26 aprile 2019 - 22:14

«Il tesoro di San Gimignano si sbriciola, dipinti preziosi a rischio»

Gli affreschi della chiesa di Sant’Agostino, dipinti da Benozzo Gozzoli nel 1465, sono tra i capolavori dell’arte toscana. La denuncia: «Rischiano di frantumarsi come coriandoli»

di Marco Gasperetti

Le crepe sugli affreschi di San Gimignano Le crepe sugli affreschi di San Gimignano
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Poco prima di mezzogiorno, quando un raggio di sole trafigge la volta e impietoso illumina gli affreschi, lo stupore per la bellezza assoluta si trasforma prima in disappunto e poi in paura. Le crepe mostrano la loro deturpante gravità sul capolavoro, dipinto nel 1465, da Benozzo Gozzoli, allievo del Beato Angelico diventato anch’esso maestro del Rinascimento. «La crepa ha provocato un dislivello nella pittura — spiega Daniele Rossi, uno dei più grandi restauratori italiani — e adesso, con la luce, c’è un effetto mosaico. Bisogna far presto, i dipinti si stanno staccando dalla parete e se cadono a terra si frantumano come coriandoli». Il polso di Sant’Agostino e parte del mantello hanno un taglio profondo. Poco più avanti, un’altra crepa taglia in due un bambino e il volto del padre che lo porta sulle spalle.

Opere in abbandono

Siamo nella chiesa romanica edificata nel 1298 dai monaci agostiniani, la chiesa più importante di San Gimignano dopo la Collegiata. Il ciclo con le «Storie di Sant’Agostino» trionfa avvolgendo la grande pala del Pollaiolo. Da tempo, dopo un restauro effettuato quasi vent’anni fa, gli affreschi di Benozzo sono abbandonati a loro stessi. E neppure un esposto presentato dall’architetto Sergio Morieri alla Sovrintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo, è riuscito a smuovere le acque. «Alcuni degli affreschi di Gozzoli nel 1970 sono stati “strappati”, cioè trasportati su un nuovo supporto in vetroresina, per poi essere ricollocati nel luogo originario senza pericoli — spiega Rossi —. Gli altri dipinti murali sono rimasti attaccati alla parete e convivono con la struttura muraria originale della chiesa; e di conseguenza risentono dei movimenti e dei dissesti delle murature. E quindi rischiano di staccarsi».

Capolavori fragili

I rimedi? «Montare urgentemente ponteggi mobili per verificare i dissesti, proteggere il colore e l’intonaco pericolanti e fare un pronto intervento con iniezioni di un particolare tipo di malta che consolida gli strati interni e blocca la caduta del distacco — risponde Rossi —. Poi, dopo la verifica dei danni, inizia il progetto di manutenzione. I restauratori analizzano la gravità dei danni e avviano il restauro». Benozzo Gozzoli è celebre anche come autore della Cavalcata dei Magi, il ciclo immortale che illumina Palazzo Medici Riccardi a Firenze con i volti di Lorenzo il Magnifico e degli altri Medici. Nella chiesa di San Gimignano non c’è solo il suo capolavoro in pericolo. Sulla parete opposta, una lunghissima crepa si sviluppa dal tetto e taglia i tre personaggi dipinti nel 1487 da Sebastiano Mainardi, uno degli allievi prediletti di Domenico Ghirlandaio. «Anch’essa è un’opera importante, e un documento storico — continua Rossi —. Il Mainardi ha immortalato il poeta Mattia Lupi, il canonista Domenico Mainardi e il giurista Nello De’ Betti, tre personaggi che hanno fatto la storia di San Gimignano». Ma quanto possono attendere ancora questi tesori? «Il tempo è scaduto. Se non s’interviene immediatamente si rischia di perderli per sempre», avverte Rossi.

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