28 aprile 2019 - 12:45

Il Papa: Libia, corridoi umanitari per i profughi oggi ancora più in pericolo

Francesco lancia da piazza San Pietro un appello per salvare specialmente donne, bambini e malati. E chiede alla Comunità internazionale sostegno per le vittime degli alluvioni in Sudafrica

di Ester Palma

Il Papa: Libia, corridoi umanitari per i profughi oggi ancora più in pericolo
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«Vi invito a unirvi alla mia preghiera per i profughi che si trovano nei centri di detenzione in Libia, la cui situazione, già molto grave, è resa ancora più pericolosa dal conflitto in corso. Faccio appello perché specialmente le donne, i bambini e i malati possano essere al più presto evacuati attraverso corridoi umanitari». Dalla finestra su piazza San Pietro, nella domenica dopo Pasqua in cui la Chiesa celebra la festa della Divina Misericordia, Papa Francesco torna a chiedere aiuto per i profughi nel Paese africano ulteriormente insanguinato dal conflitto interno in corso. E chiede preghiere e sostegno anche «per quanti hanno perso la vita o hanno subito gravi danni per le recenti alluvioni in Sudafrica. Anche a questi nostri fratelli non manchi la nostra solidarietà e il concreto sostegno della Comunità internazionale».

«Toccare le piaghe di Gesù nei fratelli che soffrono»

Ma oggi è anche il giorno in cui la Chiesa ortodossa celebra la Pasqua e il Papa ha fatto gli auguri «ai nostri fratelli e sorelle delle Chiese Orientali, il Signore risorto doni loro gioia e pace». E ha invitato i fedeli sulla piazza a rivolgere «un applauso per tutti i cattolici e ortodossi orientali». Poco prima aveva commentato il Vangelo di oggi, che racconta l’apparizione di Gesù nel Cenacolo dopo la Resurrezione, dicendo: «Dalle piaghe di Gesù scaturisce la misericordia. Tutti abbiamo bisogno della misericordia, avviciniamoci a Gesù e tocchiamo le sue piaghe, che sono quelle dei nostri fratelli che soffrono. Ecco chi cerca pace, chi non è in pace, può trovarla così». Sul tema delle piaghe di Gesù il Papa ha insistito molto: «Il Risorto reca l’autentica pace, perché mediante il suo sacrificio sulla croce ha realizzato la riconciliazione tra Dio e l’umanità e ha vinto il peccato e la morte. I suoi discepoli per primi avevano bisogno di questa pace, perché, dopo la cattura e la condanna a morte del Maestro, erano piombati nello smarrimento e nella paura. Gesù viene incontro all’incredulità di Tommaso, invitandolo a toccare le sue piaghe, che sono la fonte della pace, perché sono il segno dell’amore immenso di Gesù». Ma non solo: «Il secondo dono che Gesù risorto porta ai discepoli è la gioia. L’evangelista riferisce che i discepoli gioirono al vedere il Signore, il tempo pasquale è tempo di gioia».

Per i nuovi Beati in Argentina

Il Papa ha poi ricordato che «ieri a La Rioja, in Argentina, sono stati proclamati Beati Enrique Angel Angelelli, Vescovo diocesano, Carlos de Dios Murias, francescano conventuale, Gabriel Longueville, sacerdote fidei donum, e Wenceslao Pedernera, catechista. Questi martiri della fede sono stati perseguitati per causa della giustizia e della carità evangelica. Il loro esempio e la loro intercessione sostengano in particolare quanti lavorano per una società più giusta e solidale».

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