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Elezioni Ue, ecco perché a governare saranno gli europeisti

di Roberto D'Alimonte

(EPA)

2' di lettura

Nulla di nuovo sotto il sole. Anche l’ultima proiezione del Parlamento Europeo relativa al risultato delle prossime elezioni conferma che non ci saranno maggioranze alternative a sostegno della prossima commissione. I sovranisti sono in crescita in diversi paesi dell’Unione, e soprattutto in Italia, ma a livello continentale esiste una netta maggioranza europeista . Nel 2014 la commissione Juncker fu votata da Popolari (EPP), Socialisti (S&D) e Liberali (Alde). Ottenne 423 voti su 751. Quest’anno sarà la stessa cosa. Gli stessi gruppi esprimeranno la nuova commissione. Sulla base dei dati appena pubblicati i tre gruppi citati potranno contare su 405 seggi, cioè circa il 54 per cento. Si tratta di stime soggette a variazioni visto che mancano ancora diverse settimane al voto, ma nel caso in cui Popolari, Socialisti e Liberali dovessero trovarsi in difficoltà potrebbero contare sui Verdi. In sintesi la grande coalizione che ha governato l’Unione fino a oggi continuerà a farlo anche domani, anche se in un formato più largo.

Tutto ciò non vuol dire che la sfida sovranista sia da sottovalutare. Ma è vero anche il contrario. Non va sopravvalutata, come invece fanno molti media che focalizzano ossessivamente la loro attenzione su di loro. Non c’è dubbio che nel prossimo Parlamento saranno di più, ma non tanti di più . Basta fare due conti. I due maggiori gruppi di orientamento euroscettico sono quello della Europa delle Nazioni e della Libertà (in cui ci sono Salvini e Le Pen) e quello della Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (in cui troviamo Di Maio e Farage).

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Oggi contano complessivamente su una ottantina di seggi. Le stime attuali gliene danno 107. Non è proprio una crescita esponenziale. Certo, questi due gruppi non includono tutti i sovranisti. Una parte di loro si nasconde tra i Popolari (è il caso dell’ungherese Orbàn) o tra i Conservatori e Riformisti (è il caso dei polacchi del Pis), ma anche mettendoli tutti insieme è assai improbabile che superino il 20 per cento dei seggi. Una forza rilevante ma non determinante, considerando anche il fatto che sono divisi tra loro.

Insomma, come abbiamo scritto fin dallo scorso Dicembre sulle pagine di questo giornale, l’esito di queste elezioni è scontato per quanto concerne la posta in gioco più importante, e cioè la formazione della prossima commissione. Resta qualche dubbio invece su quale sarà a Strasburgo la delegazione nazionale più numerosa. La partita si gioca tra la Cdu-Csu della Merkel e la Lega di Salvini. Ma in realtà è improbabile che la Lega possa farcela, a meno di un risultato molto sotto le aspettative della Cdu-Csu. A favore dei Popolari tedeschi gioca anche il fatto che la Germania ha comunque più seggi dell’Italia. E poi c’è l’incognita Brexit. Se si voterà in Gran Bretagna, Popolari tedeschi e Leghisti italiani dovranno fare i conti anche con i Laburisti britannici che sulla base degli attuali sondaggi potrebbero essere loro ad avere la delegazione più numerosa a Strasburgo. Un altro paradosso tra i tanti che caratterizzano questa fase della politica europea.

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