fondi ue

Un’Europa più unita e più omogena: passato e futuro prossimo della politica di coesione in Italia

Dal lavoro nei campi alle automobili che si muovono con l'energia del sole. Dal piccolo ristorante di un paese di provincia alla rigenerazione dei quartieri delle grandi città. I fondi europei, dietro i loro acronimi difficili, nascondono opportunità incredibili. Per tutti, per ogni territorio italiano.
Così, in Emilia Romagna sono stati inventati dei droni per l'irrigazione di precisione. In Puglia, il centro storico di Bitonto è stato strappato alle attività criminali dando incentivi per l'apertura di nuovi bar. E Lorenteggio, quartiere-ghetto di Milano, ha a disposizione 95 milioni di euro per rimettersi in pari con lo sviluppo della città lombarda.
Ci sono territori che riescono a intercettare meglio queste opportunità e soprattutto a diffondere la conoscenza dei fondi europei: a Modena sono stati riqualificati 1.400 metri quadrati per creare un enorme polo culturale, nella Motor Valley una sinergia di aziende, enti pubblici e privati ha dato vita alla automobile a energia solare più performante al mondo. Sempre in Emilia-Romagna due ragazzi si sono aggiudicati i finanziamenti per innovare l'apicoltura e tentare di salvare questo settore in declino.
I trasporti, nell'ottica della sostenibilità, stanno ricevendo un grande aiuto dalla politica di coesione. A Livorno il sistema SaveMyBike vuole incentivare l'uso della bici in città. La chiamano mobilità gentile. Ancora, raggiungere il centro di Bari, grazie al collegamento ferroviario con l'aeroporto, adesso è più facile per residenti e turisti che non dovranno più ricorrere al trasferimento su gomma.
Ma i fondi europei aiutano a superare anche il criterio di confine e stimolano la collaborazione tra regioni di Paesi diversi: l'alleanza Italia-Austria nell'agricoltura punta a recuperare le antiche coltivazioni di montagna. E il conservatorio Giuseppe Verdi di Milano è il capofila di Intermusic, una collaborazione didattica tra i più prestigiosi istituti musicali europei.
C'è tanta arte nelle politiche di coesione: a Bergamo è stato dato un nuovo impulso turistico sviluppando percorsi e attività che hanno come protagonista il compositore Gaetano Donizetti. I finanziamenti hanno aiutato a restituire gli antichi fasti alla Reggia di Caserta e a quella di Venaria. Un pool di università, istituti di ricerca e pmi lombarde ha sviluppato una piattaforma interattiva per valorizzare il patrimonio artistico della Lombardia. A Palermo 55 mila metri quadrati di ex-cantieri sono diventati il polo culturale più esteso in Sicilia. Sempre al Sud, sono molti gli esempi di fondi spesi per la cultura: dal famoso progetto Pompei, alla valorizzazione del parco archeologico di Scolacium, antica città della Magna Grecia oggi in provincia di Catanzaro.
I fondi si traducono anche in viaggi e mobilità per i giovani che vogliono conoscere meglio le peculiarità dei territori europei. È stato istituito il Corpo europeo di solidarietà, composto da ragazzi che decidono di fare volontariato per aiutare chi ha bisogno, in ogni angolo d'Europa. Entro il 2020 saranno 230 i ragazzi che daranno una mano nella ricostruzione delle zone terremotate del Centro Italia. Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, regioni colpite da quattro terremoti nel 2016 e nel 2017, hanno ricevuto 1,2 miliardi dal Fondo europeo di solidarietà.
Se nel parco tecnologico lombardo Kilometro Rosso si stanno progettando i motori elettrici del futuro, anche il Meridione ha ricevuto una spinta all'innovazione grazie ai fondi europei. Nell'area industriale di Bari l'azienda Masmec si è ritagliata un ruolo di primo piano nel settore biomedicale mondiale. A Napoli è nata la cosiddetta Silicon Valley di San Giovanni a Teduccio, dove la Apple ha aperto la prima iOS Developer Academy europea. A Reggio Calabria, la collaborazione tra l'università e l'impresa R.ed.el ha portato allo sviluppo di un modello di economia circolare che si basa sul riciclo del Pvc dei cavi elettrici.
Questi sono pochi esempi delle migliaia di iniziative che si sono potute realizzare nei periodi 2007-2013 e 2014-2020. Adesso si guarda già al futuro e ai prossimi sette anni di programmazione in cui l'Italia è chiamata a dimostrare di riuscire a investire i fondi europei per non perdere il treno verso un'Europa più omogenea, più unita anche nelle opportunità.
Riproduzione riservata ©
loading...