L’urlo dei ragazzi italiani: “Guariremo questo pianeta sfregiato dai nostri genitori”

Da Torino a Palermo, un milione in piazza contro i cambiamenti climatici “Il futuro è oggi, diamo una sveglia ai politici che parlano e non agiscono”

L’urlo dei ragazzi italiani: “Guariremo questo pianeta sfregiato dai nostri genitori”

A corteo appena partito, quando migliaia di mani iniziano a scandire all’unisono «We will rock you», è come imbarcarsi in un viaggio nello spazio e nel tempo. E atterrare nel cuore del Wembley Stadium di Londra, tra i 70 mila che assistettero all’oceanica esibizione dei Queen per il Live Aid, la mobilitazione dei big della musica contro siccità e carestia in Etiopia. Era il 1985 e basta uno sguardo ai volti dipinti di verde che affollano il centro di Torino per capire che allora la stragrande maggioranza di loro non era neppure nato.

Ma il battito delle mani è lo stesso. Soprattutto, è lo stesso il grido: «We will rock you. Vi stupiremo».

I primi a stupirsi alla fine, sono proprio gli organizzatori dello sciopero Friday for Future. «Avevamo avvertito la questura che saremmo stati duemila - dice fuori di sé per la gioia Luca Sardo, 19 anni, portavoce del ramo torinese del movimento -. Siamo stati troppo scaramantici, pare che ci siano oltre 30 mila ragazzi». Si aspettavano un fiume e in piazza si è riversato il mare. «Greta chiama, Torino risponde» è il messaggio appeso al collo di Alessandro Mirigaldi, 25 anni, iscritto al dottorato al Politecnico. «È la prima volta nella mia vita che partecipo a una manifestazione - racconta -. Sono qui per dire basta a un modello economico basato sulla crescita senza controllo. Ho una formazione scientifica e conosco le prove inoppugnabili dei danni che questo sistema sta facendo al Pianeta. Bisogna invertire la marcia prima che il tempo sia scaduto». Il senso dell’urgenza, della polvere che si assottiglia nella clessidra, si percepisce forte nella piazza torinese. È nelle centinaia di sveglie disegnate sui manifesti e in quelle vere impostate sui cellulari dei manifestanti, che puntuali trillano alle 11, quando il corteo raggiunge la piazza del Municipio «per dare una sveglia alla politica che dovrebbe agire e invece non fa niente, a partire dai mezzi pubblici, che nella città più inquinata d’Europa dovrebbero essere gratuiti per tutti gli studenti». Il messaggio recapitato al potere non si presta a equivoci: «Ci siamo rotti i polmoni!». È l’ironia l’arma affilata della protesta, che chiede «Più Cr7 e meno Co2» e mostra sui cartelli un orso polare che implora: «Antò, fa caldo».

Rebecca, 8 anni, è tra le prime a salire sul piccolo palco allestito in piazza Castello. «Greta Thunberg ha detto che non si è mai troppo piccoli per fare la differenza», dice prima di snocciolare un Bignami di economia a basso impatto ambientale: «Abbassate la temperatura in casa, usate gli autobus e i treni, rinunciate ai cotton fioc, che vi bucano i timpani. Comprate cibo a chilometro zero, non sprecate acqua: una bottiglietta vive 400 anni e noi la beviamo in 20 minuti». La plastica in piazza è bandita, e dallo zaino di Sara Gasperini, 23 anni, spunta una borraccia riutilizzabile. «Chiedo l’ossigeno di cittadinanza - dice togliendosi la mascherina antismog - perché prima ancora del reddito e del lavoro abbiamo il diritto di respirare aria pulita». Poi svela orgogliosa la sua vittoria: «Ho convinto i miei genitori a comprare un’auto elettrica. L’hanno fatto perché si sentono in debito, la loro generazione ci ha consegnato un Pianeta malato, noi ora vogliamo provare a farlo guarire per i nostri figli».

L’immagine stilizzata della coraggiosa Greta, le trecce lunghe sotto il berretto di lana, è ovunque, icona globale che attraversa le 182 piazze italiane, dove secondo le stime dei Verdi si sono riversati oltre un milione di ragazzi. «Greta ha tirato fuori quello che avevamo dentro, dobbiamo limitare i consumi prima che sia tardi, alcuni Paesi del mondo hanno già l’acqua alle ginocchia» spiegano, sullo slargo davanti al Colosseo, i 16enni Sofia e Elvis, studentessa al liceo linguistico lei e lui iscritto allo scientifico. Sono arrivati in metro dal litorale romano e agganciano il serpentone che si snoda su via dei Fori Imperiali mentre alle loro spalle un ragazzo indossa muta, pinne e boccaglio per mimare il rischio che la Città Eterna finisca sommersa.

Gli slogan rimbombano verso piazza Venezia: «Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città», «La nostra protesta non è una passeggiata, ogni scuola sarà una barricata», «Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra...»: non ci sono bandiere, nessuna sigla partitica, solo centinaia di cartelli su cartone riciclato. Laura, Paolo e Dario, rispettivamente 16, 18 e 17 anni guidano lo spezzone dei licei Righi e Tasso, a cui segue la media Buonarroti: «C’interessa l’ambiente e pure la politica, le donne, l’anti-razzismo, sono cose connesse, i partiti ci hanno deluso ma non siamo contro il sistema, vogliamo cambiarlo». A partire dalle piccole cose. «Ricordandosi ad esempio di chiudere il rubinetto quando ci si lava denti, o di spegnere la luce quando si esce da una stanza», concordano Virginia e Antonella, 13 anni, aspiranti infermiera e archeologa. La loro scuola, la Don Bosco, si è sfilata, ma i genitori le hanno accompagnate: «La nostra è una battaglia giusta, la scienza è dalla nostra parte » . A Milano il popolo di Greta è talmente vasto da prendersi l’intera Piazza Duomo. «Siamo centomila», scandiscono. Senza simboli di partito ma con la politica nel mirino. Miriam Martinelli, 16 anni, è l’attivista italiana più famosa di Friday4Future: «Sono stata all’Europarlamento. Tutti i politici mi hanno detto che il clima era il loro primo problema. Solo parole, poi non si fa niente». La terra sempre meno verde se la dipingono in faccia e sui cartelli scrivono che «Non esiste un pianeta B». Sono soprattutto studenti, alcuni giovanissimi come la bionda Sveva accompagnata dalla mamma: «Ho solo 11 anni, che vita volete regalarmi?». Tra tamburelli, fischietti e megafoni c’è Ludovico, 16 anni: «Il nostro futuro è oggi. Greta ci ha dato la spinta per reagire». Il messaggio agli adulti è chiaro: la bambina che ha messo i potenti del mondo con le spalle al muro ora non è più sola.

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

I perché dei nostri lettori

Mio padre e mia madre leggevano La Stampa, quando mi sono sposato io e mia moglie abbiamo sempre letto La Stampa, da quando son rimasto solo sono passato alla versione digitale. È un quotidiano liberale e moderato come lo sono io.

Mario
I perché dei nostri lettori

Perché mio papà la leggeva tutti i giorni. Perché a quattro anni mia mamma mi ha scoperto mentre leggevo a voce alta le parole sulla Stampa. Perché è un giornale internazionale.Perché ci trovo le notizie e i racconti della mia città.

Paola, (TO)
I perché dei nostri lettori

Leggo La Stampa da quasi 50 anni, e ne sono abbonato da 20. Pago le notizie perché non siano pagate da altri per me che cerco di capire il mondo attraverso opinioni autorevoli e informazioni complete e il più possibile obiettive. La carta stampata è un patrimonio democratico che va difeso e preservato.

Anonimo
I perché dei nostri lettori

Ho comprato per tutta la vita ogni giorno il giornale. Da due anni sono passato al digitale. Abito in un paesino nell'entroterra ligure: cosa di meglio, al mattino presto, di.... un caffè e La Stampa? La Stampa tutta, non solo i titoli....E, visto che qualcuno lavora per fornirmi questo servizio, trovo giusto pagare un abbonamento.

Sandro, Garlenda (SV)
Video del giorno

Clerici invita Ligabue in trasmissione: "Porta il Lambrusco, che io metto il sugo"

La guida allo shopping del Gruppo Gedi