Nel Regno Unito non si ferma la battaglia per arrivare a fondo della verità dello scandalo del sangue infetto. Secondo le stime, che sono ancora da verificare con esattezza, più di 2.400 persone sono morte e 25mila sono probabilmente state contagiate da Hiv ed epatite C dopo aver ricevuto trasfusioni o emoderivati contaminati negli anni ’70, ’80 e inizio ’90. Dopo anni di insistenza da parte delle associazioni delle vittime oggi prende il via l’inchiesta pubblica che avrà lo scopo di provare a capire il numero esatto di persone che sono state infettate, l’impatto che l’infezione ha avuto sulla vita delle persone, indagare se ci sono stati tentativi di nascondere lo scandalo e naturalmente identificare eventuali responsabilità.

Verranno raccolte le testimonianze delle persone coinvolte a Londra ma anche a Belfast, Leeds, Edimburgo e Cardiff in un’indagine che potrebbe durare fino a tre anni e nella quale dovrebbero essere ascoltati circa 2.500 persone, in audizioni pubbliche che saranno trasmesse in streaming. Saranno interrogati anche membri del personale e funzionari del servizio sanitario pubblico e diversi politici. Ad essere infettati sono stati principalmente emofiliaci, ma anche pazienti che avevano bisogno di una trasfusione dopo un’operazione o un parto, o che hanno contratto il virus tramite i propri partner.

Quella del sangue contaminato “è una tragedia che non avrebbe mai dovuto accadere e ha causato per decenni dolore e danni inimmaginabili per le vittime e le loro famiglie”, ha affermato Theresa May annunciando che il governo aumenterà il sostegno finanziario alle vittime da 46 a 75 milioni di sterline l’anno. Con l’inizio dell’inchiesta pubblica “inizierà un viaggio che sarà dedicato ad arrivare alla verità di ciò che è accaduto e a fare giustizia per tutte le persone coinvolte”, ha promesso la premier britannica. L’impegno del governo è stato però criticato da Factor 8, uno dei gruppi che riunisce le vittime dello scandalo, che lo ha definito un “palese tentativo di limitare i danni” in quanto il sostegno ammonterebbe a meno di 900 sterline a persona.

Il plasma infetto proveniva principalmente dagli Stati Uniti e derivava spesso dal sangue di detenuti e tossicodipendenti che venivano pagati per le donazioni. A complicare la situazione il fatto che l’esistenza del virus dell’epatite è stata confermata scientificamente nel 1989 e i test per la sua identificazione sono stati messi a punto solo nel 1991. Al 1995 risale il primo tentativo di rintracciare tutti pazienti che avevano ricevuto plasma infetto ma i risultati sono stati solo parziali. Nel 2008 il governo scozzese annunciò un’inchiesta che fu guidata da lord Penrose e i cui risultati furono pubblicati nel 2015 ma criticati da più parti. “L’unica raccomandazione del rapporto Penrose fu di fare uno screening su chiunque fosse ritenuto a rischio di infezione in quel periodo, ma non gli è stato dato seguito”, ha spiegato parlando al Guardian Clive Smith, dell’Haemophilia Society, denunciando: “Spesso i nostri membri ci hanno raccontato di essere stati testati per l’Hiv a loro insaputa, senza il loro consenso e senza essere informati dei risultati”.

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