25 aprile 2019 - 18:56

Francia, Macron promette: «Meno tasse, ma lavorare di più»

Sui gilet gialli: «Rivendicazioni giuste oscurate da deriva violenta». Sì all’innalzamento dell’età pensionabile, no alla patrimoniale sui capitali

di Stefano Montefiori, corrispondente

Francia, Macron promette: «Meno tasse, ma lavorare di più»
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Parigi «Penso molto profondamente che gli orientamenti presi in questi primi due anni, sotto molti aspetti, sono stati giusti». Nella prima conferenza stampa del suo mandato, ieri sera all’Eliseo, il presidente Emmanuel Macron ha annunciato alcune correzioni di tiro, ma ha fondamentalmente riaffermato che non cambierà politica. Delle richieste più importanti avanzate nei mesi scorsi dai gilet gialli — il ristabilimento della patrimoniale, il conteggio delle schede bianche durante le elezioni, o una svolta significativa verso la democrazia diretta — neanche una è stata presa in considerazione dal capo dello Stato francese.

Il 17 novembre 2018 si è svolta la prima manifestazione dei gilet gialli. Dopo il saccheggio dell’Arco di Trionfo, violenze gravissime e timori di un colpo di Stato, il 10 dicembre il presidente Macron ha annunciato ai francesi un piano urgente di 10 miliardi e l’avvio di un «grande dibattito nazionale», cominciato a metà gennaio e durato oltre tre mesi. La conferenza stampa, che avrebbe dovuto tenersi lunedì scorso pochi minuti dopo l’incendio di Notre-Dame, è stata rimandata a ieri alle 18, con l’ambizione di tirare le somme di questi cinque mesi e chiudere definitivamente la crisi.

A disposizione di Macron due opzioni: fare mea culpa, ammettere eccessiva precipitazione nelle riforme e annunciare una svolta «sociale», oppure andare avanti, magari con qualche aggiustamento, ma ribadendo la bontà della decisioni e della politica condotta finora. Il presidente ha scelto chiaramente la seconda soluzione.

Macron ha pronunciato un discorso preliminare, che è durato un’ora invece dei 20 minuti previsti, e poi per un’altra ora e mezza ha risposto alle domande di alcuni tra i circa 300 giornalisti presenti. Sull’abolizione della patrimoniale, una delle misure iniziali della sua presidenza che più gli è stata rinfacciata e che gli è valsa l’accusa di essere il «presidente dei ricchi», Macron ha ribadito quanto ha già più volte spiegato in passato: «Ho soppresso la tassa sui patrimoni investita nell’economia, istituendo però la tassa sul patrimonio immobiliare, per incoraggiare gli investimenti. Se nel 2020 questa impostazione si sarà rivelata inefficace, la correggeremo». Ma, per adesso, avanti così.

Quanto alle istituzioni democratiche, Macron ha ripreso una generica volontà che aveva espresso anche durante la campagna presidenziale, cioè l’introduzione di una quota di proporzionale — pari al 20 per cento dei seggi — nelle elezioni per l’Assemblea nazionale. Macron ha annunciato la sospensione delle chiusure di ospedali e scuole fino al 2022, una futura riforma dell’amministrazione che permetterà di distribuire meglio i funzionari sul territorio, una diminuzione delle tasse per le classi medie pari a un totale di 5 miliardi, la garanzia dello Stato per gli alimenti che non vengono pagati dall’ex coniuge, e la creazione di un consiglio composto da 150 cittadini tirati a sorte per «ridisegnare tutte le misure concrete di aiuto ai francesi nella lotta contro il riscaldamento climatico».

La mossa forse più dirompente — la soppressione dell’Ena, ovvero la prestigiosa scuola delle élite che ha formato lui stesso e il predecessore François Hollande, tra molti altri — era già trapelata una settimana fa.

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