formula 1

Doppietta Mercedes, ma la sorpresa è la Red Bull Honda di Verstappen

di Alex D'Agosta

Valterri Bottas e Lewis Hamilton sul podio (Epa)

5' di lettura

Il 35esimo Australian Grand Prix è andato in scena in una giornata di bel sole e poco vento, un meteo ideale per disputare una gara sicura, regolare e senza grossi colpi di scena, dove le Mercedes hanno mostrato una supremazia non scontata pensando ai test invernali, ma hanno verificato di essere ancora «loro» giusto ieri in qualifica. E così quel «maledetto» mezzo secondo abbondante pagato da Vettel sabato lo si è visto perdere senza indugio anche nella domenica della gara d’esordio della stagione 2019. Sul traguardo quindi l’ordine ha visto Bottas, Hamilton e Verstappen, con Max che a lungo sembrava accontentarsi di stare in mezzo ai due ferraristi ma, a un certo punto, ha ribaltato la monotonia della giornata dando un significato importante a questo gran premio.

Dopo una partenza non del tutto prevedibile, visto che Bottas è scattato davanti a Hamilton, che era in pole, il finlandese ha tirato parecchio il gruppo in testa ed è riuscito a “stare fuori” da qualunque attacco diretto, continuando a fare giri veloci come se piovesse, perfino dopo che Hamilton e Vettel erano già rientrati ai box a circa un quarto dei 58 giri, garantendosi fra l'altro un secondo stint con gomme più fresche. Scelta molto saggia e, per la cronaca, ha prolungato la permanenza in pista con le prime coperture anche Leclerc, condizionato dal fatto che fra i resistenti del gruppo di testa c'è stato anche Verstappen, suo avversario diretto in qualifica e grande sorpresa del giorno.
Con l'arrivo di metà gara, si rompe un po' la noia con un ritiro precauzionale di Ricciardo, che era già partito male e, poco dopo, per errore umano, si è ritirata anche la Haas di Grosjean: si era infatti fermata poco prima ai box ed evidentemente non gli era stato fissato bene il dado di fissaggio della ruota, visto che a un certo punto si è accorto che stava “partendo” l'anteriore sinistra.

Loading...

A METÀ GARA LA FINE DEI GIOCHI - Il vero punto di svolta è stato il sorpasso al trentunesimo giro di Verstappen ai danni di Vettel. Il neo baffuto ferrarista viene sorpassato dal giovane olandese e da lì alza veramente il piede: quattro secondi di distacco dopo quattro giri, otto dopo dodici tornate. Sul traguardo sono 25 dalla Red Bull e ben 57 secondi dal vincitore. Si fatica a crederci.
In realtà alla fine Vettel e Verstappen non avevano proprio tirato i remi in barca. Anzi, sul finale avevano comunque segnato dei passaggi bassissimi ma ci ha pensato Bottas al penultimo giro a chiudere anche questo primato: così il giovane scudiero diventa il primo vincitore dell'anno, la sua quarta volta in Formula 1, mostrando una certa “fame” proprio nella volontà di agguantare, oltre a una vittoria che appariva certa da tempo, anche la gioia cronometrica del giro secco.

PREMESSE DISATTESE - La grande delusione Ferrari sarà indubbiamente il tema più discusso dei prossimi giorni. Su Internet impazzano già le prese in giro: si pensava di aver la coppia più forte, di avere l'auto pronta, di dover attendere, forse solo gestire l'esuberanza di Leclerc. Invece in Australia quel passo veloce mostrato nei test non si è concretizzato e bisognerà dare delle risposto a quel pesante ritardo sotto alla bandiera a scacchi. A ben vedere sembra esserci una responsabilità importante nella gomma media di Vettel, oltre a un problema alla power unit, tanto che Leclerc, con la dura, nel finale poteva quasi sorpassarlo: un fatto così evidente che è stato necessario, con grande delusione dei tifosi, anche un ordine di scuderia in radio. Ovviamente è presto per parlare di fiasco ma di certo a Maranello si pensava di essere decisamente più incisivi.

