Politica

Province, ancora scontro nel governo. Salvini: "I 5S si mettano d'accordo con se stessi". Di Maio: "Le cose si fanno in due"

(ansa)
Botta e risposta fra i due vicepremier divisi sull'opportunità o meno di lasciare in vita questi enti
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Il M5s vuole abolire le province, la Lega cancellarne l'abolizione, o meglio la riduzione prevista dal disegno di legge Delrio approvato nel 2014. Su questo ennesimo terreno di scontro nel governo gialloverde va in scena oggi il secondo atto della polemica, con il botta e risposta a distanza tra i due vicepremier. Matteo Salvini, in tour elettorale nell'hinterland milanese, afferma senza mezzi termini: "Se Luigi Di Maio mi spiega chi sistema le scuole e le strade andiamo d'amore e d'accordo. Poi i Cinque Stelle si mettano d'accordo con se stessi, perché altri viceministri dei 5 Stelle stanno lavorando per dare forza alle province". Il riferimento è alla viceministra dell'Economia M5s Laura Castelli, seduta al tavolo per la riforma degli enti locali, quando nella bozza è entrata la riesumazione delle province, e convinta che così come sono oggi questi enti non funzionano. Quella sulle province, continua il leader leghista, "è un'ennesima situazione in cui i 5 Stelle devono decidere tra sì no e forse".


Di Maio affida la sua risposta a Facebook: "Questa storia delle province mi sembra assurda

Salvini rilancia anche sul tema dell'autonomia regionale. E a Cantù risponde a una domanda sulla possibilità di emendare alle Camere l'accordo sull'autonomia di Regione come Veneto e Lombardia, possibilità appoggiata fra gli altri dal ministro per il Sud Lezzi. "Non vorrei che qualcuno usasse il Parlamento per perdere mesi o anni su una riforma che è urgente - risponde - Conto che a brevissimo il Consiglio dei ministri approvi la riforma che per la Lega è già ben chiara, c'è nel contratto di governo. I grillini sia in Veneto sia in Lombardia hanno sostenuto il referendum e quindi mi auguro che non abbiano cambiato idea".

In merito ribatte anche Di Maio da Varsavia, a margine della kermesse di Kukiz'15: "Sull'autonomia il M5S sarà garante della coesione nazionale. Il Veneto e la Lombardia hanno votato e hanno diritto all'autonomia ma se autonomia vuol dire avere scuole di serie A e serie B, sanità di serie A e serie B, cittadini di serie A e serie B non sono d'accordo".

Nel dibattito si inseriscono anche altre voci. Come quella la capogruppo di Forza Italia al Senato Anna Maria Bernini: "Cancellare le province lasciandole in un limbo istituzionale è stata una scelta senza senso. Monti le abolì addirittura per decreto, e la riforma Delrio ha fatto addirittura peggio, trasformandole in enti di secondo livello, senza elezione diretta, trasferendo alcune competenze alle regioni e riducendone il numero da 107 a 97,con le altre dieci ribattezzate pomposamente città metropolitane. Il risultato? Sono stati drasticamente ridotti personale (20 mila dipendenti in meno) e risorse (5,2 miliardi in meno in quattro anni), ma sono rimaste funzioni fondamentali come la pianificazione territoriale, le strade, l'edilizia scolastica, il trasporto pubblico e privato. Un caos normativo che ha trasformato le province in tante anatre zoppe".

E se Roberto Speranza di Articolo 1 denuncia che Lega e M5s "litigano su tutto", Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa, definisce il dibattito "una pantomima inaccettabile", che serve a Salvini e Di Maio per "coprire l'acclarata incapacità del governo di dare all'Italia una qualche prospettiva". Mentre Giuliano Pisapia, capolista Pd per le elezioni Europee circoscrizione Nord Ovest, commenta: "I leader di governo si divertono sui social mentre l'Italia gioca col fuoco di una nuova grande crisi. E per non farsi mancare nulla Salvini e Di Maio litigano sul ritorno delle Province".





 
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