Poco occupati e male: la fragilità del lavoro italiano
Raffaele RicciardiSecondo l'Ocse i sotto occupati sono più che raddoppiati dal 2006, la quota è la maggiore tra le economie avanzate. Soffrono donne e giovani. Lontani gli obiettivi di impiego fissati nella strategia Ue
MILANO - Due dati pubblicati nel giorno della Liberazione mettono a nudo la fragilità del mercato del lavoro italiano, che rischia di finire nuovamente sotto pressione con l'economia che è tornata a stagnare. Da una parte è l'Ocse a rilevare quanto sia alta in Italia la quota di sottoccupati, un fattore che denota incertezza insieme all'incidenza del lavoro atipico. D'altra parte è Eurostat a metterci in fondo alla graduatoria per tasso di impiego, lontani dai nostri obiettivi e da Paesi simili a noi come la Spagna.
La quota di quanti dichiarano di lavorare meno di quanto vorrebbero, tra i lavoratori dipendenti, è balzata tra il 2006 e il 2017 dal 5,6% al 12,2% contro la media Ocse 2017 del 5,4%. I giovani sono i più penalizzati: l'Italia figura al secondo posto dopo la Spagna con un aumento del 12,3% dei giovani che si dichiarano sottoccupati tra il 2006 e il 2017, contro il +6,5% dei lavoratori tra 25 e 54 anni e il +4,8% lavoratori più anziani. Altra categoria che soffre, le donne: +8,9% di sotto occupate, maggiore incremento dell'ocse (media +0,9%), contro +4,4% tra gli uomini.
Se si volge lo sguardo al futuro, il tema delle trasformazioni tecnologiche domina lo scenario. E anche qui i timori sembrano ben fondati. E' vero, da una parte, che siamo in linea con il resto delle economie avanzate per numero di lavori ad alto rischio di automazione (15,2% contro una media del 14%). Ma d'altra parte il nostro sistema di formazione "non è attrezzato per le sfide future: solo il 20,1% degli adulti in Italia ha partecipato a programmi di formazione professionale nell'anno precedente la rilevazione". La 'colpa' è condivisa: "Solo il 60% delle imprese offre formazione continua ai propri dipendenti, contro una media Ocse del 75,2%".
Sotto occupati da record, soffrono donne e giovani
L'Organizzazione parigina ha pubblicato il suo Employment Outlook e per l'Italia le ombre si allungano decisamente lasciando poco spazio alle luci. Gli economisti ricordano come la quota di lavoro temporaneo da noi sia superiore alla media Ocse, con un'incidenza del tempo determinato al 15,4 per cento rispetto a una media dell'area dell'11,2. Ma soprattutto, annota, "la quota di lavoratori sotto occupati è più che raddoppiata dal 2006, ed è ora la più alta tra i Paesi Ocse". Significa che molti di coloro che sfuggono alla classica definizione di "senza lavoro" in realtà hanno un impiego (e quindi uno stipendio) meno importante di quel che vorrebbero o avrebbero bisogno.La quota di quanti dichiarano di lavorare meno di quanto vorrebbero, tra i lavoratori dipendenti, è balzata tra il 2006 e il 2017 dal 5,6% al 12,2% contro la media Ocse 2017 del 5,4%. I giovani sono i più penalizzati: l'Italia figura al secondo posto dopo la Spagna con un aumento del 12,3% dei giovani che si dichiarano sottoccupati tra il 2006 e il 2017, contro il +6,5% dei lavoratori tra 25 e 54 anni e il +4,8% lavoratori più anziani. Altra categoria che soffre, le donne: +8,9% di sotto occupate, maggiore incremento dell'ocse (media +0,9%), contro +4,4% tra gli uomini.
Se si volge lo sguardo al futuro, il tema delle trasformazioni tecnologiche domina lo scenario. E anche qui i timori sembrano ben fondati. E' vero, da una parte, che siamo in linea con il resto delle economie avanzate per numero di lavori ad alto rischio di automazione (15,2% contro una media del 14%). Ma d'altra parte il nostro sistema di formazione "non è attrezzato per le sfide future: solo il 20,1% degli adulti in Italia ha partecipato a programmi di formazione professionale nell'anno precedente la rilevazione". La 'colpa' è condivisa: "Solo il 60% delle imprese offre formazione continua ai propri dipendenti, contro una media Ocse del 75,2%".