LA VERA BUONA NOTIZIA, IL RITORNO DEL GRANDE MOTORISTA - Dal punto di vista sportivo, da quello economico e per il bene “dell'internazionalità” e del rispetto delle tradizioni di questo sport, si può gioire per il ritorno alla competitività dei motori Honda dopo anni di attesa con i team evidentemente sbagliati. Quello visto oggi è stato infatti il primo podio per un'auto motorizzata Honda nell'era turbo ibrida. Una data che gli operatori si segneranno sul calendario.
Il colosso giapponese aveva infatti deciso di tornare in Formula 1 con McLaren, poi si è appoggiata anche a un secondo team per «tamponare» l’uscita deludente da Woking, dopo anni senza sale che hanno compromesso gli ultimi anni di carriera di Alonso in Formula 1, infine è tornata a fornire un top team autentico come la Red Bull a partire dal 2019. Vero che l'Albert Park non è un circuito notoriamente molto indicativo sulle prestazioni di un’auto per tutta la stagione, ma iniziare bene qui è stato comunque un buon segno per tutto l'ambiente. Se oggi la Red Bull ha colmato un vero default tecnico rosso o i problemi erano minori, come ad esempio la questione di abituarsi a una nuova mescola che, a fronte di meno blistering, diventa meno performante, sarà il tempo a dirlo.

LA GRANDE PERDITA DI WHITING - In questo week-end la comunità della Formula 1 ha perso Charlie Whiting: l'altro ieri non si è più risvegliata nell'albergo australiano una delle “colonne” di questa organizzazione, che ha scoperto improvvisamente di avere delle figure difficile da sostituire. Non era «solo» il direttore di gara: Charlie sedeva a diversi tavoli tecnici e sportivi e, con i suoi oltre 40 anni di esperienza, comprensione e conoscenza dell’ambiente e delle persone, dovrà essere definito a stretto giro probabilmente un pool di persone che possano occuparsi di quello che lui sapeva fare. Classe 1952, Whiting avrebbe probabilmente lavorato ancora tanti anni perché in lui era riposta la fiducia di tanti. Aveva iniziato come meccanico con la Hesketh nel 1977, per poi passare subito alla Brabham nel 1978 e dal 1997 era stato continuativamente il direttore di gara. Aveva vissuto l’era di Andretti e Lauda, passando per la prima era turbo, la morte di Senna e tutto quello che il grande show dei motori ha proposto fino all'ultima stagione. Un «gigante» che ne sapeva di sicurezza di auto e di piste e che ha spinto tutte le novità in tema di sicurezza a bordo capaci di salvare molti piloti da gravi conseguenze da tanti anni a questa parte.

GLI ESORDI IN SORDINA - C’è l’italiano Giovinazzi, in primis, al debutto «con contratto fisso». Ma non c’è, in gara: troppo indietro. Raikkonen con l’altra Alfa Romeo Racing Ferrari è invece ottavo, Antonio purtroppo termina quindicesimo e doppiato. Si annovera poi George Russell, che esce da un filotto importante di vittorie: suo il campionato GP3 2017 e Formula 2 2018, ma il debutto non è particolarmente brillante, anche perché guida una Williams davvero lenta: per lui i giri di doppiaggio sono due. A quota tre ha girato invece Robert Kubica, altro «esordiente» di questa era. Per lui già non era andata bene in qualifica: poco grip, un errore personale, un problema a un pneumatico. Ma non c’è niente da criticare: è quasi un miracolo che sia riuscito a rientrare nel giro, è doveroso dargli tutto il tempo del caso per mostrare la sua forma anche se, in quanto a prestazioni assolute, è palese che ha in mano purtroppo l’auto più lenta di tutta la griglia. A ben vedere però l’esordiente migliore si è visto almeno ieri ed è degno di nota: si chiama Lando Norris e poteva non stare simpatico a tutti per una lunga serie di ragioni, ma ieri aveva saputo centrare la top ten con una qualifica da quarta fila, nonostante una McLaren Renault piuttosto problematica. All’arrivo è dodicesimo: nessun punto ma sempre meglio del suo compagno Sainz, che è stato il primo dei ritirati.

Riproduzione riservata ©
Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti