Rivoluzione "green", stop a fondi Ue per investimenti legati a combustibili fossili

L'Eurocamera propone anche il divieto di finanziare infrastrutture aeroportuali, lo smaltimento dei rifiuti e il trattamento dei rifiuti residui

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MAI PIU' soldi da parte dell'Europa per finanziare i combustibili fossili, sì alla "crescita intelligente" e alla green economy.

Questa la rivoluzione introdotta dal Parlamento europeo relativamente all'utilizzo del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e del Fondo di coesione (FC), che per il settennato 2021-2027 non potranno andare a finanziare investimenti legati ai combustibili inquinanti come petrolio e idrocarburi e daranno invece la precedenza all'ambiente. Un primo no era arrivato a febbraio dalla Commissione regionale per i fondi (REGI), e la relazione è stata ora adottata dall'Eurocamera.

Approvata a Strasburgo con 475 voti a favore, 93 contrari e 53 astensioni - un’ampia maggioranza, dunque - , la decisione riguarderà tutte le regioni europee e stabilisce che l'assegnazione dei finanziamenti si basi sul prodotto interno lordo (PIL) pro capite, anziché in base al reddito nazionale lordo. Gli eurodeputati chiedono anche di aumentare dal 6 al 10% gli investimenti per lo sviluppo urbano sostenibile e di rivolgere un occhio di riguardo alle regioni ultra periferiche.

Dal sostegno dei fondi europei dovrebbero essere escluse anche le infrastrutture aeroportuali, lo smaltimento dei rifiuti e il trattamento dei rifiuti residui, con poche eccezioni per le regioni ultra-periferiche.

"Con questo nuovo regolamento - spiega il relatore del testo, l'eurodeputato Pd Andrea Cozzolino (S&D, IT) - abbiamo introdotto il principio che i cofinanziamenti ai fondi strutturali possono avvenire anche attraverso l'uso della flessibilità. Questa è una novità significativa. E per la prima con i fondi europei non si andrà in nessun modo a finanziare il fossile".

Il testo approvato chiede anche di destinare una parte significativa delle risorse del fondo Fesr post 2020 alla "crescita intelligente" e alla green economy, stabilendo che le regioni spendano dal 30 al 50% dei finanziamenti del Fesr in questa direzione e che un altro 30% venga destinato alla lotta contro il cambiamento climatico e a favore dell'economia circolare. Il Fondo di coesione continuerà invece ad essere utilizzato prevalentemente per gli investimenti nelle infrastrutture ambientali e di trasporto.

Più attenzione, infine, verrà data alle regioni e alle città, tenendo conto della diversità territoriale, economica e sociale dei Paesi europei. Almeno il 10% delle risorse del Fesr a livello nazionale dovrà essere destinato allo sviluppo urbano sostenibile, e almeno il 5% del fesr dovrà essere dedicato a favore di piccoli comuni e aree interne.

Il voto di Strasburgo del 27 marzo ha rafforzato la prima stesura del testo uscito dalla Commissione affari regionali, cancellando tutte le eccezioni originariamente previste, che riguardavano la cogenerazione e la possibilità di finanziare anche investimenti di combustibili fossili "qualora questi fossero andati nella direzione del conseguimento degli obiettivi previsti in materia di emissioni".

La decisione prosegue nel solco delle misure della Commissione Europea per disincentivare l’incenerimento, iniziate con la "Circulary economy" nel 2015, ribadite da Bruxelles con la comunicazione "The role of waste-to-energy in the circular economy" del 26 gennaio 2017.

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