Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, vince di nuovo, ma questa volta a causa dell’economia del Paese, zoppicante da diversi mesi, la sua affermazione è stata più difficoltosa del previsto e soprattutto meno plebiscitaria. La coazione formata dal suo partito, l’Akp e dal partito nazionalista, il Mhp, è riuscita a tenere il controllo di Istanbul, tallonata dall’opposizione, che si sarebbe fermata a 0,2 punti dallo strappare al capo di Stato la città più importante della Turchia. L’Akp rimane saldamente la prima formazione politica del Paese, con il 45% dei voti, quasi tre in più rispetto alle politiche dello scorso anno.

La capitale ai laici

Il dato sicuramente più significativo di questo voto amministrativo è il fatto che il Chp, il Partito repubblicano, maggiore voce dell’opposizione e di orientamento laico, è riuscito a conquistare la capitale Ankara. Un risultato previsto da alcuni sondaggi della vigilia, che però rappresenta una brutta notizia per il partito di maggioranza di orientamento islamico, che è sempre riuscito a controllare la capitale fin dalla sua comparsa sulla scena politica turca, nel 2002. Erdogan conserva il potere nelle regioni dell’Anatolia più conservatrice e religiosa: Konya, Kayseri, Erzurum, Sanliurfa, segno che il suo elettorato più fedele è quello più radicalizzato. In altre piazze anatoliche, dove mantiene comunque la maggioranza, come Gaziantep e Sivas, ha ceduto parte del suo elettorato ai laici, segno che l’opposizione inizia (molto timidamente) a fare breccia anche in località dove fino a pochi mesi fa era impensabile qualsiasi tipo di affermazione.

L’exploit dell’opposizione

Il Chp può essere soddisfatto della sua prova elettorale. Oltre alla capitale, ha conquistato importanti regioni della costa mediterranea e attorno ad Ankara, come Antalya, Adana, Mersin ed Eskisehir. Si tratta di località sedi di importanti comparti produttivi e industriali, solitamente saldamente nelle mani dell’Akp di Erdogan, segno di come a erodere la fiducia nei confronti del Presidente della Repubblica sia stata più l’economia e l’impoverimento dell’elettorato, che l’alternativa politica proposta dal partito laico. Tenuto conto di questo aspetto, il Chp ha comunque visto i suoi consensi salire di quasi nove punti percentuali rispetto alle politiche dello scorso anno, dove aveva raccolto un deludente 22,6%.

Polemiche sul voto

Come sempre, le operazioni di voto sono state accompagnate da polemiche. I curdi hanno registrato aggressioni e pressioni crescenti nei giorni precedenti le urne. In alcune prigioni, dove sono rinchiusi molti militanti della minoranza, non tutti sono riusciti a votare. Questo non ha impedito loro di conservare due roccaforti importanti come Diyarbakir e Van, pur registrando un calo dei consensi rispetto allo scorso anno. Situazione tesa a Istanbul, dove il Chp sostiene di avere vinto. Il partito di opposizione ha già fatto ricorso all’Alta Commissione Elettorale, chiedendo il riconteggio delle schede.

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