24 aprile 2019 - 12:05

Pamela Mastropietro: respinta la richiesta di una nuova perizia

L’istanza era stata presentata il 10 aprile dai difensori di Innocent Oseghale, ma per i giudici, è sufficiente la documentazione prodotta e agli atti del dibattimento

di Redazione Roma

L’arresto di Innocent Osenghale (Ansa) L’arresto di Innocent Osenghale (Ansa)
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La Corte d’Assise di Macerata ha respinto la richiesta di una nuova perizia sulle ferite al fegato di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio scorso. L’istanza era stata presentata il 10 aprile dai difensori di Innocent Oseghale - accusato di aver violentato, ucciso a coltellate e fatto a pezzi il corpo della giovane, che poi ha abbandonato in due trolley nella campagna di Pollenza - che hanno sollevato qualche dubbio sulla tesi dell’accusa. Per i giudici, che hanno ritenuto generica la richiesta di un approfondimento istologico sulle ferite, è sufficiente la documentazione prodotta e agli atti del dibattimento. La prossima udienza del processo è fissata l’8 maggio, quando ci saranno le richieste della procura e delle parti civili.

L’istanza

Gli avvocati di Oseghale, Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, avevano chiesto di disporre maggiori accertamenti in particolare sulle due lesioni al fegato che, secondo l’accusa, sono frutto delle coltellate inferte alla ragazza da viva mentre per la difesa non vi è certezza e potrebbero essere anche risalire a un momento successivo alla morte di Pamela Mastropietro. La Corte si era riservata di decidere e mercoledì 24 aprile ha sciolto la riserva, respingendo la richiesta della difesa.

Scontro sulle perizie

Nell’ultima udienza davanti alla Corte d’assise della città marchigiana, prima delle dichiarazioni di Oseghale c’è stato un lungo confronto tra i periti di accusa e difesa sui risultati dell‘autopsia, le cui terribili immagini sono state riproiettate in aula a porte chiuse. Mariano Cingolani, medico legale che ha eseguito l’autopsia, ha spiegato nella scorsa udienza che determinanti nella morte di Pamela furono due coltellate al fegato mentre la ragazza era già agonizzante: dal quadro delle lesioni riscontrate, emerge infatti che furono inferte da viva, anche se forse in momenti diversi e con conseguenze non immediate. La diciottenne cioè venne lasciata morire.

La versione di Oseghale

Il 29enne nigeriano ha reso dichiarazioni spontanee durante il processo: «Non ho ucciso Pamela, ci tengo a dirlo davanti ai suoi familiari». Secondo il 30enne nigeriano la 18enne ebbe un malore dopo aver assunto eroina nella sua mansarda in via Spalato a Macerata il 30 gennaio 2018 e poi morì mentre lui era fuori per cedere marijuana. «Voglio pagare per quello che ho fatto ma non per quello che non ho commesso». In realtà il pusher ha ribadito la versione fornita in altri passaggi processuali e mai apparsa credibile finora ai giudici, ossia che la responsabilità del delitto non è sua ma di un uomo mai identificato.

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