lavoro), in una logica competitiva e premiante per la collocazione di chi è in cerca di lavoro.

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