Roma, rastrellamento nazista dopo l'attacco partigiano in via Rasella 

La prima cosa bella di giovedì 25 aprile 2019

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La prima cosa bella di giovedì 25 aprile 2019 (Festa della Liberazione) dura tre secondi. E una vita. È un ricordo che ogni anno di questi tempi mia madre lucidava, argenteria ben custodita del tempo di guerra. Viveva allora in campagna e aiutava nei campi mio nonno, suo padre. Raccontava del bombardiere Pippo che sorvolava la stalla, dei soldati tedeschi nell'aia e di quel giorno in cui vennero per un rastrellamento e presero quattro uomini, tra cui mio nonno. Li sospinsero verso la strada, dove aspettava il camion. È una scena che abbiamo visto spesso nei film, lei la vide nella vita, a otto anni. Uscì di casa urlando che rivoleva suo padre. Il comandante tedesco si fermò e si girò a guardare la bambina disperata. Si rivolse ai quattro uomini e chiese chi fosse quello per cui la bambina piangeva. Per tre secondi mio nonno non rispose. Per tre secondi mia madre restò imbambolata a pensare che fosse impazzito, o che lei avesse peggiorato le cose. In quei tre secondi in realtà c'era un'umanità che perfino esita a staccarsi dal destino comune, a scegliere tra solidarietà e sopravvivenza. Poi mio nonno guardò la bambina, si mosse e fu rispedito da lei. Gli altri andarono verso ciò che li aspettava.